ep. 21 st. 1
Quando, nel Duecento, la figura dell’intellettuale assume una nuova veste, nel senso che ha un’origine diversa rispetto alle epoche precedenti, perché viene dall’università e da una classe sociale bassa o comunque ignorante del latino, allora il volgare comincia ad affermarsi come lingua scritta. Bisogna però fare la considerazione che l’utilizzo del volgare esce dai canoni prescrittivi dei prodotti letterari che fino a quel momento davano valore e validità all’autore.
Il pubblico del volgare è ampio, vario e diverso da quello colto, ristretto ed ecclesiastico che invece utilizza quasi ed esclusivamente il latino.
Per un intellettuale bilingue, ad un certo punto la scelta della lingua in cui scrivere si carica di un significato politico. Il possesso della lingua permette di controllare la propria formazione intellettuale e professionale. Ci si liberava dunque di una subalternità e si acquisiva una nuova indipendenza nella formazione culturale, la quale si sarebbe riflettuta sicuramente nella condizione sociale della persona.