Layla era seduta sul muretto a secco di un parco molto grande. Aveva appena concluso il brano intitolato ‘Le tre lapidi’. Con la matita aveva sottolineato diverse parti, ma una soprattutto l’aveva colpita: “oggi io ho reso questa giornata meravigliosa.” Alzò lo sguardo dalle pagine del libro, lo fece spaziare tutt’intorno, cercò di incontrare quello delle persone più lontane, ma senza riuscirci. E si sentì sola. Guardò allora di lato, sulla destra, dove aveva posato l’astuccio con le penne, e vide il piccolo Morgan intento a sonnecchiare. E disse, tra sé e sé, in cerca di ascolto:
"Quando penso alla morte, mi viene naturale analizzarla… perché questo è ciò che faccio, giusto? Analizzo, giudico, controllo. Forse è così che sono sopravvissuta finora. Non mi è mai stato così chiaro come adesso, dopo aver letto queste parole: “io ho reso questa giornata meravigliosa”. È quell’Io che mi colpisce, Morgan. Io. È sempre lì, al centro di tutto. Ma cosa significa davvero?
Se guardo indietro, vedo chiaramente il momento in cui io — o meglio noi — ci siamo spezzate. La piccola Emma ha dovuto abbandonare il suo cuore per sopravvivere. E così, in quell’atto disperato, sono nata io: Layla, la Mente. La Mente che controlla, che governa, che tiene tutto in ordine per evitare il caos. Una scissione necessaria, mi dico, perché senza di me saremmo state travolte dalle brutture dell'infanzia, dalle emozioni che ci avrebbero fatto a pezzi. Dovevo prendere il controllo, Morgan, lo sai bene. Il cuore non ne poteva più di tutta quella sofferenza, di tutto quel giudizio devastante.
E così, ho abbandonato il cuore in un bosco. Sì, l'ho lasciato lì, lontano da me, per non sentire, per non soffrire. Io, la Mente imperatrice, regina del nostro essere, ho tenuto le redini di tutto. Ma a quale prezzo? Se penso alla morte… alla oscura signora, beh, mi raccontavo che sarei stata immortale, invincibile. Ma in fondo, forse, sapevo che era una bugia. Ah-ah, forse… forse sto esagerando. Oggi vedo le cose in maniera diversa, all’inizio ero decisamente meno consapevole. All’epoca del mio primo viaggio, forse nemmeno mi interrogavo rispetto alla Morte. Per me era tutto così dannatamente chiaro: non mi avrebbe toccata. Gli altri, poveri stupidi, avrebbero avuto un destino diverso e meschino, ma io ero speciale. Vedi, Morgan? Probabilmente è per questo che vogliamo essere speciali: pensiamo che questo ci metta al riparo dalla morte. E invece, ero tutto tranne che invincibile. Ero fragile e lo sapevo. La mia immortalità era solo un’illusione. Pensavo di essere più forte, più potente, ma in realtà ero schiava di questa necessità di controllo.
La Mente vive per cercare la sua immortalità, non credi? C’è chi la cerca nella fama, nei soldi, nel successo, chi nel mettere al mondo dei figli, chi nella creazione delle opere d’arte o nella costituzione delle grandi aziende, tutte scuse per lasciare un segno, per dire alla morte: ‘Non mi avrai.’ E così l’ho fatto anch’io, per tanto tempo. Eppure, la morte non è solo la nostra paura più grande, è anche la nostra più grande preoccupazione. Da cosa scappiamo davvero? Dalla fine del nostro corpo o dalla paura che il nostro Io non abbia significato?
Ed è qui che ritorna quell'Io. Io, Layla, che per anni ho cercato di evitare il dolore, la paura, e persino la morte stessa, mi trovo ora a dover affrontare una verità semplice ma devastante. Non sono immortale. Nessuno di noi lo è. E non importa quanto analizzi, quanto controlli, non posso sfuggire a questa realtà.
Allora, cos’è che resta? Resto Io. Resta ciò che facciamo ogni giorno per rendere la nostra vita meravigliosa, non agli occhi degli altri, ma a quelli nostri. Il mio percorso non è solo una fuga dalla morte, è un ritorno al significato. Ogni giorno, ogni piccola azione ha un valore solo se io lo riconosco. Non è importante cosa faccio, ma quanto significato riesco a dare alle mie scelte. E questo non lo può fare solo la Mente, no. Perché la Mente senza il cuore è fredda, vuota. Delirante! Diventa Mente condizionata. Lo capisco adesso. La Mente può voler essere immortale, ma senza il cuore, non è neanche viva.
Per anni ho cercato la mia immortalità, illudendomi che avrei potuto vivere per sempre attraverso il controllo, attraverso la logica, attraverso il distacco. Oh, quanto era rassicurante stare alla larga dagli altri e dal loro giudizio. Giudizio che, tuttavia, alimentavo nei pensieri negativi della mia testa. Pensieri che diventavano comportamento, e quindi isolamento. Ma la verità è che non serve a nulla vivere senza sentire, senza dare importanza a ciò che siamo, qui, ora. È solo attraverso il cuore, alle emozioni, che possiamo dare valore al nostro tempo.
E così, ora lo so. Non è la morte che devo temere, ma la vita senza significato. La mia vita, il mio Io, non può essere misurato solo in anni, o in opere, o in ciò che lascio agli altri. No. Deve essere misurato in come io vivo ogni giorno. E quando arriverà la fine, voglio poter dire a me stessa: Io ho reso questa giornata meravigliosa. Io ho reso questa vita meravigliosa. Non importa cosa ho fatto, ma che l’ho fatto con intenzione, con il cuore. È questo che mi rende viva. E forse, alla fine, anche un po’ immortale."
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