“Non avrei creduto che arrivasse il giorno in cui avrei dovuto difendere l’Ucraina dagli Stati Uniti “, le parole del Presidente della Repubblica tedesco Steinmeier descrivono perfettamente il momento storico che stiamo vivendo. Decenni di relazioni internazionali, di alleanza tra Europa e Stati Uniti, messi in discussione dopo poche settimane di presidenza Trump. Questa crisi diplomatica, e non solo, non poteva arrivare in un momento peggiore della storia recente e nessuno poteva immaginare che Europa e Stati Uniti non si sarebbero trovati dalla stessa parte. In Ucraina le persone soffrono da tre anni, la guerra ha stremato questo paese e adesso, come se non bastasse, anche trovarsi in mezzo a questa convergenza di interessi tra Russia e Stati Uniti, per spartirsi commercialmente e politicamente l’Europa, ci lascia attoniti. Ne parliamo con Fabrizio Fiori da Kiev.

Qui si fa l’Europa o si muore!
Sapevamo tutti che l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti avrebbe portato dei grandi cambiamenti negli equilibri geopolitici mondiali, ma nessuno si sarebbe mai immaginato fino a che punto. Abbiamo vissuto per decenni nella bolla di un equilibrio internazionale basato sull’alleanza tra Europa e Stati Uniti, con il resto del mondo sul fronte opposto, oggi ci troviamo, invece, quella bolla scoppiarci tra le mani vedendo l’America coalizzarsi con la Russia di Putin per seguire esclusivamente i propri interessi, prescindendo da quel rigore etico che i fatti della storia aveva imposto su tutti noi. Ne parliamo con Massimo Ungaro, presidente di Italia Viva Mondo ed ex parlamentare della Repubblica italiana.

Poteva essere come la Breccia di Porta Pia, che invece di segnare una definitiva unificazione, avrebbe però potuto significare per le forze di estrema destra, il varco per procedere nell’estensione della marea nera sull’Europa. Non è stato così. Le elezioni in Germania hanno, al contrario, dato un chiaro segnale a chi aveva lanciato un’ Opa sul nostro continente dagli Stati Uniti e dalla Russia; e hanno palesato che i cittadini europei sono pronti a difendere la loro democrazia con i mezzi che le nostre Costituzioni ci hanno messo a disposizione: l’espressione della loro libera volontà tramite il voto. In Germania l’84% della popolazione si è recata alle urne e ha deciso che il prossimo cancelliere sarà Friedrich Merz, dei cristiano democratici della CDU/CSU, il partito di Angela Merkel e Helmut Kohl; sarà necessaria una coalizione, ma tutti i partiti sono concordi che dal governo saranno esclusi i neonazisti di Alternative für Deutschland. Ne parleremo con Anna Paola Concia da Francoforte.

Qualche giorno fa su Il Foglio Anna Paola Concia e Alessio Di Giorgi esprimevano una preoccupazione condivisa da una parte del mondo progressista: il rischio che l’eccessiva frammentazione delle battaglie per i diritti possa allontanare il sostegno dell’opinione pubblica generale e fornire terreno fertile ai movimenti reazionari. In passato, la lotta si concentrava su diritti considerati universali, oggi, alcune rivendicazioni, si concentrano su questioni identitarie più specifiche, la fluidità di genere, fino ad arrivare agli estremismi dell’ideologia woke, come l’uso di un terzo genere nel linguaggio o la creazione di terzi bagni. Questa deriva sta rischiando di alienare il consenso di parte della società civile, che oggi fatica a comprendere il senso di doversi spingere sempre più al limite delle proprie rivendicazioni. L’argomento è complesso e tocca una questione centrale nei movimenti progressisti di tutto il mondo: fino a che punto questa radicalizzazione del dibattito sull’identità di genere sta danneggiando la lotta per i diritti civili? Ne parliamo con Anna Paola Concia.

Durante la cerimonia d’insediamento del 47esimo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in prima fila, erano schierati, accanto ai componenti del nuovo governo, i CEO di Meta, , Washington Post / Amazon, Google, Tik-Tok, Apple; se aggiungiamo che il CEO di X / Tesla / SpaceX / Starlink sarà lui stesso parte dell’esecutivo, la preoccupazione che Joe Biden ha espresso durante il suo discorso di commiato, che l’America con Trump era caduta in mano ad un consiglio d’amministrazione di oligarchi, diventa una preoccupazione di tutti. E l’Europa cosa fa? Come pensa di reagire e di strutturarsi,  per non essere soffocata tra Stati Uniti e Cina? E come pensa di proteggersi dalla manipolazione dell’informazione con tutti i padroni della comunicazione mondiale alla corte di Donald Trump? Ne discutiamo con Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva, che per la sua storia professionale e politica, è un esperto di politica estera. 

Domenica 26 gennaio 2025 Jannik Sinner, 23 anni da Sesto Pusteria, ha vinto gli Australian Open, il suo terzo torneo del Grande Slam compiendo un’impresa che non è mai riuscita a nessun tennista italiano prima e continuando a scrivere la storia del nostro sport.  Questo ragazzo è un fenomeno sia sportivo che sociale: con il suo talento e la sua grazia sta cambiando la percezione dell’eroe sportivo, ma soprattutto sta cambiando lo stereotipo dell’italianità nel mondo, portando al nostro paese un “rebranding” inaspettato. Oltre a questo si stanno aprendo opportunità lavorative importanti per i giovani, che con lo sviluppo del tennis possono prendere in considerazione nuove carriere. Ne parleremo con il nostro ospite, Giacomo Zurletti, un giovane allenatore di 24 anni, che racconterà di queste opportunità e della sua carriera di successo in giro per il mondo