Come l’effetto della parola sulla punta della lingua, o come la sensazione di sfocata esattezza che alcuni sogni ci lasciano al risveglio. Su quel ponte, con Abby e Libby, continuiamo a tornare e ritornare, cercando di separare l’illusione dalla realtà. Siamo in cerca di una chiave, di un dettaglio trascurato, di un’improvvisa intuizione: “non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare.” (Eraclito).

In fondo registrare un filmato non è altro che un atto di volontà contro il fluire del tempo. Un modo per costringere le lancette a scorrere di nuovo sotto i nostri occhi; un trucco per poterci concedere di tornare a quegli attimi di vita già perduti nel passato ma troppo importanti per poterli lasciare andare definitivamente. Abby e Libby non rivedranno mai quel maledetto loop di frame; a loro va l’atto di volontà contro il tempo, a noi il riviverlo ancora e ancora.

Blair cercava di ingannare un’ombra; una densa e imperscrutabile tenebra che da qualche giorno aveva iniziato a seguire le sue orme. I più non riuscivano ad avvertirla, se non nella montante angoscia di un passo sempre più lesto e disperato.

Nella notte le luci del cielo attirano da sempre lo sguardo degli uomini; catturano desideri e sogni di lunghi viaggi, fuori dal tempo e lontani dal mondo. In una notte senza stelle, un ragazzo segue un richiamo più forte di ogni altro: guarda all’insù, oltre la tormenta, in cerca di un segnale. Scaglia al cielo il proprio desiderio e forse qualche stella è già pronta a prenderlo con sé.

Quante volte abbiamo percorso la stessa strada, negli stessi giorni e alle stesse ore? Procediamo svegli, ma potremmo farlo anche a occhi chiusi. Eppure, se solo guardassimo davvero dentro di noi e lasciassimo calare le palpebre sulla realtà, a volte, potremmo persino vedere meglio. Per una madre oggi la statale non è la stessa, la luce del giorno è più malevola del solito e quel solito allenamento in bicicletta minaccia di trasformarsi nel più terribile dei presagi.

Forse un fantasma è solamente un nome, un volto sbiadito e sfocato, una presenza inafferrabile con un proposito a cavallo di due mondi separati.

Alla notte non servono storie di streghe o di fantasmi per plasmare i suoi incubi. Bastano solamente le parole non dette, i segreti e la solitudine dello spirito. Così, le sirene di una notturna pioggia di febbraio iniziano a cantare al cuore di una bambina di 9 anni. La notte chiama Asha, e sussurra a quel tormento che da tempo serba dentro di sé. Alle luci del giorno seguente Asha non c’è più; resta solo uno degli incubi più crudeli.

Cinque amici, un bosco sperduto, una settimana in campeggio. Ogni sera racconteremo un caso da brividi. The Campfire, storie vere di crimini per la buonanotte.