"Dennis combatté contro il proprio cervello in panne mentre il cuore minacciava di salirgli alla gola. Aprì il registro con mani incerte frattanto che la pioggia batteva sulla porta a vetri del ristorante come una mitraglia di gelatine, e la sua testa veniva strattonata da mille pensieri contrastanti.
L’ho visto.
No. Ma no. Non l’ho visto che no, non c’era niente.
Ma sì, sì che l’ho visto! C’era! Non sono mica cieco!
Eppure, dopo non c’era più.…
L’ho visto sul serio?
Ed era… proprio… quello?
Il libro del sogno in cui…
Anisa inspirò di gola.
Sollevò il capo e tastò per l’ennesima volta il contenuto della sua pochette di cuoio, sentendosi snudata senza il suo astuccio.
Poi volse nuovamente lo sguardo al ristorante. “Forse dovremmo andare…”
“Che cosa hai visto?” Chiese Nazar fuori contesto, di punto in bianco.
La ragazza aggrottò le sopracciglia, confusa.
Si decise a guardare l’amico e l’espressione che lesse dentro ai gioielli blu che Nazar si portava dietro, incastonati in quel viso bianco e perfetto, le fece comprendere a cosa alludesse in un istante.
Ma finse che non fosse così e rispose: “Che intendi?”
“L’animale sacro ha il dono della preveggenza” decise di spiegare Nazar nonostante Rudy per lui fosse da sempre un libro aperto “e tu hai utilizzato il Mech’emeri...”
l’uomo scrutò la ragazza negli occhi cercando Rudy, il vero Rudy, nel fondo di quelle iridi chiarissime.
Anisa spalancò la bocca ed assottigliò gli occhi, sorpresa.
“… Tu non hai potuto vedere” mormorò, incredula. Quindi ci aveva preso.
“E non ho intenzione di scrutare nei tuoi ricordi senza permesso diventando invadente… in un momento così delicato.” Aggiunse Nazar. “Perciò, te lo domando di nuovo…”
“Non ricordo” lo interruppe Anisa “solo immagini confuse, nient’altro.”
Nazar parve voler insistere, ma lesse senza sforzo la menzogna nell’energia dell’amica.
Così non disse più niente."
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