Se all'inizio degli anni Novanta vi fosse capitato di visitare il Witzli-Poetzli cafè di Anversa, situato proprio dietro la Cattedrale, avreste incrociato con buona probabilità un giovanissimo laureato in design industriale, impegnato a discutere con i suoi amici di temi quali la freschezza della moda belga di Helmut Lang o l’approccio rivoluzionario di Martin Margiela.
Il suo nome è Raf Simons e proprio in quel periodo stava svolgendo uno stage presso l'ufficio dello stilista Walter Van Beirendonck, uno dei cosiddetti “Antwerp Six”.

È il 2008 e allo Staples Center di Los Angeles c’è grande attesa per l’inizio della premiazione dei Grammy, che quell’anno registrano la loro edizione numero 50.
L’esibizione più attesa è senza dubbio quella di Kanye West assieme ai Daft Punk, il duo mascherato e chiacchieratissimo che per la prima volta si mostra agli Oscar della musica.
Durante la performance, Kanye emette delle vibrazioni color neon, che seguono il suono e lo rendono ancor più tangibile.

C’è stato un momento nel quale, prima di iscriversi alla Royal Academy di Anversa, Demna Gvasalia immaginava la propria carriera nella finanza.
Si era appena laureato in economia all'Università di Tbilisi, capitale della Georgia, il Paese nel quale nasce nel 1981 da una famiglia cristiana ortodossa, costretta a fuggire dal conflitto georgiano-abkhazo che ha martoriato per anni la loro città.
Oggi, vent'anni dopo, è uno dei designer più influenti e controversi di tutto il fashion system, ed è sufficiente pronunciare il suo nome – Demna – per generare tra gli appartenenti alla fashion industry un sentimento di familiarità e profonda ammirazione.

Nel 1980 Milano è un luogo a parte rispetto alla metropoli di oggi e viaggia ancora anni luce distante dal ruolo centrale che attualmente ha sulla scena internazionale.
Le opportunità di lavorare nel mondo della moda sono poche e rare, e i mostri sacri del settore – prevalentemente figli dell’haute couture - osservano sospettosi la galassia nascente dello streetwear.
In quell’anno, che traghetta gli sfavillanti seventies verso “la Milano da bere”, nasce Francesco Ragazzi.
Uno scenario del genere avrebbe scoraggiato i più, ma è proprio il suo spirito appassionato e combattivo che spinge questo giovane astro nascente del fashion design a non accontentarsi e a voler imporre la propria visione estetica anche al di fuori dell’Italia.

Scollo rotondo, maniche corte e due ali nella parte superiore: tutti conoscono la grafica di una delle tee più famose al mondo.
Ma in pochi – forse – conoscono realmente la storia dell’uomo che l’ha creata, fondatore di uno dei brand più prolifici di tutta l’era dello streetwear: Marcelo Burlon.
Il giovane Burlon nasce nella regione della Patagonia argentina, un’area famosissima per il suo patrimonio culturale e il forte legame con gli indigeni Mapuche, che hanno avvicinato Marcelo alle loro radici e ai simboli esoterici della sua terra.
L'influenza di questi elementi si svilupperà lungo tutto il percorso del designer, dentro il quale spesso incorpora elementi ispirati ai Mapuche e alla rigogliosa natura del Sud America

Nato a Sacramento, in California, Jerry Lorenzo sapeva di essere destinato a fare qualcosa di grande.
Suo padre - Jerry Manuel Lorenzo - era un giocatore di baseball professionista ed ex allenatore, e la loro famiglia si trasferiva spesso negli Stati Uniti per stare assieme.
Dopo aver conseguito una laurea presso la Florida A&M University, Jerry Lorenzo torna a Los Angeles. Mentre perseguiva il suo MBA alla Loyola Marymount, la sera assaggia per le prime volte la vendita al dettaglio, lavorando part-time nel negozio di un brand streetwear in forte ascesa, Diesel.
Dopo essersi laureato e aver lasciato Diesel, inizia a lavorare – sulle orme del padre – nel team marketing dei Los Angeles Dodgers. In questo ruolo, riesce a conciliare la propria conoscenza del baseball con l’esperienza nelle vendite.
Nel 2008 Jerry decide di tornare in California e diventa un organizzatore di feste di successo, chiamate JL Nights, che iniziano ad attirare celebrità e stilisti come Virgil Abloh di Off-White - al quale già abbiamo dedicato ampio spazio - e il rapper Kid Cudi.
Nello stesso periodo inizia a gestire il management del giocatore di baseball Matt Kemp dei Dodgers, concentrandosi soprattutto sulla sua immagine pubblica e sul suo stile. 

A San Francisco, il paradiso dell’underground e della gentrificazione, nasce Heron Preston, figlio di un agente di polizia che incoraggia molto la sua istruzione e lo manda a studiare a New York. Dalla California alla Grande Mela, è proprio qui che la sua vita prende una svolta decisiva.

Proprio in questa città inizia a produrre magliette "bootleg" ricoperte di loghi aziendali, che vende poi su Instagram e che gli permettono di farsi conoscere dentro e fuori all’industria della moda americana, fino ad arrivare a sfilare nel 2017 nella prestigiosa Fashion Week di Parigi con il proprio marchio omonimo.

In questo episodio di JUMP. Il grande salto, il nuovo podcast in esclusiva su QF Lifestyle, scopriamo la storia di Heron Preston e del suo brand omonimo.

È il 1989 quando un misterioso poster appare nelle strade di New York City. Nel giro di alcune ore ne seguono altri e pochi giorni dopo l’intera città è tappezzata di messaggi subliminali che esortano le persone a “obbedire”.

Dietro questa iconica azione di guerrilla c'è Shepard Fairey, un'artista appassionato di graffiti e di sottoculture, il quale da vita nel giro di pochi anni ad un brand di abbigliamento indipendente - Obey - che, dopo aver guadagnato popolarità nel mondo underground, inizia la sua scalata anche nel mondo dello streetwear.

In questo episodio di JUMP. Il grande salto, il nuovo podcast in esclusiva su QF Lifestyle, scopriamo la storia di Shepard Fairey e del suo brand Obey.

Virgil Abloh è la più completa personificazione del sogno americano: da un piccolo centro americano di 150mila abitanti, ha scalato da solo e senza aiuti l’industria del fashion.

Tutto inizia dalla progettazione di magliette in una tipografia di Chicago, prosegue con le collaborazioni assieme a Kanye West, l'apertura di una boutique chiamata Pyrex Vision, fino alla fondazione del brand Off-White, proclamato da Lyst nel 2018 come il brand più hot del mondo.

In questo episodio di JUMP. Il grande salto, il nuovo podcast in esclusiva su QF Lifestyle, scopriamo la storia di Virgil Abloh e del suo brand Off-White.

James Jebbia è un ragazzo inglese come tanti: appassionato di cultura undergound, ascolta i T. Rex e David Bowie, lavora in una fabbrica e spende i propri risparmi per andare a Londra a comprare vestiti. Nel 1994 decide di fondare il proprio brand - Supreme - e inizia la sua scalata allo streetwear da un piccolo negozio di Lafayette street, nel centro di Manhattan.

Supreme ha cambiato oggi per sempre il volto della moda: responsabile del predominio dello streetwear e caposcuola dell’era delle collab, l'iconico marchio di James Jebbia ha aperto la strada a quella che può essere considerata la moda dell’hype.

In questo episodio di JUMP. Il grande salto, il nuovo podcast in esclusiva su QF Lifestyle, scopriamo la storia di James Jebbia e del suo brand Supreme.