Abdullah Öcalan, leader del PKK, il partito kurdo di ispirazione marxista nato nel 1978, ha annunciato la deposizione delle armi, dichiarando che non “c’è alternativa alla democrazia”. Lo storico messaggio è stato letto in una conferenza stampa a Istanbul da politici del partito filo-curdo Dem, poiché, come è noto, dal 1999 il leader del partito sconta un ergastolo nel carcere di massima sicurezza di Imrali. Il cambio di linea, con cui Öcalan aspira a mettere fine al conflitto armato che da decenni contrappone il popolo kurdo all’esercito turco, va inquadrato nella nuova collocazione di Ankara sullo scacchiere geopolitico internazionale: la Turchia ha ospitato il secondo round di colloqui tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina, ponendosi così come cerniera tra Occidente e Oriente. Inoltre, dopo la deposizione e l’esilio di Bashar al Assad, Erdogan ha acquisito una massiccia influenza sulla Siria. Byoblu approfondisce questi temi con il documentarista ed esperto di politiche del Mediterraneo, Michelangelo Severgnini.