“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.”
Parole di Blaise Pascal, filosofo e matematico del XVII secolo.
E, probabilmente, era davvero così.
Anzi, per i più romantici, era ed è certamente così.
Mi dispiace suggerire che potrebbe non essere o, almeno, non essere più così ma tanto dicono i numeri e, forse, varrebbe la pena fermarsi un attimo a pensarci.
La sigla e ne parliamo.
[SIGLA]
Nel 2021 il 55% delle coppie nate negli Stati Uniti d’America è nata in un sito di incontri.
Certo c’era la pandemia, il lockdown, si usciva poco o nulla.
E, però, anche se si allarga l’orizzonte temporale a prima e dopo la pandemia, la percentuale scende ma non di moltissimo, attestandosi attorno al 40%.
Sempre con riferimento agli USA.
Tra il 2000 e il 2019, d’altra parte, in UK sono nati quasi tre milioni di bambini figli di coppie conosciutesi su siti di dating online.
E stime e ricerche suggeriscono che entro il 2040 il 70% delle coppie in UK avrà un debito di riconoscenza – sempre che la coppia funzioni – con un’app di incontri online.
Ma incontrarsi online, grazie a un’app di incontri, di per sé non sconfessa il teorema di Pascal.
Le ragioni dell’amore, anche online, potrebbero ben essere sconosciute alla ragione.
Se non fosse che, ormai, in tutte le grandi e meno grandi applicazioni di dating online, gli algoritmi sono protagonisti indiscussi lungo almeno due direttrici diverse.
La prima è quella del coaching, per quanto inverosimile questo possa sembrare ai più romantici e tradizionalisti tra di noi: le app in questione, infatti, mettono a disposizione dei loro utenti dei chatbot grazie ai quali esercitarsi nell’arte della seduzione per fare in modo che i futuri partner arrivino preparati al primo appuntamento che, vale la pena dirlo, per alcuni di loro non arriverà mai, semplicemente perché a forza di esercitarsi con un algoritmo si convinceranno del fatto che una relazione proprio con un chatbot può essere sufficientemente soddisfacente e costar meno che una relazione con una persona.
Se state pensando che è molto triste, sono assolutamente d’accordo con voi ma tant’è.
I numeri lo dicono in maniera inoppugnabile.
La seconda è quella del matchmaking algoritmo, algoritmi e funzioni matematiche, insomma, che decidono – anche se qualcuno direbbe che si limitano a dare dei suggerimenti – chi debba incontrare chi per avere più chance di non perder tempo e che la coppia funzioni.
Sono, insomma, gli algoritmi, sempre più spesso, a metterci insieme a una persona per una notte, per una vacanza o per la vita.
E qui il teorema di Pascal finisce con l’esser messo a dura prova perché, anche ammesso che la ragione umana non conosca le ragioni dell’amore, la ragione algoritmica sembra conoscerle così bene dal saperle manipolare tanto da governare il gran gioco dell’amore mettendo insieme ogni anno decine di milioni di persone.
Ancora una volta può piacere o non piacere ma ci sono fior fiore di ricerche che suggeriscono che tra dieci-quindici anni, oltre il 50% delle coppie nate in giro per il mondo sarà figlia di un algoritmo di matchmaking.
Se ne parla poco, mi pare.
Ma, forse, quando si riflette sul potere manipolativo straordinario degli algoritmi e dei padroni delle loro fabbriche, dovremmo, ogni tanto, fermarci a pensare che persino l’irrazionalità e imprevedibilità dell’amore è – o, almeno, sarà presto – compromessa e compressa dall’etero direzione algoritmica.
Oggi più che augurarvi buona giornata, mi auguro di non avervi rovinato la giornata.
E, comunque, good morning privacy anche perché mai gli algoritmi potrebbero metter insieme una coppia se i loro padroni non possedessero una quantità enorme di informazioni personali su ciascuno di noi.
Il che suggerisce che chi voglia difendere, almeno, la propria libertà sentimentale, dovrebbe iniziare con il difendere, con quanta più determinazione possibile, la propria privacy.