Share A pugni chiusi
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By storielibere.fm
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The podcast currently has 9 episodes available.
di Riccardo Gazzaniga
Le imprese sportive e umane raccontate negli episodi precedenti si sono svolte nel giro di pochi giorni, in faccia al mondo, in diretta sugli schermi di una grossa fetta di universo. Le conseguenze di quelle azioni, i capitoli successivi di quella vicende umane rimarrano invece spesso chiusi dentro le vite dei singoli protagonisti, lontano dai riflettori. Se George Foreman sarà destinato al trionfo anche da professionista, e finirà per mettere in scena insieme a Mohammed Alì il più grande match di pugilato di sempre, per moltissimi dei protagonisti di questa storia invece le Olimpiadi di Mexico '68 diventano una maledizione da cui non si riprenderanno più, o solo a fatrica. In questo sesto e ultimo episodio, scopriamo quindi cosa è successo a tutti i personaggi incontrati nei precedenti, una volta che la fiaccola olimpica di Città del Messico si è spenta.
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di Riccardo Gazzaniga
Non solo Tommie Smith e John Carlos. Le Olimpiadi messicane sono passate alla storia per le imprese di tanti altri atleti. Su tutti Bob Beamon, l'uomo che il 18 ottobre del 1968 vede il fulmine e nel salto in lungo strabilia il mondo con un volo incredibile. Nel salto in alto, invece, Dick Fosbury non riesce a battere il record mondiale, ma il suo impatto sarà ancora più rivoluzionario, cambiando per sempre quella disciplina.
Oltre a Smith e Carlos, c'è qualcun altro che si fa notare non solo per i risultati sportivi, ma anche per un gesto di protesta forse ancor più clamoroso di quello dei velocisti americani. E' la ginnasta ceca Věra Čáslavská, capace di vincere 4 ori, 1 argento, e di esprimere sul podio un clamoroso dissenso nei confronti dell'Unione Sovietica, per il modo in cui ha soffocato nel sangue la Primavera di Praga.
Negli ultimi giorni dei giochi, a mettersi in luce è invece un giovane pugile dalla potenza terrificante: George Foreman schianta gli avversari sognando di diventare il nuovo Alì, ignaro che sarà proprio Alì a segnare in maniera indelebile il suo destino. Già, perché la chiusura delle Olimpiadi è solo un passaggio, e non il capitolo finale nella storia di tutti i personaggi di questa storia.
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di Riccardo Gazzaniga
Il 16 ottobre 1968 la lunga rincorsa di Tommie Smith e John Carlos culmina nell'appuntamento decisivo: la finale dei 200 metri allo Stadio Olimpico di Città del Messico. Una gara strepitosa, in cui per la prima volta si scende sotto i 20'', ma che è solo l'antipasto del momento che segnerà per sempre la storia dello sport e dell'umanità: la premiazione dei pugni chiusi. Una scena in cui un ruolo fondamentale viene giocato dal terzo incomodo, l'intruso su quel podio: Peter Norman. Il velocista australiano pagherà caro, negli anni successivi, il suo sostegno ai due atleti afromericani, per i quali invece la punizione è immediata.
Lo shock dei guanti neri condiziona le successive giornate delle Olimpiadi. Ma se ci sono personaggi come Lee Evans pronti a rinunciare al sogno olimpico per sostenere la battaglia dei due compagni, e a inscenare ulteriori forme di protesta nel corso della propria premiazione, altri atleti invece criticano Smith e Carlos per aver osato mischiare sport e politica. E c'è poi chi si disinteressa totalmente alla questione, tutto concentrato sul proprio appuntamento con la gloria. Uno di questi è il saltatore in lungo Bob Beamon, che nell'Olimpiade dei record sarà protagonista dell'impresa più incredibile di tutte.
