Nella ricorrenza esatta degli 80 anni dall’inizio del processo di Norimberga (20 novembre 1945), Stefano Massini fa tornare in tv il braccio destro del nazismo Hermann Göring, con una domanda feroce: ma siete proprio sicuri che oggi ci condannereste ancora?

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Dopo la puntata di Report in cui è emerso che il Ministero della Cultura avrebbe chiesto “lo scalpo di Stefano Massini”, lo scrittore risponde con un monologo in cui si parla di civiltà, inciviltà e per l’appunto proprio di scalpi.

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Stefano Massini, a un anno esatto dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni, ripercorre velocissimo in 180 secondi sfrenati tutto il suo anno presidenziale fra dazi, guerre, paci, attacchi ai nemici e follie assortite.

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Stefano Massini racconta il suo incubo notturno fra donne uccise a coltellate, autisti di pullman ammazzati da ultras del basket, ragazzi che celebrano Totò Riina e bombe sotto le auto dei giornalisti d’inchiesta…. E se non fosse un sogno?

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Stefano Massini fa un’agghiacciante asta immobiliare per piazzare 5 immobili semidistrutti di Gaza.

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“IO, PREMIO NOBEL” Stefano Massini raccoglie decine di affermazioni pubbliche di Donald Trump, e con quelle compone il discorso ufficiale del Presidente se vincesse davvero il premio Nobel per la Pace.

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Stefano Massini crea un monologo feroce mettendo insieme le più famose frasi del ministro israeliano Bezalel Smotrich, esponente dell’ultradestra noto per le sue posizioni disumane contro i palestinesi.

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Stefano Massini mette in fila alcune delle agghiaccianti affermazioni di Kirk, in un campionario di razzismo, culto della violenza e apoteosi delle armi. Massini tiene a sottolineare di condannare senza mezze misure l’omicidio dell’influencer americano, tuttavia è inaccettabile elargire la patente di martire della libertà a chi sostenga le mostruosità qui elencate.

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Stefano Massini torna sul caso Kirk, e immagina la lettera di uno scolaro alla maestra, dopo che questa ha illustrato sulla lavagna il suo pantheon dei martiri della libertà…

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Stefano Massini racconta il ritorno della guerra nella storia di un’umanità che dal 1945 aveva cercato di non ricadervi più. E Donald Trump cambia addirittura il nome del Pentagono in “ministero della guerra”.

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