Share Goethecast. Giovani sull’onda della letteratura
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By Goethe-Institut Turin
The podcast currently has 8 episodes available.
Sogni a occhi aperti, viaggi in autostop, musica, sesso, amore e chiacchiere a tarda ora sono gli ingredienti di questa storia ambientata nella provincia tedesca degli anni Ottanta: in fuga dagli angusti orizzonti delle famiglie piccolo-borghesi e in cerca di un’esistenza che non possa essere archiviata come mera sequenza di nascita-scuola-lavoro-morte, un gruppo di liceali fonda una sorta di comune per proteggere l’amico Frieder, che non è mica poi così sicuro se valga davvero la pena vivere. Un gioioso inno alla giovinezza con un sottofondo di malinconia.
L’autore
Scrittore e attore di cabaret, Bov Bjerg nasce nel 1965 in un paesino di provincia non lontano da Stoccarda. La nostra casa, il suo secondo romanzo, è un best seller che ha conquistato pubblico e critica approdando anche a teatro e sul grande schermo.
Il retroscena
Con i protagonisti di questo romanzo di formazione dalla scrittura asciutta e veloce e dal tono antiretorico e a tratti irriverente, Bov Bjerg ha ben più di qualcosa in comune: come loro cresce nella provincia sveva, è il primo della famiglia a proseguire gli studi e di fare il militare non ha nessuna voglia. Ma le affinità tra l’autore e i sei ragazzi non finiscono qui: anche in fatto di gusti musicali sono, per così dire, sulla stessa lunghezza d’onda. Auerhaus, nome con cui battezzano la casa dove vanno a vivere, oltre a essere il titolo originale del libro, è infatti la storpiatura di Our House, la hit dei Madness, una delle poche canzoni che l’autore confessa di aver ballato, o meglio pogato, in gioventù.
Lo sapevate che… ?
Lo pseudonimo che l’autore – all’anagrafe Rudolf Böttcher – ha scelto per scrivere si ispira a un’amena località affacciata sulla costa occidentale della Danimarca, nota per l’omonimo faro, il cui nome è appunto Bovbjerg.
Per approfondire
Guarda il trailer del film tratto dal romanzo (in tedesco)
Guarda l’intervista all’autore al Salone del Libro di Torino del 2017 (in tedesco)
Leggi l’intervista all’autore di Lucia Russo
Una vecchia signora, vedova di un miliardario, torna nella natia Güllen, immaginaria cittadina elvetica il cui nome evoca significativamente un simbolico letamaio. La donna fa agli abitanti un’offerta tanto allettante quanto indecente: una cospicua somma di denaro in cambio della morte di Alfred Ill, che in gioventù l'ha sedotta e abbandonata. Nel giro di poco tempo, ogni iniziale resistenza si sgretola smascherando l’ipocrisia e la corruttibilità dei concittadini.
L’autore
Insieme al connazionale Max Frisch, Dürrenmatt (nato nel 1921 vicino a Berna) rinnova il teatro di lingua tedesca mettendo in scena i problemi della società del tempo con spirito caustico e gli strumenti del grottesco. Tradotto in più di quaranta lingue, è stato a lungo l'autore contemporaneo più rappresentato in Germania, sebbene le sue opere fossero non di rado un vero e proprio “calcio in faccia” per la coscienza dei tedeschi.
Il retroscena
Anche se la Visita della vecchia signora – al cui centro vi è la questione dei fondamenti morali della società – è ormai da tempo parte integrante dei programmi scolastici svizzeri, all’indomani della sua prima allo Schauspielhaus di Zurigo nel ’56, non ricevette un'accoglienza unanimemente positiva. La fondazione per la promozione culturale Pro Helvetia, ad esempio, rifiutò una richiesta di sussidio sostenendo che non si trattava di un'opera rappresentativa dello spirito nazionale. Una pecca che si è rivelata poi essere il suo punto di forza visto che, proprio grazie all’universalità dei temi che affronta, questa “commedia tragica” viene rappresentata ancora oggi sui palcoscenici di tutto il mondo.
Lo sapevate che… ?
Il dramma ha avuto notevole fortuna anche al cinema approdando nel ’64 sugli schermi di Hollywood con The visit, pellicola interamente girata in Italia, anche se la vicenda è collocata in un paesino dei Balcani. A dispetto dell’ambientazione esotica, l’adattamento più fedele è però quello del regista senegalese Djibril Diop Mambéty, che lavorò a stretto contatto con Dürrenmatt: uscito nel ’92, il film è ambientato in una piccola località del Sahel devastata dalla miseria; a essere sotto accusa sono questa volta le classi dirigenti africane e un sistema internazionale che sfrutta l'Africa, le Iene a cui allude il titolo, insomma, ovvero tutti coloro che cedono alle lusinghe del colonialismo e del capitalismo.
