Questa è una storia fatta di tanti “succede”.
Infatti, succede che un ragazzo di Trieste, Emilio Stanta, arruolato a 18 anni nell’esercito austroungarico e partito per la Grande guerra, annoti tutto; soprattutto nella memoria.
E poi, succede che nel 1928 raccolga le sue memorie
– e sensazioni opinioni stati d’animo – in un manoscritto meraviglioso anche in senso letterario: perché Emilio sa scrivere, e anche bene.
E succede anche che il 1928 non sia un momento storico molto adatto per poter essere pubblicate quelle sue memorie, tutt’altro che enfatiche su quel dramma che verrà denominato “la Grande Guerra”.
È il periodo del regime fascista.
È il periodo dell’esaltazione, della retorica sulla grande vittoria nella Guerra mondiale.
Così, il manoscritto di quest’uomo rimane nel cassetto, girovagando solo
in ambito ristretto, di famiglia.
E poi succede che suo nipote, Giorgio Coslovich, in possesso del
manoscritto, nel 2024 lo doni all’IRSREC, l’Istituto regionale per la storia della resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia.
E come un filo che si srotola, una matassa del passato che di dipana, succede che il professor Fabio Todero, uno storico e ricercatore dell’istituto in questione, inizi un lavoro in comune e attento su quel manoscritto.
E succede che, quasi un secolo dopo, Emilio Stanta vede finalmente il
suo libro pubblicato.
Sì, perché, oltre la bellezza di tutti questi “succede”, c’è la sensibilità e la meravigliosa idea da parte dei curatori di farlo uscire così:
Emilio Stanta
Ricordi infausti (1928)
E dopo quasi un secolo, al di là dello spazio e del tempo, Emilio può finalmente vedere le sue memorie
pubblicate.