Sarah Lynn Milgrim, giovane ebrea americana e Yaron Lischinsky, cristiano israeliano, erano due dipendenti dell’ambasciata di Israele a Washington, fidanzati. Lui le aveva appena comprato l’anello e le avrebbe chiesto di sposarla la settimana successiva a Gerusalemme. Non stavano facendo nulla di straordinario, avevano partecipato ad un incontro culturale al Museo Ebraico della capitale statunitense. Un uomo li ha avvicinati alle spalle e ha sparato loro a bruciapelo.
Sarah Lynn Milgrim, secondo l’ultima ricostruzione, ha tentato di mettersi in salvo, non essendo morta al primo colpo ed è stata finita dal suo assassino. “L’ho fatto per Gaza” ha urlato l’attentatore prima di essere arrestato. E mentre veniva portato via in manette cantava “Palestina libera, Palestina libera”, come d’uso nei cortei anti-sionisti.
L’assassino
La mano che ha sparato è quella di Elias Rodriguez, un trentenne americano, di Chicago, laureato all’Università dell’Illinois. Di mestiere lavorava presso un’associazione non profit medica di osteopatia. Nel passato recente aveva lavorato come ricercatore al progetto di The History Makers, database di testimonianze orali dei leader della comunità afro-americana.
Non un criminale, tantomeno un jihadista, Rodriguez non aveva precedenti penali e non era conosciuto come una minaccia dalle forze dell’ordine. Suo padre, Eric, veterano della guerra in Iraq, aveva partecipato, a marzo, al primo discorso alle camere riunite del Congresso di Donald Trump, ospite del deputato democratico Jesus “Chuy” Garcia.
Elias Rodriguez aveva una caratteristica che sfugge ai database delle forze dell’ordine: figlio di un democratico moderato, era un militante della sinistra massimalista. Potrebbe essere un perfetto album di famiglia: i figli dei liberal che sterzano ancor più a sinistra e finiscono nel marxismo leninismo. Il partitino di cui Rodriguez era militante, il Partito per il Socialismo e la Liberazione (Psl), ha subito preso le distanze dal suo membro terrorista.
L’ideologia
Dopo l’assassinio dei due membri dello staff dell’ambasciata israeliana, ha emesso un comunicato in cui si afferma che Rodriguez non fa più parte del partito dal 2017. Allora, otto anni fa, era impegnato nelle proteste contro Amazon, responsabile, a suo dire, della “bianchizzazione” di Seattle, sede dello Stato maggiore della multinazionale di Bezos.
Ma il Psl non può negare le sue responsabilità ideologiche per il gesto di Rodriguez. Appena un anno fa, proprio la sezione di Chicago del Psl pubblicava il volantino “Sterminate i sionisti”. All’indomani del 7 Ottobre, il Psl inneggiava al pogrom di Hamas, chiamandolo “atto di resistenza”. Ci sono i filmati delle manifestazioni in cui i militanti del piccolo partito comunista urlano i loro slogan pro-Palestina, al punto che potrebbero essere scambiati per sostenitori islamici di Hamas.
Insomma, Rodriguez non è nato nel vuoto. Si è radicalizzato in un ambiente di estrema sinistra in cui si inneggiava veramente allo sterminio degli ebrei. E invece di sparare solo slogan, ha deciso di sparare anche con la pistola.
Il terrorismo di sinistra è una realtà, anche negli Stati Uniti. E non è dissimile da quello islamico, con predicatori di odio, lupi solitari, processi di radicalizzazione e il comune nemico: gli Usa, Israele, gli ebrei.
I cosiddetti moderati
Questa è la frangia più estrema della sinistra. Ma quella moderata non può fingere di nulla. “Tenete a bada i vostri cani!” ha urlato l’anchorman Chris Cuomo (ex Cnn) ai microfoni di News Nation. Si riferiva alle migliaia di post sui social in cui si inneggia ad Elias Rodriguez. Non sono solo i criminali, i terroristi e i loro fiancheggiatori, c’è un intero popolo di sinistra che chiede “più Elias”, uno slogan che è diventato un hashtag virale.
La sinistra istituzionale non riesce a prendere le distanze. A domanda precisa sull’omicidio dei due membri dell’ambasciata di Israele, la deputata democratica Ilhan Omar, ha evitato di rispondere. Fa parte dell’ala sinistra del partito, quella di Bernie Sanders e di Alexandria Ocasio Cortez, quella che, dall’inizio della guerra a Gaza, continua ad accusare Israele di pulizia etnica, addirittura “genocidio”, parola pesante come una pietra scagliata dalla Ocasio Cortez.
Genocidio, pulizia etnica, sterminio per fame, sono solo alcune delle accuse lanciate contro Israele quotidianamente. È un vero lavaggio del cervello. Tutta la sinistra istituzionale e mediatica partecipa a questa martellante campagna mediatica anti-Israele.
Fake news
Basti pensare che, proprio il giorno in cui sarebbe morto, Yaron Lischinsky rilanciava un tweet dell’ambasciatore Amir Weissbrod, in cui si condannava formalmente un’affermazione falsa di Tom Fletcher, sottosegretario generale dell’Onu per gli affari umanitari. Quella secondo cui, senza aiuti umanitari urgenti, nelle successive 48 ore sarebbero morti almeno 14 mila (quattordici mila) bambini palestinesi a Gaza. Ed è semplicemente falso.
Esiste un rapporto Onu in cui si afferma che nell’arco di un anno, senza aiuti umanitari, 14 mila bambini palestinesi potrebbero subire problemi di malnutrizione. Ma la storia dei 14 mila bambini che stanno per morire di fame (in 48 ore) è stata rilanciata da tutti i media internazionali, tutti quelli di tendenza liberal, a partire dalla BBC.
Una notizia falsa che si aggiunge all’ormai immenso campionario di fake news in cui gli israeliani vengono ritratti come ammazza-bambini sadici o insensibili: i bambini morti di freddo a Natale (a Gaza raramente il termometro è andato sotto i dieci gradi, anche a fine dicembre), i bambini nei sudari, i bambini uccisi sotto le bombe, i bambini uccisi nelle scuole in cui sono rifugiati, i bambini uccisi dai cecchini… Sono tutte cifre, notizie e immagini diffuse da un “ministero della salute” di un gruppo terrorista, quale è Hamas, ma vengono rilanciate in modo pressoché acritico dall’Onu (che presta la sua rispettabilità) e dunque dai grandi media liberal.
Una creatura della sinistra
Quindi la gente si indigna, contro gli ebrei in generale. Chi è più moderato solo contro Netanyahu, chi è più scatenato contro qualunque ebreo israeliano e i più estremisti anche contro gli ebrei non israeliani. Ed è un problema che la sinistra non sa, non può o non vuole riconoscere. Ma che di fatto ha creato.
Senza la mobilitazione della sinistra internazionale, all’Onu, nelle Ong, nei media, nei sindacati e nei partiti, l’antisionismo sarebbe relegato a problema marginale, legato alle sole comunità di immigrati arabi musulmani, come succede con altri conflitti asiatici, come quando i turchi e i curdi si menano nelle periferie tedesche o pachistani e indiani si picchiano in quelle inglesi.
Solo la sinistra ha trasformato il conflitto mediorientale in una causa universale, dove Israele è il cattivo, il campione del “neocolonialismo” occidentale.
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