Abbiamo già preparato tutto l’occorrente per il Natale: lucine, alberi, presepi, regali… ma la via al nostro cuore perché vi possa trovare posto il Signore?

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Perché ogni tanto ci tornano in mente peccati del passato che mai prima avevamo percepito come tali e, perciò, mai avevamo confessato?

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L’invito a vegliare e stare pronti non fa leva sulla paura o l’angoscia, ma chiama a vivere la vita come servizio attento agli altri anziché al proprio comfort.

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Per entrare nel regno di Dio dobbiamo assumere lo stesso atteggiamento umile e confidente del “buon ladrone”, che chiede a Gesù di ricordarsi di lui.

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In un mondo che sembra un mare in tempesta, il cristiano è invitato a vivere e lavorare nella tranquillità e nella pace che vengono dalla fiducia in Dio.

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In questa festa siamo invitati a riflettere sul nostro essere tempio di Dio, edificati sul fondamento di Cristo, dal cui fianco scaturisce la nostra vita.

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I testi della Scrittura di questa ricorrenza ci invitano a guardare, anzi: a contemplare con fede Gesù come Colui che ha il potere di liberarci dalla morte.

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Non esistono formule magiche nelle preghiere, ma l’invocazione fatta a Dio con fede e umiltà ha davvero il potere di salvarci dal nostro peccato.

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Avere fede significa credere fermamente che Dio farà giustizia come solo Lui sa fare, e scegliere di vivere la mitezza, cercando una pace disarmata e disarmante.

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Eucaristia è ringraziare e rendere gloria a Dio, partendo dalla presa di coscienza che tutta la nostra vita è dono gratuito di Dio; per questo è importante.

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