Per approfondire
Ascolta su Radio 3 la puntata di Wikiradio del 14.12.2018: “Friedrich Dürrenmatt raccontato da Francesco Fiorentino”:
Guarda lo sceneggiato tratto dal dramma trasmesso dalla Rai nel 1973 (in italiano):
Guarda lo sceneggiato tratto dal dramma trasmesso dall’emittente Südwestfunk nel 1959 (in tedesco):
Guarda la rappresentazione del dramma messa in scena nel 2010 dagli studenti della Kantonschule Wohlen (in tedesco):
Crescere nella Germania dell’Est non è certo facile, tanto più se si è figli di dissidenti. Volente o nolente Claudia si ritrova così nella condizione prima di bambina e poi di ragazza outsider, combattuta tra il desiderio di passare inosservata e l’impulso a opporsi a un sistema ingiusto, perennemente in bilico tra adeguamento e contestazione, soffocante sorveglianza della Stasi e risicati spazi di libertà, stantii rituali dello Stato socialista e aneliti di ribellione.
L'AUTRICE
Claudia Rusch, nata nel 1971 a Stralsund, è giornalista e scrittrice. Il suo esordio letterario, La Stasi dietro il lavello, uscito nel 2003, ha ottenuto in Germania un grande successo di critica e di vendite ed è stato tradotto in molte lingue.
IL RETROSCENA
Narrato in presa diretta dalla giovane protagonista, questo originale romanzo autobiografico a episodi ripercorre con sguardo scanzonato ma sempre lucido gli ultimi quindici anni di vita della Germania dell'Est. Una galleria di gustosi aneddoti ritrae il “quotidiano stato di emergenza” in cui vive l’autrice finché, con tempismo da film hollywoodiano, il Muro cade proprio quando lei, maggiorenne e diplomata, è pronta a scoprire il mondo.
LO SAPEVATE CHE?
Il padre naturale di Claudia era un ufficiale della Marina fedele alla linea del partito; la madre, discendente di una stirpe di capitani. Quando il matrimonio naufragò, entrò a far parte della famiglia un oppositore del regime capellone, un nuovo papà che le piaceva molto di più dell’altro, come ammette candidamente l’autrice nel suo libro.
PER APPROFONDIRE
Ascolta su Radio 3 la puntata di Qui comincia dell’8.8.2021 dedicata al romanzo di Claudia Rusch:
Leggi l’intervista all’autrice di Gabriella Pelloni:
Albert ha diciannove anni ed è cresciuto in un orfanotrofio senza una madre e con un padre, Fred, che pare un bambino intrappolato nel corpo di un adulto. Determinato a far luce sulla propria storia familiare prima che sia troppo tardi, Albert si avventura insieme a Fred, a cui i medici hanno diagnosticato pochi mesi di vita, in un viaggio imprevedibile che lo condurrà in un passato oscuro e fiabesco e a inquietanti scoperte.
L'AUTORE
Christopher Kloeble, nato nel 1982 a Monaco di Baviera, è cresciuto in un paesino delle Alpi Bavaresi che ricorda molto da vicino quello in cui vive Fred. Autore di romanzi e racconti e di sceneggiature per il cinema e la televisione, vive oggi tra Berlino e Nuova Delhi.
Il RETROSCENA
In questa bizzarra saga familiare raccontata a due voci – quella del giovane Albert e quella del vecchio Julius – niente è come sembra né tanto meno come dovrebbe essere: personaggi strampalati e fuori dagli schemi, storie sconclusionate, ingarbugliate situazioni familiari. In una narrazione che oscilla tra passato e presente, questa bizzarra road novel ci porta attraverso un secolo di storia tedesca mescolando umorismo, poesia, orrore, morte, ma anche grandi interrogativi filosofici. Che cos’è la normalità e chi decide cosa è normale e cosa non lo è? Esiste una verità assoluta? O la verità è piuttosto quella a cui decidiamo di credere, il frutto dell’illusione che le tessere del puzzle di cui è fatta la vita prima o poi debbano combaciare?
LO SAPEVATE CHE?
In questo romanzo l’autore ha usato uno stile talmente “cinematografico”, per l’incisività delle sue immagini, che è già in cantiere un adattamento per il grande schermo. La cosa non stupisce, visto che in casa la cinepresa del padre è stata una presenza fissa sin da quando Kloeble era in fasce.
PER APPROFONDIRE
Leggi sul portale del Goethe-Institut l’articolo-intervista con l’autore Quando la normalità è solo un concetto di Giovanni Giusti:
Ascolta le prime pagine del romanzo lette dall’autore:
Germania 1936: davanti all’opera di Francoforte la folla acclama il Führer che sfila per le strade della città. In mezzo a quella moltitudine c’è anche la diciannovenne Sanna che, arrivata lì dalla provincia, osserva gli eventi con sconcertato stupore. Come tutte le ragazze della sua età, Sanna vorrebbe ridere e divertirsi. E invece nel Terzo Reich persino l’amore è rigidamente regolamentato. Così nelle ore che seguono lei e i suoi amici si troveranno a decidere della propria esistenza: adeguarsi al regime hitleriano o scegliere la via dell’emigrazione per continuare a vivere e sognare.
