Un errore che fa notizia. Letteralmente. Il quotidiano “La Provincia” pubblica un articolo su traffici di droga e chiude con un prompt di ChatGPT. In stampa. In cronaca. In terza pagina.
Sembra una gag, invece è successo davvero.
Qualche giorno fa, il quotidiano locale “La Provincia” ha pubblicato un articolo di cronaca su traffici di droga nel porto di Civitavecchia. Fin qui tutto normale, se non fosse che, in fondo al pezzo, è apparsa una frase decisamente fuori luogo: un prompt di ChatGPT, lasciato per errore nel testo.
“Vuoi che lo trasformi in un articolo da pubblicare…”, la classica proposta di riformulazione dell’IA, è finita stampata, parola per parola, nell’edizione cartacea.
L’episodio, rilanciato da diverse testate online, è diventato subito virale.
Più che un errore tecnologico, è il segno di una disattenzione umana nel processo editoriale: un copia-e-incolla non ripulito, un controllo saltato, una checklist mancata. E un promemoria involontario su quanto sia facile, oggi, far finire il “backstage” sul “palcoscenico”.
Quel prompt era una frase di servizio. Ma è finita nell’articolo perché nessuno ha ricontrollato il pezzo. Non un bug tecnologico, ma una falla umana. Usare l’IA per accelerare la scrittura è legittimo. Ma se la fretta brucia i controlli, il risultato si trasforma prima in autogol e poi in figuraccia!
E può succedere al giornale, a chiunque si faccia aiutare dall’AI, al reparto marketing e ad ogni azienda in generale. Meglio rifletterci su, quindi, e fare molta attenzione quando demandiamo all’AI, più di quello che possiamo gestire davvero.
Alla prossima
A.
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