Il progettista di Ponte Dante sarebbe stato Gasparre Petrovich, un giovane dalmata tenente del Genio delle truppe napoleoniche. Ponte Dante è noto per la stele che lo orna, opera dello scultore originario di Ceneda Luigi Borro. Su di essa sono riportate alcune parole riprese dal canto X della Divina Commedia di Dante Alighieri. Il poeta, attraverso Cunizza da Romano, sorella del più noto Ezzelino, parla delle future rovine e del dispotismo dei potenti cui sarà sottoposta la città di Treviso. Dante soggiornò per qualche tempo a Treviso ed è curiosa la decisione di porre in Paradiso un’appartenente alla “demoniaca” famiglia dei Romano. Fra i personaggi demandati a rinnovare la situazione del mondo, Alighieri parla di un veltro, cioè un cane particolare. Cani del Signore, infatti, si denominavano gli appartenenti all’ordine dei Domenicani: all’epoca del sommo poeta c’era stato un papa proveniente da quell’ordine, Benedetto XI, originario appunto di Treviso, che fu assassinato mentre tentava di spostare la sede del papa da Roma alla sua città natale, per sottrarla a tutta una serie d’ingerenze. La sua morte pose i Papi ad Avignone, sotto il controllo del re di Francia. Fra i sospettati dell’assassinio di Benedetto XI vi erano gli appartenenti alla casata dei da Camino, signori di Treviso, che sicuramente non avrebbero gradito trovarsi il papa alle calcagna.
(© Editoriale Programma - Giovanni Golfetto)