Eccoci nella “Sala Torre Arsa”, qui avrò il piacere di raccontarvi dei tesori custoditi dalla Biblioteca Fardelliana: pergamene, preziosi manoscritti, incunaboli, cinquecentine, seicentine, settecentine; ma anche giornali e riviste d’epoca, carteggi di illustri personaggi trapanesi e pregevoli stampe antiche.
I primi testi scritti e redatti in forma di libro tramandatici dall’antichità sono i manoscritti o codici. Questi libri sono oggetti unici, scritti a mano da copisti e impreziositi da miniature. La Biblioteca ne custodisce ben 446.
La maggior parte di essi proviene dalle disciolte corporazioni religiose e tra questi spiccano cinque Chorali databili intorno alla seconda metà del XVI secolo e provenienti dalla Chiesa di San Domenico di Trapani.
Il Chorale più bello è l’Antifonario Officina propria tempòrum, restaurato nel 2020. Si tratta di un manoscritto di grosso formato realizzato in pergamena, un materiale scrittorio molto prezioso e resistente, ricavato dalla pelle di animale. Prima dell’arrivo in Europa della carta, tutti i manoscritti erano su pergamena. L’Antifonario è un libro che raccoglie tutti i canti della liturgia delle Ore, preghiera ufficiale della Chiesa Cattolica. Questo libro liturgico veniva poggiato su un leggio davanti al coro, ed era a disposizione del Cantore, il frate che conduceva la parte di liturgia che prevedeva appunto la preghiera tramite il canto gregoriano. Un particolare che impreziosisce il manoscritto è la presenza di bellissime lettere miniate tra cui una “R” in oro e altre in rosso e azzurro. Tra queste spicca per bellezza e per significato una “P” che presenta un galeone a gonfie vele bianche con una bandiera rossa distinta da una croce bianca su ciascuno dei due alberi. La lettera nasce da un ramo di corallo e presenta un mascherone al curvilineo superiore di destra. Un vero e proprio affresco che sembra far riferimento alla nostra città, terra di mare e di corallo.
Tra i codici miniati più importanti, per bellezza e pregio artistico, sono da ricordare due Libri d’Ore, databili tra il XIV e il XV secolo. Si tratta di libri di preghiere da recitare durante le ore della giornata. Sono piccoli capolavori, vere e proprie opere d’arte, spesso offerte come dono di nozze e appartenenti a una ristretta élite.
Un rarissimo manoscritto custodito in Fardelliana è un’opera in lingua ebraica, “La Luce dell’intelletto” di Abū l-’Āfiya, scrittore e mistico spagnolo del XIII secolo. In esso sono racchiusi gli insegnamenti della cabala, misteriosa disciplina che tramanda dottrine esoteriche e mistiche.
Continuando il nostro viaggio, arriviamo ad un momento rivoluzionario nella storia dell’umanità. Siamo in Germania nella metà del ‘400 quando Johannes Gutenberg, un giovane orafo inventò la stampa a caratteri mobili trovando così un modo per rendere più veloce ed economica la produzione dei libri e facilitarne la diffusione. I libri stampati con la nuova tecnica tra il 1455 e il 1500 sono chiamati incunaboli, dal latino umanistico incunabulum, che rimanda al termine “culla”, a indicare i primi prodotti della stampa che conservano ancora elementi tipici del manoscritto, spesso infatti questi primi libri a stampa continuavano ad essere decorati a mano con miniature e disegni. Io ho donato i miei incunaboli alla Fardelliana che ne possiede oggi 125, di vario contenuto. Un esemplare molto prezioso è la Historia naturalis di Plinio il Vecchio stampato a Venezia da Nicolas Jenson nel 1472.
Un’altra tappa del nostro viaggio nel tempo ci porta a Venezia alla fine del XV secolo quando Aldo Manuzio, nella sua bottega tipografica, rivoluzionò il modo di realizzare i libri rendendoli maneggevoli, con caratteri eleganti, corredati da frontespizio e da indice, simili a quelli che oggi ci troviamo tra le mani. Il formato piccolo dei libri, l’invenzione del corsivo e l’utilizzo della punteggiatura rese i testi più fruibili e comprensibili e dal quel momento leggere divenne anche un piacere a cui dedicarsi nel silenzio dell’intimità. Anche in Fardelliana possiamo trovare testi stampati da questo celebre tipografo, recanti la sua marca: la celebre ancora con delfino. Le edizioni a stampa del XVI secolo possedute dalla biblioteca sono circa 700.
Una preziosissima cinquecentina è la Divina Commedia di Dante Alighieri con il commento di Cristoforo Landino e Alessandro Vellutello, stampata a Venezia nel 1578. Altra bellissima cinquecentina è l’edizione del 1577 dell’opera di Giovanni Mario Verdizzotti Cento favole morali, in cui vengono riportate tutte le più belle favole di autori greci, latini e di scrittori in lingua volgare, donata proprio da me.
In Fardelliana si conserva anche una preziosa e cospicua raccolta di stampe ed incisioni antiche. Tra queste ricordiamo le opere dell’illustre architetto e incisore veneziano del ‘700 Giovanni Battista Piranesi, stampate in Francia tra il 1836 e il 1839, e donate alla città dal politico trapanese Nunzio Nasi. Si tratta di 1180 acqueforti tra cui anche delle bellissime vedute di Roma, ancora intatte e splendide, raccolte in 20 volumi.
Ma il nostro viaggio nel patrimonio della Fardelliana vi riserverà altre sorprese.