EPISODIO 88- HOW WILL YOU MEASURE YOUR LIFE - CLAYTON CHRISTENSEN
SITO: www.libriperilsuccesso.com
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Trascrizione ( molto approssimativa) del podcast
Come fai a sapere se stai andando bene, se stai andando male, o se stai andando a fanculo?
Che domande ti fai per capirlo?
Se tu potessi fare una previsione di come andrà la tua vita nei prossimi 6 mesi prova a pensare a questo, se vivi i prossimi 6 mesi come gli ultimi 30 giorni, come sarebbe la tua vita? Una proiezione la puoi fare
misurare il successo e il profitto in un azienda è qualcosa di molto studiato, ci sono modelli, teorie, indicatori precisi, ma come si misura la vita di una persona?
Uno degli esperti in questo campo è l’autore del libro di oggi, Clayton Christensen, questo è un genio, ha inventato il concetto di disruptive innovation, un azienda, un prodotto, un servizio, che entra in gioco e distrugge completamente il mercato e quello che tutti pensavano fosse impossibile, succede, ricordate Blockbuster, entra in gioco netflix, disruptive innovation. Blookbuster va a farsi fottere, questo vuol dire.
Questo è libri per il successo, crescita personale da strada, un podcast di Davide Mastrosimone e siamo all’appuntamento 88, il secondo di Aprile. Il titolo del libro dal quale prendiamo spunto è How Will you Mesure your life? Che è appunto la domanda che ci facciamo nel podcast di oggi, come misuri la tua vita?
Piccola parentesi, iscrivetevi alla newsletter del sito, che questo mese di maggio sto lavorando per modificarlo, il libro che ho scritto uscirà preso, tra circa un mese, ma nelle prossime settimane vi manderò delle informazioni sulle prime date delle presentazioni, su quando farò un piccolo evento online per salutarvi e raccontavi un pò del libro, l’evento sarò gratuito come lo saranno le presentazioni del libro, la prima è a Bologna la seconda a Milano, ma per date e luoghi mi serve ancora un po di tempo e ve lo comunicherò attraverso la newsletter che inizierò a curare personalmente dal mese di maggio, quindi iscrivetevi perché ci saranno delle una sorpresine per voi.
Clayton Christensen ha utilizzato le teorie che applica alle aziende e la loro analisi alla vita delle persone per aiutarci ad avere delle linee guida per vivere una vita alla ricerca della felicità e della gratificazione personale.
Secondo l’autore la vita va misurate all’interno di due categorie, trovare la attraverso la carriera e attraverso le relazioni. I messaggi di questo podcast sono pochi ma estremamente preziosi, semplici da capire difficili da mettere in pratica.
Se chiedi a un bambino cosa vuole fare da grande ti dirà l’astronauta, lo sportivo il cantante e via dicendo, ecco alcuni, pochissimi si mettono questa immagine in testa fin da piccoli e la rincorrono per tutta la vita, ma la maggior parte di noi, e mi ci includo ovviamente, studia qualcosa, sceglie un lavoro e non sa ne perché ha studiato quello che ha studiato ne come è finito a fare quello che fa.
Poi a un certo punto si adagia, si mette comodo e passano 20 anni, perché è molto più facile adeguarsi al livello degli standard piuttosto che elevarsi al livello degli obiettivi che uno si pone.
Inizia a pensare che è impossibile vivere di ciò che si ama, o amare ciò che si fa. La maggior parte di noi non sa cosa ama, ne cosa vuole fare. Diventa tutto molto apatico.
La carriera, il lavoro è una parte enorme della nostra vita, pressoché dai 20/25 anni ai 65-70, e trovare una soddisfazione personale in quello che si fa è critico per la nostra serenità, pace, felicità.
Sapete la professione ci permette di avere una gratificazione immediata, una dose di dopamina che poi andiamo a ricercare costantemente, immaginati una promozione, una vendita, una riunione andata bene, una mail di riconoscimento, sono tutte scosse che ci piacciono, nel lavoro questo accade in maniera misurabile, e spesso frequente per questa ragione molti si identificano e si buttano nella carriera, per ricercare questa dose di gratificazione pressoché immediata e ne cercano sempre di più, ne vogliono sempre di più, come una droga.
Quindi diventa una rincorsa infinita, dici a te stesso quando arrivo a questo punto sarò felice, ma poi non lo sei, ne vuoi ancora. Ne vuoi di più, e non sei mai felice.
