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Non esiste consumo etico dentro il capitalismo.
Il Savvy Games Group possiede ad oggi il 10% di Nexon, il 9% di EA, l’8,3% di Embracer, il 7,5% di Nintendo, il 5% di Capcom e una quota non meglio specificata in TakeTwo. Sì, quelli di GTA.
E l’Arabia Saudita non è l’unico Stato Canaglia che sta vomitando soldi nei videogiochi.
La Cina negli ultimi anni ha comprato tantissime Proprietà Intellettuali occidentali, con Tencent che per esempio è il 100% di Riot Games, il 40% di Epic (e quindi sia di Unreal Engine, l’engine più usato nel gamedev, che di Fornite, il gioco più giocato nell’industria) e il 16% di From Software.
A dirla tutta non è che in occidente siamo più puliti: Microsoft è uno dei più grandi complici di Israele, Valve non ci ha pensato due volte a censurare un bel po’ di videogiochi per non avere problemi con VISA e Mastercard e continuare a far soldi.
Fuori dai videogiochi, Amazon ha ridotto un sacco di gente in condizioni molto simili alla schiavitù.
Cosa dovrebbe Eric Kripke, il produttore di The Boys, accettare i loro soldi e usarli per criticare Amazon paragonandola alla Vought oppure rinunciare alla possibilità di far ascoltare il suo messaggio in nome di una superiorità morale molto bella sulla carta, ma molto inutile nel mondo reale?
Cosa dovrebbero fare gli Hideo Kojima, i Sam Lake, i Fumito Ueda a cui Epic sta permettendo di lavorare al suo prossimo gioco pagando le spese e mantenendo il pieno controllo creativo?
Ogni volta che si sceglie di sviluppare un videogioco si firma un patto col diavolo.
Ma se basta questo per cancellare i messaggi contenuti in un’opera allora il capitalismo ha già vinto.
E non è di conforto che l’abbia fatto usando i cheat.