L'AUTORE
Irmgard Keun nasce il 6 febbraio 1905 nei pressi di Berlino. Celebrata da Tucholsky e spinta alla scrittura da Döblin, negli anni Trenta diventa la nuova stella della scena letteraria tedesca: i suoi romanzi ironici e taglienti vengono letti, anzi divorati, e naturalmente subito messi al bando dal regime nazista.
LO SAPEVATE CHE...?
Dopo l'invasione tedesca dei Paesi Bassi nel ’40, Keun – emigrata quattro anni prima – torna a Colonia dove, protetta dalla falsa notizia del proprio suicidio, vivrà nascosta nella casa dei genitori fino al ’45. Non è l’unico ritocco alla biografia dell’autrice, che all’uscita del suo primo romanzo si era dichiarata di cinque anni più giovane per avere la stessa età della protagonista!
PER APPROFONDIRE
Ascolta su Radio 3 la puntata di Wikiradio del 5.5.2021: “Irmgard Keun raccontata da Marco Federici Solari”; nell’audioteca dell’ARD trovi invece il radiodramma tratto dal romanzo (in tedesco).
Guarda il ritratto che il format “Dichter dran!” fa dell’autrice nella mediateca dell’ARD (in tedesco).
È l’estate del 1937: l’annessione dell’Austria da parte dei nazisti è dietro l’angolo. Dal suo paesino fuori dal tempo nel Salzkammergut, il diciassettenne Franz viene mandato dalla madre a lavorare nella tabaccheria di Otto Trsnjek a Vienna. Qui incontra per la prima volta l’amore, l’odio e la politica. E Sigmund Freud, cliente abituale del negozio, a cui confida le proprie pene d’amore per la bella Agnezka. Con l’Anschluss però la situazione precipita: Otto viene arrestato, Freud emigra a Londra. Ora Franz può contare solo su se stesso.
L'AUTORE
Nato a Vienna nel 1966, Robert Seethaler è scrittore, sceneggiatore e attore. Per i suoi romanzi, molto apprezzati sia dal pubblico che dalla critica e approdati anche a teatro e sul grande schermo, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Attualmente vive tra Vienna e Berlino.
LO SAPEVATE CHE?
Nell’omonimo film tratto dal romanzo – uscito nelle sale nel 2018 –, accanto a Bruno Ganz nel ruolo di Sigmund Freud compare anche lo stesso Seethaler nei panni di un agente della Gestapo.
PER APPROFONDIRE
Guarda su Raiplay il film tratto dal romanzo: Il tabaccaio di Vienna (Germania, Austria, 2018)
Ascolta sul portale Onleihe del Goethe-Institut l’audiolibro letto dall’autore (in tedesco)
In quella che un tempo era un’idilliaca cittadina della provincia svizzera, un ricco industriale diventa complice di due piromani che, per viltà e in barba a ogni buon senso, ospita in casa propria. Nell’egoistica convinzione che facendoseli amici lo risparmieranno, Biedermann – questo l’eloquente nome del protagonista nella versione originale – non solo ignora deliberatamente i tanti, inequivocabili segni che smascherano le loro intenzioni, ma spiana addirittura la strada alle mire incendiarie dei due uomini dando loro i fiammiferi con cui appiccheranno il fuoco che raderà al suolo non solo la sua abitazione, ma l’intera città.
L’AUTORE
Il 15 maggio 1911 nasce a Zurigo Max Frisch. Architetto e letterato, nel ’54 abbandona matite e tecnigrafo per dedicarsi a tempo pieno alla letteratura e al teatro imponendosi come una delle coscienze critiche più rilevanti del Novecento.
LO SAPEVATE CHE...?
“Cercavamo braccia, sono arrivati uomini”: a pronunciare questa celebre frase è proprio Max Frisch, che così stigmatizza – a metà degli anni Sessanta, il periodo della grande emigrazione italiana in Svizzera – l’atteggiamento xenofobo dei connazionali nei confronti dei lavoratori venuti d’oltralpe.
PER APPROFONDIRE
Visita la pagina della Radiotelevisione svizzera dedicata a Max Frisch, con molti documenti audio e video sull’autore: Max Frisch. L’eterno conflitto fra l’individuo e la società di massa
Guarda la versione cinematografica del dramma del 1967 curata da Frisch (in tedesco) su YouTube
Ascolta su Radio 3 la puntata di Wikiradio del 15.5.2019: “Max Frisch raccontato da Francesco Fiorentino”
Il confronto tra due giocatori di scacchi diventa metafora della vita, del confine che separa il bene dal male, la verità dalla menzogna…
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