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In questo episodio ripercorriamo i momenti della storia in cui dittatori diversi, in posti diversi del mondo e in contesti differenti, hanno avuto la stessa idea: usare lo sport come uno strumento di propaganda.
Dalle Olimpiadi di Berlino del 1936 di Hitler ai Mondiali di calcio del 1934 di Mussolini, passando per Videla e l'Argentina, il Brasile e Pelé fino a Mobutu in Zaire, per molti uomini di potere lo sport ha rappresentato qualcosa da sfruttare e modellare a proprio piacimento: lo sport permette di rafforzare il consenso interno attraverso i grandi successi, così come migliorare la propria immagine internazionale ospitando grandi eventi, come Olimpiadi e Mondiali, e ottenendo importanti risultati.
Tantissimi Dittatori della storia hanno provato a sfruttare lo sport come un ulteriore emanazione di se stessi e del proprio potere, facendo passare il messaggio che ogni vittoria, ogni bella prestazione, fosse merito suo e del paese che ha costruito.
Un'ambizione figlia della volontà di apparire migliori e nascondere, dietro qualche successo, il sangue e le torture dei propri regimi. E questo perché lo sport è troppo importante per essere ignorato, ma è anzi meglio sfruttarlo, al fine di esaltare il proprio potere, come anche reprimere il dissenso.
E poi le altre storie: i problemi e dubbi attorno alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, come anche sul Mondiale per Club Fifa e sul Mondiale di ciclismo in Rwanda; l'Italia agli Europei di Atletica, Trump vs Trans e Canada vs USA.
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