L’orso fa l’orso: si ferma dove si trova bene e non si sposta dove trova degli ostacoli. Secondo la Provincia di Trento, ente al quale è in capo la gestione della fauna selvatica, gli orsi sono troppi. Secondo i tecnici non è così. C’è però un tema del quale si è molto discusso e che oggi sembra fondamentale per la sopravvivenza degli orsi: la loro espansione sull’arco alpino che sembra non ci sia stata. L’isolamento si è sommato ad un altro problema: la poca varietà genetica degli esemplari. Quale futuro, allora, per gli orsi in Italia?

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Tra gli orsi definiti “problematici”, un’attenzione particolare merita M49, l’unico orso che è riuscito a scappare dal recinto del Centro Faunistico di Casteller, dove vengono messi in gabbia gli orsi problematici, e con le sue evasioni ha aperto un dibattito sugli orsi in Trentino e sull’utilizzo della reclusione come strumento di gestione. In quei mesi ci sono state denunce sullo stato di salute degli orsi dentro il recinto di Casteller e a seguito di un controllo dei Carabinieri del raggruppamento CITES, che si occupano della salvaguardia delle specie protette, nasce la campagna Stop Casteller che chiede la chiusura del recinto dove sono tenuti gli orsi.

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Nel corso degli ultimi decenni, diversi orsi sono stati definiti “problematici” e sono conseguentemente state adottate misure nei loro confronti. Tra loro c’è  DJ3, catturata dopo essere stata avvistata diverse volte nei centri abitati e aver predato una pecora. Così come i suoi fratelli: M62, trovato morto  poche settimane fa e sul quale pendeva un’ordinanza di abbattimento della Provincia di Trento, e M57, che oggi si trova in uno zoo ungherese. Ma quando un orso viene definito “problematico”?

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Perché in Abruzzo la popolazione convive con l’orso pacificamente e in Trentino invece c’è un problema di gestione di questo grande carnivoro? Aver avuto così pochi esemplari per decenni ha fatto sì che in Trentino si perdesse “l’orso culturale”, quell’insieme di regole non scritte e di abitudini necessarie per la convivenza con l’orso.

Il livello di attenzione si è abbassato e con la reintroduzione dell’orso non si sono applicate una serie di norme che avrebbero potuto tenere lontani gli orsi dai centri abitati.

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L’orso è un animale molto simile a noi, che fino al 1700 viveva in tutta Europa. Un animale che ha denti come i nostri, un’intelligenza e un paragonabile uso delle dita. Alla fine del 1700 è iniziata in Italia una caccia all’orso feroce, che nel corso dei decenni ha messo in crisi questi animali su tutto l’arco alpino. In questo contesto di caccia e rischio estinzione nasce il progetto Life Ursus, che ha reintrodotto gli orsi in Trentino poco più di 20 anni fa, quando da queste parti si erano biologicamente estinti.

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La morte di Andrea Papi, l’unica vittima di un orso in Europa negli ultimi 150 anni, ha creato una polarizzazione sul tema dell’orso in Trentino e molta confusione. A quando risale la lotta per la difesa dell’orso? Sono davvero troppi gli orsi in questa zona? Dal 2004 la gestione degli orsi è passata dal Parco Adamello Brenta alla Provincia di Trento, che ha delegato la Protezione Civile locale. Un passaggio dai tecnici alla politica che ha causato molti problemi e falle, uno su tutti la poca comunicazione con la popolazione e la scarsa prevenzione.

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La prima aggressione mortale di un orso in 150 anni apre il dibattito sulla convivenza tra questi grandi plantigradi e gli uomini.

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