Adele Bei sentiva di dover fare qualcosa, di dover scendere in campo e di non rimanere, per paura o inerzia, a guardare. Rischiare la propria vita era diventato secondario, perché prima veniva la libertà in tutte le sue forme. Nel 1943, con la caduta del fascismo, venne liberata dalla prigionia e fu allora, tra le file della Resistenza, che la sua attività si intensificò rivolgendosi soprattutto alle donne.