Carceri: fatemi vedere i vostri bilanci! Dagli stanziamenti in bilancio si comprende la volontà del Parlamento per un’esecuzione penale costituzionalmente orientata. Oggi (e da decenni) registriamo uno stanziamento monstre per i 189 istituti penitenziari e uno irrisorio per le pene alternative. Radio Leopolda ne parla con il Prof. Salvatore Aleo, ordinario di Diritto Penale e Criminologia all’Università di Catania da un mese in pensione.

Come è morto Stefano Dal Corso nel carcere di Oristano il 12 ottobre del 2022? Si è davvero suicidato o è morto per altre cause? Con Radio Leopolda torniamo a parlare di questa vicenda perché il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto all’interrogazione del deputato di Italia Viva Roberto Giachetti. La risposta del Ministro è concorde con quanto rilevato sia dall’Autorità Giudiziaria che dall’Amministrazione penitenziaria: fu suicidio. Fu suicidio talmente evidente da non richiedere l’autopsia più volte avanzata dalla difesa della famiglia e sempre rigettata dall’A.G... Il Ministro non risponde però a questa domanda posta da Giachetti: in quanti casi di suicidio in carcere di questo 2023 l’esame autoptico non è stato eseguito? C’è chi sostiene che dovrebbe essere obbligatorio, ma il Ministro è chiaro: la legge non ce lo consente perché è a discrezione dell’AG che lo dispone “in ragione delle specifiche circostanze del caso concreto”. Nel caso della morte di Stefano non ci sono per l’AG (e per il Ministro) elementi di sospetto.
Il caso è stato comunque riaperto a seguito dell’istanza presentata dalla sorella di Stefano, Marisa che ha prospettato ulteriori elementi sulla vicenda. Nella risposta all’interrogazione c’è anche una singolarità che va evidenziata: come mai a pagina 3 si parla di DUE decessi? Un altro detenuto, oltre a Stefano, è morto e non se ne sa alcunché? Di tutto questo parliamo con l’Avv. Armida Decina, difensore della famiglia di Stefano… già perché questa triste storia ancora non si è conclusa con una verità convincente.

Passi indietro dell’esecuzione penale, carceri sempre più luoghi di violazione della legalità costituzionale, il “pacco” sicurezza del Governo. “Si entra in carcere perché si è commesso un reato, si esce a fine pena come vittima per i trattamenti inumani e degradanti subiti”. Conversazione con il Dott. Samuele Ciambriello, garante delle persone private della libertà in Campania e coordinatore dei garanti locali a livello nazionale.

Conversazione con il Dott. Enzo Musolino, responsabile del Centro Studi Filosofici “Aldo Capitini” di Reggio Calabria. Il tema è “nonviolenza e Pacchetto Sicurezza del Governo Meloni”. Si discute dell’introduzione del nuovo reato di rivolta in carcere (anche quando si tratti di resistenza passiva) e della nuova norma, esplicitamente rivolta alle donne incinte di etnia rom, di rinvio facoltativo dell’esecuzione della pena (era obbligatorio anche sotto il fascismo). Con Musolino, Bernardini parla anche della necessità della ripresa della lotta nonviolenta per interrompere lo stato di illegalità delle carceri italiane.

Carcere come comunità: conversazione con il Dott. Massimo De Pascalis, ex Vicecapo del DAP, direttore di numerosi istituti penitenziari (tra i quali Perugia, Spoleto, Terni, Rebibbia NC, Trapani), Provveditore regionale, Direttore Generale del Personale e della Formazione.
Subito fuori chi deve scontare pene entro i 18 mesi, pieno accordo con le proposte NTC-Giachetti sulla liberazione anticipata; riflessioni sul ruolo delle istituzioni locali che dovrebbe essere centrale nel reinserimento delle persone detenute.

Con l’avvocato Armida Decina questa settimana raccontiamo la storia di un detenuto che sta vivendo una vera e propria via crucis per potersi curare. Aniello Falanga (questo è il suo nome) ha 64 anni ed è affetto da un carcinoma alla prostata trattato chirurgicamente e recidivante. Il suo magistrato di sorveglianza (di Roma) è arrivato ad accusarlo di evasione mentre era a casa a curarsi (reato successivamente archiviato dal GIP di Napoli) e a revocargli la semilibertà di cui beneficiava da dieci anni senza mai aver avuto un richiamo, visto che il suo comportamento è sempre stato irreprensibile e pieno di encomi. Fatto sta che Aniello Falanga è stato rispedito in carcere dove, a detta della stessa amministrazione penitenziaria, non può ricevere le cure che gli sono necessarie. In Italia, diceva Marco Pannella, non abbiamo la pena di morte ma sovente si rischia di morire “per pena”, nonostante la nostra Costituzione garantisca a tutti senza esclusione il diritto alla salute.

Lavoro per i detenuti in carcere e fuori: conversazione con Flavia Filippi, giornalista dei TG La7, che ha fondato l’associazione “Seconda Chanche”, trovando lavoro in un anno e mezzo a 230 detenuti ed ex detenuti. E’ un fiume in piena, una che non si arrende di fronte ai “no” e che con testardaggine ed entusiasmo è riuscita a coinvolgere commercianti ed imprenditori grandi, medi e piccoli. Si è fatta forte della Legge Smuraglia che prevede importante sgravi fiscali a chi assume detenuti e di quanto prevede l’Ordinamento penitenziario che, all’art. 15, individua il lavoro come uno dei fattori essenziali del trattamento ai fini del reinserimento sociale.

Conversazione con l’ex senatore Pd Roberto Rampi sullo stato disastroso delle nostre carceri e il valore della proposta di Roberto Giachetti e Nessuno Tocchi Caino per abbattere il sovraffollamento.

Conversazione con il Prof. Pasquale Bronzo, Associato di Diritto Processuale Penale presso la Facoltà̀ di Giurisprudenza dell’Università di Roma - La Sapienza.
Sovraffollamento, deficit degli organici dei direttori, degli educatori, degli agenti di polizia penitenziaria, del personale amministrativo: il “sistema penitenziario” non regge, soprattutto se pensiamo, come fa il Prof Bronzo, alle sue finalità costituzionali che sono quelle di una privazione della libertà che non degeneri in trattamenti contrari al senso di umanità e che persegua la finalità rieducativa e risocializzante del condannato. L’analisi dei dati e la validità delle proposte di legge “Giachetti” sulla liberazione anticipata “speciale” e sulla implementazione di quella ordinamentale. Il valore delle pene e misure alternative al carcere.

Conversazione con l’Avv. Armida Decina sulla morte nel carcere di Stefano DAL CORSO avvenuta un anno fa, il 12 ottobre 2022, nel carcere di Massama ad Oristano. La Procura ha fin dall’inizio negato l’autopsia sul corpo del povero Stefano ritenendo che il decesso fosse stato causato con certezza da un suicidio per impiccagione. Ma la sorella Marisa ha da subito dubitato della morte per suicidio per tutta una serie di elementi incongruenti acquisiti prima e dopo la morte del fratello. L’Avvocato Armida Decina, difensore della famiglia, nonostante le ripetute archiviazioni della Procura delle istanze che richiedevano l’esame autoptico, è pochi giorni fa riuscita a far riaprire le indagini. Roberto Giachetti, sulla vicenda, ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia Nordio. NB: anche in questo caso, le telecamere a circuito non hanno funzionato e non è stato possibile acquisire i filmati.