Quasi tutti si fanno le domande sbagliata all’ora di scegliere un lavoro, usano dei criteri limitati, due per l’esattezza, denaro e posizione sociale, se mi danno 40k me ne vado…se non mi alzano 5k in più lo stipendio abbandono e cerco altro…se non mi fanno managing director mando tutti a fanculo, ce addirittura un termine bellissimo in spagnolo per descrivere questo atteggiamento, la titulitis, parola che descrive l’ossessione verso i titoli, i ruoli, e queste aspirazioni portano secondo gli studi dell’autore a non trovare mai un limite un appiglio finale e dire sono soddisfatto, perché molti degli obiettivi economici o dei titoli che una volta crediamo che ci avrebbero reso felici sono oggi il passato o vecchi obiettivi ai quali manco pensiamo più perché siamo troppo indaffarati al prossimo step salariale o al prossimo titolo, ebbene i soldi sono importanti, eccome, vivere dignitosamente è un diritto che tutti dovremmo andarci a prendere, ma se vuoi sentire una gratificazione piena e quella voglia di andare a svolgere il tuo lavoro con passione, è necessario farti domande diverse, misurare la tua carriera professionale con dei criteri differenti, per esempio, questo lavoro ha un senso, un significato per me, mi permette di imparare, di migliorare, di crescere, mi darà la possibilità di avere delle responsabilità, mi permette di aiutare chi mi sta affianco, di migliorarlo.
E qui sta il primo messaggio, lo stipendio e il ruolo, sono fattori che ti portano a mantere un lavoro, a non lasciarlo, ma non sono fattori che te lo fanno piacere, che ti portano ad essere felice, se guadagni tanto e hai uno status finisci per tenerti il lavoro che hai nonostante lo stress, i sacrifici, la stanchezza, l’irritazione e tutto il tempo extra che ci metti togliendolo ai tuoi cari, alla tua famiglia ma soprattutto a te stesso. Il lavoro in questo caso diventa una prigione dorata, ma è sempre una prigione. Quindi, scegli un lavoro non solamente con le metriche dello stipendio e del ruolo, se vuoi soddisfazione scegline uno che ti dia responsabilità e ti migliori.
Nelle relazioni è più complessa la situazione, la gratificazione è più lenta e spesso impercettibile. Capisci che hai una relazione sentimentale che funziona quando stai male e quando affronti delle sfide difficilissime e affianco hai una persona che è li, per ascoltarti per aiutarti, per darti un rifugio, ma potrebbero volerci 10 anni per capirlo. Poi ti fermi guardi la tua compagna o compagno e dici, quante ne abbiamo passate e superate insieme, capisci chi è un amico vero solo quando sei nella merda e dopo 15 anni di relazioni con decine di persone è solo uno a chiamarti e dirti, come posso aiutarti, comprendi il lavoro che hai fatto con un figlio magari solo quando ha 25 anni, solo allora hai una gratificazione e un senso di soddisfazione, ma è pressoché impossibile nelle relazioni interpersonali avere la stessa immediatezza, la stessa sensazione di gratificazione istantanea che si può avere nel lavoro, per tanto molte persone si buttano sulla carriera, tralasciando quello che realmente importa, se pensi alla tua vita ai tuoi prossimi 30 anni, sono le relazioni che danno il valore più profondo e più trascendentale alla tua esistenza, non il lavoro.
Pensate tra l’altro che un lavoro, una carriera ci tiene sempre su di giri, una sfida dopo l’altra un ostacolo dopo l’altro, mentre si da per scontato una relazione, ma si tanto mia moglie, mio marito, mio fratello ce sempre, e non lavoriamo per alimentarle, e qui viene un punto importante, le relazioni vanno coltivate, necessitano della nostra attenzione, costante. Perché chi vi ama, non vi chiede niente, non chiede il vostro tempo, non chiede che vi ricordiate i compleanni e gli anniversari, non chiede di essere ascoltato, e finiamo per non dare a queste persone care quello che si meritano, il fatto che non lo chiedano non vuol dire che non abbiano bisogno.
Alimentate, coltivate, nutrite le vostre relazioni e non datele per scontate. Paradossalmente le vostre relazioni personali hanno bisogno di un attenzione costante anche se non sembra essere così.
E vi do una brutta notizia, abbiamo la tendenza a pensare che il tempo con la famiglia sia infinito, che possiamo rimandare e rimandare tutte le volte che vogliamo appuntamenti importanti ma non è cosi. Dici a te stesso, dai finisco questo progetto poi organizzo qualcosa in famiglia, questo week end devo lavorare, o sono troppo stanco per andare cena fuori anche se lo avevamo organizzato, e cosi via, dai settimana prossima, mese prossimo, e poi passano gli anni e non fai più un cazzo
Fai quello che serve per dare il tuo tempo, la tua attenzione e la tua presenza alle persone care, perché quel giorno che dici che lo farai, non arriva, fallo adesso. Non si vive di intenzioni, ma di azione, non basta la buona volontà e la voglia di fare qualcosa serve farla per davvero.
Le case si costruiscono con l’azione, puoi portare il cemento, il Carton gesso, i cavi i tubi tutto quello che serve lo porti al cantiere, ma se non ti metti a costruire la casa non viene fuori. Cè una famosa frase cinese che dice. Sapere e non fare, in realtà è come non sapere
Tutti sappiamo cosa è importante fare, lo sappiamo, ma non lo vogliamo fare, Tu sai che fumare fa male ma se non smetti è come se non lo sapessi, non vuoi smettere, sai che andare in palestra serve, ma se non la fai e come se non lo sapessi, non vuoi andare. Quello che serve per cambiare lo sai, quindi fallo.
