E’ durato lo spazio di una giornata lo spiraglio di una nuova legge sulla cittadinanza. L’ha proposta il leader di Forza Italia, Antonio Tajani: da come ne parlava al mattino sembrava disposto a votarla con l’opposizione, che agli alleati di destra piacesse o no. Ma è bastato che insorgessero Lega e Fratelli d’Italia, che ecco, tutta la determinazione del mattino era già diventata in serata un vedremo, non è una priorità, se ne riparla più avanti. Quanto sarebbe più serio evitare di giocare su un tema delicato come questo, che riguarda la vita delle persone.

In mattinata la prima visita ufficiale a papa Prevost. In serata, la partecipazione al ricevimento per la Festa dell?indipendenza degli Stati Uniti nella residenza dell?ambasciatore Fertitta. Cronaca della giornata americana di Giorgia Meloni.

Dopo tre anni di sospensione dei rapporti, le due ore abbondanti di telefonata ieri tra il presidente francese Macron e l?'omologo russo Putin sono già una notizia. Nonostante tutta la distanza che ancora li separa sulla guerra in Ucraina.

Un paio di sere fa, in una calda serata in riva al mare, il ministro della cultura Alessandro Giuli ha fatto l?elogio del Parlamento. Ospite al Festival Passaggi di Fano per presentare un libro che ha scritto, ha dedicato la fine della sua intervista proprio alla lode del confronto e del dibattito che sarebbero il cuore dell?attività del Parlamento. Se solo fosse messo in condizione di farlo, pensavo ascoltando il ministro, e non fosse ridotto a dover solo convertire decreti legge scritti e voluti dal governo.

Dopo giorni col fiato sospeso ad aspettare di capire cosa voglia fare Donald Trump con l’Iran – tentare la strada diplomatica o bombardare sono le due opzioni – oggi prova a fare qualcosa l’Europa. Una riunione a Ginevra delicata e importante.

Davanti alla richiesta su cosa voglia fare, se voglia far entrare in guerra gli Stati Uniti insieme ad Israele contro l?Iran, oppure no, ieri Donald Trump ha risposto ai giornalisti: «Potrei farlo, potrei non farlo, nessuno sa quello che farò».

C'era qualche buona ragione per preoccuparsi di un G7 imprevedibile, con tanti dossier scottanti sul tavolo e una certa tensione fra il presidente degli Stati Uniti e tutti gli altri. E infatti lui se n'è andato all'improvviso con un giorno di anticipo, lasciando dietro di sé un attacco social sgarbato contro il presidente francese Macron. Ed è corso a riunire la situation room a Washington, per decidere se unirsi a Israele nell'attacco all'Iran, altro che la de-escalation che imploravano gli europei.

Nell?Italia che siede al G7 come una delle prime sette potenze industrializzate del mondo occidentale, vivono 5,6 milioni di poveri, quasi il 10 per cento della popolazione. Il rapporto che ha presentato ieri la Caritas è una fotografia drammatica e troppo spesso dimenticata del nostro Paese.

Si è aperto in Canada il G7, l?annuale riunione dei leader di Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Gran Bretagna. Ultimo a raggiungere la località sulle Montagne rocciose, nella notte italiana, il più atteso e temuto: il presidente americano Donald Trump.

Abbiamo capito che non c'è niente che possa fare Donald Trump perché la nostra premier alzi appena un sopracciglio di disapprovazione. Continua il braccio di ferro del presidente americano con l'Europa sui dazi, che rischiano di essere un salasso per gli imprenditori del nostro Paese; continua la sua battaglia contro gli stranieri ad Harvard, inclusi naturalmente gli italiani, ma Giorgia Meloni si spertica in lodi.