Pensate all'ultima volta che vi siete arrabbiati nel traffico. Il semaforo che diventa rosso proprio quando state per passare.
L'automobilista che vi taglia la strada. Il navigatore che vi fa fare un percorso più lungo.
Ora, immaginate Marco Aurelio, l'imperatore-filosofo, seduto accanto a voi.
Con la sua calma proverbiale, vi direbbe: "Stai soffrendo per cose che non controlli. È come arrabbiarsi con la pioggia perché bagna."
Questa è la prima, fondamentale lezione stoica: la dicotomia del controllo.
Epitteto, che da schiavo divenne uno dei più grandi maestri di filosofia, la esprimeva così: "Alcune cose dipendono da noi, altre no." Semplice? Apparentemente sì. Rivoluzionario? Assolutamente.
Le neuroscienze moderne ci mostrano perché questo principio è così potente.
Quando ci concentriamo su ciò che non possiamo controllare, attiviamo l'amigdala, il nostro centro della paura e dell'ansia. È come se il nostro cervello primitivo gridasse: "Pericolo! Pericolo!" Ma non possiamo combattere il traffico con una clava.
Al contrario, quando spostiamo l'attenzione su ciò che possiamo controllare - la nostra reazione, il nostro atteggiamento, le nostre azioni - attiviamo la corteccia prefrontale, la sede del pensiero razionale e della regolazione emotiva. È come passare dal pilota automatico al controllo manuale.