Arte, economia, guerra, politica, diplomazia. Queste e altre parole chiave ci conducono all’interno del Padiglione Italia.

Continua il viaggio in tre episodi attraverso le storie che hanno spezzato le consuetudini della Biennale di Venezia. Nel secondo podcast di «Scosse. Frizioni e storie sotto traccia in Biennale» si racconta, in un doppio dialogo con le storiche dell’arte Vittoria Martini e Clarissa Ricci, il Padiglione Italia dall’alba del XX secolo all’irrompere della globalizzazione e oltre. È una storia tra le storie dei padiglioni nazionali. Ci parla d’ideologie alterne e di equilibri geopolitici fragili in quegli “scenari in miniatura di processi di determinazione nazionale”, che sono i padiglioni, come li definiva Okwi Enwezor, alla guida della Biennale nel 2015. Parole, suoni, atmosfere, ci proiettano così in una passeggiata ai giardini della Biennale di Venezia, in una proménade nella storia del Novecento. 

Credits: RaiCultura, Istituto Luce, RSI

Arte, uomo, natura, ambiente, antropocene. Queste e altre parole-chiave ci conducono all’interno del Padiglione Italia.

Ecco il primo episodio di «Scosse. Frizioni e storie sotto traccia in Biennale», viaggio in tre podcast attraverso le storie che hanno spezzato le consuetudini della Biennale di Venezia, a partire da un decennio, gli anni Settanta, in cui sorgevano i primi dibattiti ambientalisti e la radicalità della politica faceva irruzione nella vita stessa della Biennale

«Scosse. Frizioni e storie sotto traccia in Biennale». È questo il titolo per un podcast in tre puntate, in forma d’intervista, a condurci a frammenti attraverso quel flusso indefinito di storie che abitano la Biennale di Venezia, fin dalla sua fondazione, nel 1895. Gli episodi s’intrecciano fitti, le voci molteplici confluiscono in un coro dissonante. Si va alla ricerca di quelle occasioni che hanno spezzato, o meglio sarebbe dire, scosso l’aria silenziosa della storia della Biennale di Venezia, parafrasando Quasimodo, anche solo per pochi istanti.