A Lisbona, tra il 1914 e il 1935, succede qualcosa di straordinario.
All’improvviso, dal nulla, spuntano poeti, scrittori e filosofi di cui nessuno aveva finora sentito parlare e scrivono opere eccezionali.
Una fioritura incredibile.
Tutti lì, tutti a Lisbona, tutti contemporaneamente e tutti, in molti scritti inediti…chiusi in un baule.
Il baule che viene ritrovato a casa di un piccolo impiegato alla sua morte e che contiene alcuni gli inediti di questi straordinari e sconosciuti poeti.
Quell’impiegato si chiama Fernando Pessoa.
E tutti quei poeti, scrittori, pensatori, sono tutte sue creazioni, sue “parti” come lui disse. No, non sono pseudonimi. Personaggi con una loro vita, con la loro biografia e opere. Gli eteronimi, come vengono chiamati.
Dietro quest’uomo, che forse da solo, come disse lui, non è proprio nessuno, si nasconde uno dei misteri poetici più straordinari del Novecento.
Scrive Pessoa:
"Ho creato in me varie personalità. Ogni mio sogno, appena lo comincio a sognare, è incarnato da un’altra persona che inizia a sognarlo e non sono io. Per creare mi sono distrutto, mi sono esteriorizzato dentro di me, ché dentro di me non esisto se non esteriormente. Sono la scena viva sulla quale parlo. Una delle mie preoccupazioni costanti è capire com’è che esista altra gente, com’è che esistano anime che non sono la mia anima. Sentire tutto in tutte le maniere, vivere tutto da tutte le parti, essere la stessa cosa in tutti i modi possibili allo stesso tempo. Così mi sono moltiplicato per sentirmi. Per sentirmi ho dovuto sentir tutto. Sono straripato e in ogni angolo della mia anima c’è un altare a un Dio differente."
Qui, la registrazione della puntata a lui dedicata. Ovviamente dalle Magiche frequenze di RadioCity Trieste.