Ha solo 19 anni, ma parla già con la maturità di chi ha macinato strada, sacrifici e chilometri. Juan Rodríguez, per tutti Juanchi, protagonista del recente debutto in maglia rossoblù, si è aperto in una lunga intervista sui canali ufficiali del Cagliari.
Ne emerge il ritratto di un ragazzo cresciuto a pane e calcio, che vede nella Sardegna non solo una tappa, ma un vero punto di partenza.
Le radici: famiglia, sacrifici e un pallone sempre tra i piedi
Per Rodríguez tutto inizia prestissimo. “A tre anni ero già in campo con l’Huracán di San Ramón,” racconta. Una passione totalizzante, nata in famiglia e cementata dal supporto di chi gli era più vicino.
Il legame più forte? Quello con il nonno: “È stato come un secondo padre. Quando i miei non potevano accompagnarmi, lui c’era sempre. Senza di lui non sarei arrivato fin qui.”
La scuola resta sullo sfondo: il calcio è una calamita irresistibile. “Appena avevo un momento libero correvo a giocare. Studiare non mi entusiasmava… pensavo solo al pallone.”
Dal Peñarol all’Europa: gli allenatori e i modelli
La sua crescita passa attraverso figure decisive:
Il padre, primo allenatore e primo riferimento;
Serafín García, cardine della sua formazione al Peñarol;
Jackson Viera, che lo lancia in Primera División;
Il tecnico del Boston River, che lo guida nelle prime vere battaglie tra i grandi;
Diego Aguirre, fondamentale nel suo ritorno al Peñarol.
Tra i modelli, due connazionali che incarnano il DNA uruguaiano:
“Da piccolo guardavo Godín, ora seguo Giménez. Mi piace come marca, come si muove, come domina il gioco aereo.”
E in Europa? L’ammirazione va a Van Dijk: “Tempismo incredibile.”
L’impatto col calcio europeo: un mondo da scoprire
Il salto in Europa, dice Juanchi, “non è semplice”. Ritmo più elevato, maggiore intensità, pallone che viaggia a velocità superiore.
Ma l’ambientamento è immediato grazie alla colonia uruguaiana in Sardegna: “Dal primo giorno mi hanno fatto sentire a casa. Lopez mi ha accolto benissimo, Nández è stato un punto di riferimento. Qui tutti gli uruguaiani hanno fatto bene: questo mi ha dato sicurezza.”
Il trasferimento è stato un tuffo nel vuoto, ma ben ponderato: “Quando ho sentito il nome del Cagliari, ho pensato a quanti connazionali hanno brillato qui. Non ho avuto dubbi. Anche la mia famiglia era felicissima.”
E Cagliari lo ha subito adottato: “La città è tranquilla e la gente è affettuosa. Ti ferma, ti saluta, ti incoraggia: ti riempie il cuore.”
Il debutto col Napoli: “Un sogno costruito da anni”
Il primo passo ufficiale in Serie A arriva contro il Napoli, in uno scenario da brividi. “Quando ho saputo che avrei debuttato, ho sentito un orgoglio immenso. Ho ripensato a tutto: agli allenamenti da bambino, ai sacrifici, alla mia famiglia. Entrare in campo in uno stadio così, contro una grande squadra, è stato un sogno.”
La vittoria contro la Roma, poi, ha reso tutto più speciale: “Ero stato tante volte in panchina a guardare. Ora toccava a me. Dovevo essere pronto.”
Il messaggio ai tifosi: “Continuate a credere in noi”
Rodríguez conclude con un ringraziamento sincero e maturo: “Grazie a tutti per il sostegno. È fondamentale per noi. Continueremo a difendere questi colori con tutto quello che abbiamo.”
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