80 anni da El Alamein - Episodio 1
di Carlo De Risio
Sono trascorsi 80 anni dal grande combattimento di El Alamein e Rivista Militare, con questo fascicolo speciale, vuole rinnovarne la memoria. Il ricordo è azione: è vita activa. Con questo obiettivo intendiamo omaggiare e commemorare i militari italiani che combatterono con eroismo una delle più terribili battaglie del secondo conflitto mondiale, nel mezzo del deserto nord africano, impari sin dall’inizio a causa degli sbilanciatissimi rapporti di forza. Il coraggio e la determinazione, infatti, non furono sufficienti di fronte alla schiacciante superiorità avversaria in tutti i settori: dal personale alle armi, dai mezzi ai materiali e ai rifornimenti. Il nostro Esercito a El Alamein affrontò una delle prove più dure di tutta la guerra, sacrificandosi con eroismo e dando prova di incredibile valore, riconosciutogli peraltro proprio dagli avversari britannici. Sebbene fossero dalla “parte sbagliata” rispetto alle forze Alleate, riteniamo però che queste pagine vadano conservate e tramandate così come il ricordo che si deve al grande sacrificio di tutti quegli esseri umani, nostri concittadini che inferiori per numero, mezzi e rifornimenti, stremati dalle condizioni ambientali proibitive, resisterono fino allo stremo all’impatto dell’Armata britannica. Per molti di noi lì c’erano i nostri nonni, i nostri padri, inquadrati nei Reparti, e, a loro volta quelli erano padri, figli, fratelli o mariti di qualcuno che li aspettava in Patria, quasi a ricordarci che, in fin dei conti, la guerra è anch’essa un fatto di famiglia. Il sacrificio dell’“Ariete”, sintetizza tutto questo nell’ultimo radiomessaggio del Generale Francesco Arena il 4 novembre 1942 alle 15:30: “Carri armati nemici fatto irruzione sud Divisione Ariete. Con ciò Ariete accerchiata, trovasi 5 km nord-ovest Bir-el-Abd. Carri Ariete combattono”. Non credo serva aggiungere altro.Questo fascicolo trae origine dal pregevole lavoro svolto dal Dott. Carlo De Risio, nostro collaboratore di lungo corso – che ringraziamo ancora una volta per la genuina disponibilità – e lo abbiamo integrato ed arricchito con un nuovo apparato iconografico e con una preziosa scheda di sintesi di tutti i Corpi, Reparti e specialità dell’Esercito che furono presenti in quelle difficili giornate – questo grazie alla costruttiva sinergia con i colleghi dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito; inoltre, abbiamo aggiunto il progetto di ricostruzione del campo di battaglia nelle vere zone dei combattimenti – grazie al Prof. Aldino Boldesan e al Sig. Walter Amatobene – e, infine, abbiamo impreziosito l’inserto con alcune interviste ai veterani, giovanotti nel 1942 e centenari oggi, cui va la nostra sentita riconoscenza. La lettura di questo fascicolo ci accompagnerà nelle terre d’Africa, in quei terribili e ad un tempo gloriosi giorni. Il testo è essenziale e scorrevolissimo, le foto e le carte a corredo sono molte e ben distribuite tali da rendere gradevole anche il solo sfogliarne le pagine.A perenne ricordo di quel sacrificio in Africa, proprio a q. 33, si trova il Sacrario Militare ideato da Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo che in quelle terre combatté alla testa del XXXI Battaglione Guastatori. “Patriota e combattente, missionario di umanità, ideatore ed artefice” queste le parole ai piedi del busto in suo onore là collocato. La figura di Paolo Caccia Dominioni è praticamente leggendaria (Rivista Militare gli ha dedicato un’opera di gran pregio editoriale): ingegnere, scrittore, disegnatore, veterano di due guerre mondiali, combattente in Africa Orientale, pluridecorato, più volte ferito e combattente tra le fila dei partigiani dopo l’armistizio. Non è tutto, però, perché egli decise di trascorrere molti anni della sua vita nella sabbia del deserto, al termine della II Guerra Mondiale, per ricercare i corpi dispersi dei militari di tutti gli schieramenti cui dare, possibilmente, un nome e degna sepoltura. Fu quest’ultimo suo lungo e gravoso impegno a valergli la Medaglia d’Oro al Merito dell’Esercito alla memoria. El Alamein, quindi, non è solo sinonimo di arditismo, ma pure di umana pietà e riconciliazione.