Ogni sforzo dovrebbe essere promosso da parte di ogniuno di noi per vincere la piaga del lavoro minorile e per consentire ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo di poter fare ciò che oggi è davvero indispensabile e fondamentale, cioè dedicare gli anni della propria infanzia alla formazione, al rapporto con la famiglia ed al pieno sviluppo della propria personalità.
Lavorare per la dignità dell’infanzia, per la tutela dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, nel quadro del lavoro minorile è uno dei contributi alla Pace, è uno dei contributi alla reciproca conoscenza tra i popoli e del dialogo multiculturale.
Nel dizionario italiano la parola “Pace” è sotto la lettera P ma dovrebbe spodestare la lettera A, in riferimento alla “cultura della pace”, dato che è la prima parola dalla quale si possa costruire qualcosa di nuovo, d’importante… ed ora spiego perché.
Ci sono dati e cifre che parlano da sole. Dovrebbero essere scritte, denunciate, essere la memoria e l’impegno di tutti coloro che ritengono di voler assumersi questa responsabilità: parlano di 1 bambino o bambina su 6 al mondo, che sono sfruttati dalla schiavitù, dalla pornografia, dallo sfruttamento sessuale, a combattere la guerra o essere vittime della guerra.
Sappiamo tutti che la causa principale dello sfruttamento dei bambini sta nella povertà: la differenza tra i paesi ricchi ed i paesi poveri nel mondo, non sta diminuendo ma in questi anni sta aumentando. Come sta aumentando la disoccupazione e diminuendo al contempo il reddito da lavoro nel Sud del mondo e nel Nord ricco del mondo.
Le prime cifre indignano e la seconda realtà grida vendetta ma bisogna passare dall’indignazione alla responsabilità.
La povertà nasce dalle scelte che la determinano, scelte che investono gli organismi internazionali, le imprese, i sindacati, gli adulti tutti.
È chiaro che l’economia deve obbedire alla politica, il benessere pubblico generale deve guidare le scelte economiche, ma manca sempre un collegamento tra l’uno e l’altro: se non vige una forte politica e forti programmi per il lavoro dignitoso degli adulti e per una politica dell’occupazione per gli adulti, non si può contrastare seriamente il lavoro minorile.
Il fulcro principale è si la povertà ma esistono anche altre cause: cause familiari e cause sociali. Il lavoro infantile non è solo un problema di come garantire i diritti umani ad una fascia di ragazzi, ma è anche un problema macroeconomico di come costruire e garantire lo sviluppo sostenibile ed equilibrato di intere nazioni.
Si deve pensare ai ragazzi lavoratori di oggi, quelli che in questo preciso momento sono al lavoro anziché a scuola, che si avvicinano al mondo del lavoro troppo presto senza avere la possibilità di scelte autonome: il lavoro che sostituisce la scuola in età precoce mina la capacità dei giovani di costruirsi una vita indipendente e quindi ha effetti negativi per i decenni successivi.