Quando riesci ad avviare un progetto d’impresa, che ti realizza come imprenditore, avveri un sogno che hai coltivato per anni. Se poi hai anche il coinvolgimento della famiglia, quel sogno può diventare intergenerazionale. Ma, al tempo stesso, può trasformarsi in una trappola: la trappola del fondatore, che ti impedisce di assicurare la continuità dell’impresa perché tutto dipende da te. Se vuoi garantire un futuro solido alla tua “creatura” devi lasciare spazio affinché gli altri acquisiscano le competenze e le autonomie per gestirla. È il processo di professionalizzazione, come lo chiamiamo in FBU, che coinvolgendo figli o manager permette di iniziare un percorso di delega e di strutturazione delle responsabilità. Ma questo non è facile, vuol dire crescere su un piano che non è più quello operativo ma quello dell’indirizzo e della supervisione, per poi lasciare anche quello per una guida ancora più indiretta e carismatica.Vuol dire lavorare soprattutto sulla propria consapevolezza, sulla gestione del proprio ego, sulla capacità di lasciar andare che non è mai facile, men che meno se hai avuto per tutta la vita un ruolo attivo e responsabilità dirette. Spesso i consigli son difficili da accogliere, può essere più utile l’esempio di qualcun’altro prima di te per intraprendere quel difficile cammino.Questo è ciò che accade a Gio, imprenditore visionario ultrasettantenne che, pur con molte resistenze capisce che i consigli del suo consulente possono indicare davvero la strada giusta. Un viaggio di governo del cambiamento che condurrà il protagonista a traghettare la sua storica azienda, la sua “creatura” verso un nuovo futuro. Emanuele Lumini, commercialista ed esperto di imprese familiari, da tempo dedica le sue energie per facilitare le imprese familiari e le famiglie imprenditoriali nel delicato percorso d’uscita dalla trappola del fondatore e ha trovato la giusta chiave per raccontarlo con la formula della business novel, pubblicando con Guerini “La regola di Gio”.