Antartide, 14 dicembre 1912. Tre piccole figure, una in fila all'altra, stanno attraversando il paesaggio antartico, tre puntini nel bianco sconfinato e silenzioso. Sono uno sciatore e due slitte trainate da cani, ognuna con il suo pilota.
Si muovono veloci, mentre il vento soffia a meno venti gradi sotto lo zero. Sono uno dei gruppi della spedizione australasiatica in Antartide, guidata dall'australiano Douglas Mawson, che adesso è accompagnato dal britannico Belgrave Ninnis e dallo svizzero Xavier Mertz.
Sono in viaggio da settimane, addentrandosi in una regione totalmente sconosciuta e inespolorata. E da settimane, si muovono nel gelo in colonna, separati da qualche decina di metri l'uno dall'altro. In testa procede Mertz con gli sci, al centro c'è Mawson con una slitta e in coda c'è Ninnis, con l'altra.
Procede tutto regolarmente fino a poco dopo mezzogiorno di quel giorno, quando Mertz si volta indietro, verso il fondo della colonna, e impallidisce. Mawson lo nota e a sua volta si gira, verso Ninnis. Gli cedono le gambe.
Dietro di lui ci sono solo le tracce lasciate dai pattini della sua stessa slitta. Ninnis, la seconda slitta e i sei cani che la trainavano sono improvvisamente spariti nel nulla.
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