È più importante una giornata al parco con la tua famiglia o una promozione?
è più importante ricordarti il compleanno di tua moglie o l’anniversario o chiudere una vendita, è più importante un ora con vostro figlio a fare i compiti a casa o proporre un progetto ai tuoi capi?
Vogliamo tutto certamente, ma serve calibrare le priorità. Serve presenza, non stare con tuo figlio se hai in testa la mail che devi mandare lunedì mattina, non stare a cena con tuo marito o tua moglie se pensi alla presentazione che devi fare al cliente. Ma vaffanculo al cliente, presenza, stai con la testa, con i pensieri, con la mente, nello stesso posto dove sta il corpo, quella è la presenza.
Coltiva le tue relazioni ogni giorno, chiedi a tua moglie, a tuo marito, ai tuoi figli, che cosa si aspettano da te, quali sono le tue mansioni in famiglia, ce l hai chiaro? Se così non fosse chiariscilo subito. Nel libro lo chiama Jobs to be done, i lavori da fare, qual’è il tuo lavoro nelle relazioni, che mansioni hai, quali sono i tuoi target i tuoi obiettivi, anche nella vita familiare puoi impostare una serie di attività e obiettivi come lo faresti nel lavoro, perché quello è il lavoro più complicato ma più gratificante che hai tra le mani. Chiedi a tua moglie cosa ti aspetti da me? O a tuo marito. L’autore del libro espone 4 principali mansioni i una relazione
Primo- spendere parole di conforto, approvazione, di supporto, se il tuo partner deve fare qualcosa di importante digli oggi sarai stupendo, lo farai benissimo, supporta la tua famiglia con frasi e affermazioni, dillo a tua moglie che è bellissima quando torna dal parrucchiere, di a tuo marito che braccio quando torna dalla palestra, e caricatevi un pò l’uno con l’altro, perché se no chi lo fa
Secondo- collabora, è bello preparare una cena quando il tuo partner torna tardi dal lavoro, fai le faccende domestiche, dividetele collaborate
Terzo- fai regali, ricordati anniversari, compleanni, momenti speciali, servono, un week end di relax, organizza una vacanza, una cena speciale in un posto speciale, porta dei fiori, chiama, scrivi, fallo sempre
Quarto- tempo di qualità, presenza, se quell’ora è per tuo figlio, non ce cliente capo mail che tenga, quell’ora del sabato è per tuo figlio, quella cena romantica del venerdì si fa, e si spegne il telefono, quella domenica al mese che passi con i tuoi genitori il telefono lo lasci a casa
Quinto- contatto fisico, abbraccia, bacia tocca, tocca chi ami, fai un massaggio è fondamentale
Per misurare la tua vita fai questo esercizio prendi una giornata di 24 ore e la smonti in blocchi, dormo 8 ore, delle 16 che rimangono ne passo 10 per il lavoro, 8 in ufficio 2 per andarci, delle 6 che mancano 2 faccio affari di casa, spesa sistemo lavatrici che ne so, un paio d’ore per la cena etcc etcc, spezza la giornata, analizzala, la tua vita non è quello che dici ma è rappresentata da come utilizzi il tuo tempo, come utilizzi il tuo tempo ti da tutte le risposte di come sarà la tua vita tra sei mesi, per tanto comincia ad architettare e disegnare un programma della tua vita dove sono presenti alcuni momenti cruciali con te stesso e con la tua famiglia, dove esiste una barriera protettiva del tuo tempo per dedicarlo a ciò che per te è importante, e ti permette di migliorare di crescere e di far si che i tuoi cari abbiano la tua presenza massima, perché alla fine è quello che importa di più, con chi condividi il tuo viaggio, non dove vai, ne il viaggio stesso.
Vorrei per tanto consigliarvi questa analisi, prendente un quaderno, scrivete inizialmente quello che fate per poi andare a ragionare su come ricostruirlo, e mantenete questo accordo con voi stessi per un tempo lungo, 6 mesi un anno li noterete i cambi, i miglioramenti, rispetto a quello che avete oggi
Non lasciate che la vostra esistenza sia dettata dal caso, ci sono tantissimi aspetti che potete controllare, e misurare, se non misuri la tua vita secondo i tuoi principi secondo la tua integrità allora non puoi chiamarla tua, perché non lo è
E una volta che prendi questo accordo, applica una regola bellissima del libro che dice è più facile essere integro al 100% che al 98%, una volta che hai deciso i tuoi principi come distribuisci il tuo tempo, non scendere a patti Rispetta al 100% il tuo disegno di vita.
Alla fine le metriche più importanti della tua vita, sono gli anni che passi col tuo partner, i valori che trasmetti ai tuoi figli, gli amici che vengono in tuo soccorso quando ne hai bisogno, il lavoro è importante, la carriera pure, ma niente può prendere il posto di quello che sono le relazioni personali, e spesso, troppo spesso, ce ne dimentichiamo