Gli analisti la chiamano crisi sospesa. La nostra inchiesta sui mutui lo conferma. In termini economici vuol dire, in soldoni, tanto di quello parliamo, che ci sono tutti i parametri e i segnali di una grande crisi. Ma, per una serie di fenomeni finanziari, gli effetti sono come ritardati di qualche mese, prima della legnata ormai prevista da molti tra Natale e l’inizio del 2023. Tradotto: balliamo e cantiamo sulla poppa del Titanic, fregandocene degli scricchiolii piuttosto rumorosi che la realtà ci manda. Prendiamo i soldi in prestito per tutto - magari fosse solo per la casa - ma anche per le vacanze, i telefonini e le tette nuove, a tre o sei o nove mesi e così via. Sembriamo voler ricacciare nello scantinato dell’inconscio la visione razionale delle cose. Che ha come corredo tutto quello che diciamo da settimane: caro energia, economia di guerra, costo della vita insopportabile, stipendi miseramente fermi al palo. Il problema è che, mentre nello scantinato dell’inconscio aumenta la polvere, nei nostri conti bancari diminuisce il totale.