"Non avrebbe mai ammesso a sé stesso quanta agitazione gli avesse provocato quel ritardo inspiegabile e non preavvisato quella mattina, né avrebbe mai ammesso quante volte in un giorno un sorriso arrivava a sfiorargli le labbra soltanto ascoltando quella voce vellutata e calma. L’arrivo di Carmen era come un’onda tranquilla e tiepida in mezzo al temporale. Era un effetto balsamico per l’uomo, probabilmente la bonaccia che gli aveva impedito di annegare quando la vita aveva voluto conficcargli quei gelidi artigli nel cuore.
Ma no, non lo avrebbe mai ammesso.
E quella mattina, mentre le si avvicinava con il bicchiere d’acqua fresca e le sbirciava le piccole orecchie che sbucavano dai capelli studiandone i movimenti aggraziati simili a una danza, non le sembrava forse bella? Un’altra volta ancora?
Ma lasciava morire quel pensiero sulle ali di un gabbiano.
Guardandolo planare su un pesce per poi portarselo via strappandolo al mare, al di là della balconata. Un pretesto per toglierle gli occhi di dosso, a dire il vero…
L’uomo finse di ignorarla, finì di spazzare grossolanamente il perimetro e tornò a dedicarsi alle seggiole. Carmen bevve il suo bicchiere d’acqua in silenzio, fino a che non raggiunse il fondo. “Quest’acqua è tiepida. Quanto tempo ci sei rimasto a farti ipnotizzare dai gabbiani?”
Sì certo… dai gabbiani."
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