giorno di pioggia. Un viaggio tra sogni memorie guerre e maledizioni.
E alla fine la pioggia è arrivata anche qui da noi, in un sabato di quasi ferragosto che porta con sè pensieri, ricordi, vite passate future.
E' davvero paradossale che le aziende diano il periodo di ferie più lungo ai propri dipendenti proprio nel periodo in cui l'estate gradualmente si avvia verso la sua conclusione. E' una cosa che non ho mai veramente compreso.
Ferragosto è un momento cruciale dell'anno, le giornate gradualmente si accorciano e la nostra violentata naturasi prepara all'autunno e all'inverno che in alcune parti del mondo ancora esiste.
Mi accorgo che devo ancora venire a patti con alcune cose che oggi, in questo giorno di pioggia, riemergono con forza.
Saranno le suggestioni della serie Netflix su Sandman, soprattutto quelle scaturite dalla visione della quinta puntata, ma non posso non chiedermi, cosa saremmo senza i sogni.
Mia nonna è andata via il 30 luglio in un giorno caldissimo, il giorno dell'ottantesi compleanno di mia amdre vigilia del mio 51 compleanno, vigilia del 75 (?) compleanno di Colomba, la madre di Clara, la mia compagna di vita, l'unica persona che riesce a colmare i mie vuoti e dare senso ai pieni.
E' incredibile come in poche ore innumerevoli storie di vita s'intersechino e si susseguano.
Venire a patti con la vita, per prepararsi per quel che verrà giorno dopo giorno.
Vedo le mie nipotine crescere ogni giorno, cambiare, guardare il mondo come ogni bambino fa, con l'empatia che poi inevitabilmente, adulti, perdiamo.
E' bello essere bambini, ma lo è altrettanto da adulti vedere il bambino che eravamo nelle mille vite degli altri.
Cosa ci aspetterà domani?
Da tempo non m elo chiedo e non perchè mi faccia paura, forse anche questo, ma perchè quel che abbiamo è l'adesso, e quelche speriamo sono i nostri sogni.
Negli ultimi mesi sono successe tante cose.
Il Covi sembra essere un ingombrate compagno con cui dobbiamo abituarci a vivere ancora per un po', un invadente e fastidioso essere che ci invita a riflettere sulla fragilità delle nostre vite.
Fragili come la vite di chi muore in guerra.
Già la guerra.
Tutti ne parlano, anzi forse in relatà ne parlavano, perchè ora è già una notizia da penultima pagina, quel che ci interessa egoisticamente è solo l'indotto di questo dramma, quanto pagherò il gas? Quanti gradi dovrò abbassare la temperatura in un inverno che comunque non si prospetta freddissimo almeno da noi? E la benzina?
Le vite di chi da una parte e dall'altra vivono questa guerra sono già vite di seconda mano, come direbbe l'aleksievic, tranne che per pochi di noi, che , spesso litigando e dicscutendo, tentano di tenere alta l'attenzione.
Sono già svaniti dalle TV gli esperti del nulla, prezzolati dalle diverse parti per portare la loro verità, che in realtà è solo la verità di chi li paga.
Putin, ma non solo, ha iniziato una guerra spinta da finte motivazioni, i famigerati "nazisti della Transcarpazia", per riprendersi un territorio per cui aveva solo un'interesse economico e strategico, ma che poveri ignoranti nazionalisti hanno deciso di vedere come una santa guerra di liberazione.
Dall'altra parte il giullare Zelenski, politico per caso, figura che avremmo potuto avere anche in Italia, se un noto comico non fosse stato incandidabile, vendutosi all'occidente ma allo stesso tempo capace di ricattare i suoi stessi "padroni", ha inziato la sua triste crociata senza futuro.
Due tristi figure, piùun vecchio rimbambito, divenuti pedine in mano ad un altro rapprsentante del Male dell'Umanità, il turco Erdogan, divenuto in modo assolutamente assurdo il "paciere" il mediatore.
Solo la nostra linea temporale avrebbe potuto partorire tale obbrobrio.
E intanto la gente muore, ma sembra non importare più, muoiono sogni , speranze , vite, amori.
E cosa rimarrà ai futuri vincitori?
Una terra desolata, da ricostruire, la riplasmare a proprio piacere con i soldi sporchi di anzionalismo e peccati mortali, ripuliti dalla benedizione (non dovremmo forse meglio dire una maledizione?) da parte della Chiesa Ortodossa sia essa Russa o Ucraina non cambia il risultato, ad una guerra.
Sembra essere tornati ai tempi delle crociate.
E allora come uno stilita dall'alto del mio rifugio io vi maledico.
Maledette siano le vostre mani che hanno benedetto una guerra.
Ecco una cosa con cui non riesco davvero a venire a patti, uomini che dovrebbero benedire la vita che benedicono la guerra. In questo io vedo il demonio che si cela dietro le vostre azioni e allora la vostra benedizione vale come una maledizione.
Non riesco ad accettarlo davvero, come non riesco ad accettare la pochezza e la piccola banale malvagità dei tanti che si fottono il cervello seguendo le idee di chi pensa che il mondo sia sempre sempre lo stesso, e he Dio sia dalla propria parte.
"O si cambia o si muore", anche questo dice Morfeo nelle suo storie, il tempo muta ogni secondo che passa siamo sempre diversi, come fate a seguire persone che non comprendono questa mutevolezza? Che nel loro restare fermi allo stantio delle proprie vite v'inculcano l'idea che tutto sia immutabile, giusto e dovuto?
A voi tutti, piccoli, inutili, portatori di male, è rivolto oggi il mio pensiero.
Guardate il mare, la montagna, la natura che vi è attorno, sentite il suo vangelo, è quello della pace e dell'amore.
Ogni volta che non seguite il vangelo della terra, siete portatori di una maledizione.
Fermatevi davanti al bello e inchinatevi davanti alla mutevolezza.
Non avrete più necessità di guerra.
E' questo oggi il dono della pioggia.