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di Riccardo Gazzaniga
Le minacce di boicottaggio degli atleti afroamericani e le proteste degli studenti messicani, soffocate nel sangue in Piazza delle Tre Culture, non fermano la macchina olimpica: il 12 ottobre allo Stadio Olimpico di Città del Messico si aprono così i Giochi della XIX Olimpiade. Saranno le Olimpiadi dei record, grazie agli effetti dell'altura, all'innovativo tartan usato per le piste di atletica, e anche al doping. Proprio nel 1968, dopo decenni di sospetti e di episodi drammatici, lo sport si decide a controllare gli atleti per rilevare l'uso di sostanze volte a migliorare le performance. Ma l'unico a farne le spese sarà un pentatleta svedese, reo di aver bevuto una birra di troppo. Solo anni dopo si scoprirà la terribile verità dietro imprese mostruose come quella di Margitta Gummel, tedesca dell'est medaglia d'oro nel getto del peso.
Ma saranno soprattutto le Olimpiadi dei pugni chiusi di Smith e Carlos, di cui qui iniziamo a scoprire la lunga strada che li avrebbe portati su quel podio.
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di Riccardo Gazzaniga
Mentre il Progetto Olimpico per i Diritti umani, dopo la morte di Marthin Luther King, si sgonfia tra diserzioni degli atleti e incertezze dei suoi stessi promotori, a pochi giorni dal via una nuova contestazione minaccia lo svolgimento delle Olimpiadi di Città del Messico. E' quella del movimento studentesco, che protesta anche contro le spese milionarie sostenute per l'organizzazione dei Giochi, in un paese in cui la povertà continua a dilagare. La protesta cresce e sale di tono, fino alla tragica notte del 2 ottobre in piazza delle 3 Culture, arrivata a noi anche attraverso la testimonianza di Oriana Fallaci.
Ci sono anche gli atleti italiani, a Città del Messico. Tutti concentrati sulla loro avventura olimpica e i loro obiettivi agonistici, e disinteressati a quello che accade loro intorno, come ricorderà con rammarico anni dopo il triplista Giuseppe Gentile, protagonista dell'impresa più epica e sfortunata dei Giochi. L'unica eccezione a questa indifferenza generalizzata è rappresentata da Eddy Ottoz.
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di Riccardo Gazzaniga
Anno 1968. Mentre il mondo, da Roma a Parigi, da Praga a Los Angeles, è scosso dalla contestazione giovanile e dal conflitto tra ribellione e repressione, in Messico ci si prepara all'inagurazione delle XIX Olimpiadi dell'era moderna. A pochi mesi dall'inizio dei giochi, Avery Brundage, discusso presidente del Comitato Olimpico internazionale, deve però affrontare un'inattesa minaccia: quella del boicotaggio degli atleti neri americani, riuniti sotto l'egida del Progetto Olimpico per i Diritti Umani. Un movimento ispirato dal professor Harry Edwards, che può contare sull'attiva partecipazione di alcuni atleti di punta, come i due sprinter Tommie Smith e John Carlos, e sul sostegno del reverendo Marthin Luther King.
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Di Riccardo Gazzaniga
Vi è mai capitato di provare nostalgia per un momento storico che non avete vissuto? Lo scrittore Riccardo Gazzaniga ci racconta la sua nostalgia per le Olimpiadi di Città del Messico del 1968 e per i personaggi che vi parteciparono, cambiando per sempre la storia delle Olimpiadi e dello sport. Questo è il prologo di una serie in 6 puntate in cui lo scrittore ci racconterà, come in un romanzo, l'intreccio dei fatti e delle vite dei protagonisti di quella incredibile pagina di storia e sport. Iscriviti per essere informato sull'uscita degli episodi a partire dal 4 settembre.
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Riccardo Gazzaniga ci accompagna in un viaggio nel tempo e nello spazio che ci trasporta nell'anno della grande contestazionea, il 1968, a Città del Messico, duurante le proteste di piazza che fecero da cornice ai Giochi della XIX Olimpiade dell'era moderna, quella dei record, dell'altitudine, delle polemiche e della protesta.
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