Virginia Giammaria ha sviluppato la sua carriera nell'intersezione tra diversi ambiti tra cui Media, Policy e Innovazione. Con 10 anni di esperienza in aziende tech (Airbnb e Meta) e la docenza al Trinity College di Dublino di strategia digitale, ha acquisito un ampio know how del panorama dei media digitali: con lei abbiamo cercato di capire quali saranno i modelli d’informazione del futuro e quali intersezioni siano necessarie per affrontare i grandi cambiamenti nel linguaggio e nel giornalismo.

Un’intervista ricca per approfondire le nuove sfide nel mondo della comunicazione e diventarne quindi attori attivi.

00:45 - “Non lineare”: due parole che hanno ripercorso tutta la mia storia, fatta di oscillazioni e tanti cambiamenti

01:48 - Andare oltre significa sviluppare capacità trasversali, continuare a fare domande e andare oltre anche alle proprie idee, facendo uno sforzo di integrazione delle altre persone e delle idee altrui

03:06 - Chiarezza e trasparenza sono chiave quando si lavora con processi complicati: quindi è necessario capire il loro funzionamento e trasferirlo in modo chiaro e semplice al di fuori dell’organizzazione. 

5:40 - È difficile prendere decisioni che siano legate ai dati, anche se è fondamentale: avere una visione neutra e quindi quanto più olistica delle situazioni e dei progetti, che non sia influenzata dai bias personali

07:01 - Lavoro all’interno di due intersezioni: un’area che ha impatto sul pubblico, una parte di media, una di policy e impatto sociale e infine innovazione e start-up.

09:13 - Sono cambiati il linguaggio e le piattaforme, questo ha fatto sì che l’informazione giornalistica si distribuisse in modo più massivo. Gli utenti diventano centro di quello che può essere la costruzione dell’informazione: può essere rischioso perché si rischia di dare più importanza al coinvolgimento piuttosto che alla qualità del contenuto. Il giornalismo quindi deve affrontare diverse sfide.

13:24 - Il linguaggio video rende sicuramente più competitivi, così come imparare ad utilizzare l’AI, integrandola con il lavoro creativo. Bisogna anche rivedere i modelli di business nel mondo dell’informazione, perché siano sostenibili nel lungo periodo.

16:58 - I creator spesso sono più seguiti rispetto ai giornalisti tradizionali: quindi, sebbene questi ultimi abbiano competenze e informazione di qualità, non hanno casse di risonanza forti. Per questo è importante che gli editori integrino questi aspetti innovativi al giornalismo su carta stampata.

19:52 - Ci sono differenze tra mercati, ma in tutte le nazioni  si è visto nascere il trend dell’informazione online

21:01 - Ai tempi dell’università leggevo giornali e ascoltavo la radio. Oggi la mia dieta informativa si basa su podcast e newsletter.

23:22 - Credo nella frase “lead by example”

24:37 - “Rise by lifting others”, il successo è qualcosa di collaborativo.

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La radio oggi è un contenitore di tante emozioni: non è più soltanto ciò che ascoltiamo in macchina, ma la incontriamo nei concerti, in TV e sui social. Così abbiamo pensato di conoscere più da vicino un media che per le PR è ad oggi tra i più interessanti e strategici da esplorare, insieme a Giuditta Arecco, conduttrice radiofonica di Radio Italia.

È nel mondo della radio dal 2003 e nel 2014 è approdata nel network nazionale su RDS, acquisendo così una vastissima esperienza nel settore: con lei abbiamo parlato del futuro della radio, delle diversità di comunicazione rispetto ad altri media come i podcast o i social, dell’importanza dell’empatia per costruire una relazione con il pubblico e di alcuni dei momenti più emozionanti della sua carriera, come l’intervista con Loredana Bertè.

1:02 - Alice nel paese delle meraviglie il titolo che darei alla mia storia

3:12 - La mia prima volta in radio è stata a 2 anni grazie a mio padre

4:33 - La prima esperienza importante è stata l’intervista ai Negramaro

5:30 - Tutti i volti della radio, dai live, ai social e alla TV: il futuro è un insieme di mezzi di comunicazione che si parlano tra di loro

7:53 - La radio è la prima a modificarsi rispetto ad altri mezzi di comunicazione: cambia nella misura in cui cambia il linguaggio

8:57 - L’empatia è fondamentale per raccontare storie in radio, per non rendere la comunicazione asettica.

10:18 - L’interazione con il pubblico in radio è molto attiva: se quello che si racconta funziona ed è emotivamente stimolante, il pubblico interagisce sempre.

10:53 -  La situazione più critica che ho vissuto in radio e come vanno affrontati tali momenti

12:47 - In radio si pensa spesso che avere un uomo e una donna alla conduzione sia vincente perché così si riesce a coprire gli argomenti “da donna” e quelli “ da uomo”: è necessario rendersi conto che i tempi sono cambiati e che queste scelte non sono più accettabili.

15:43 - Il mio primo Sanremo, tra notti insonni, la mia esibizione con gli Eiffel 65 e l’intervista con Loredana Bertè.

17:46 - Come gestisco le interviste a seconda dei contesti

19:28 - Consigli per chi vuole lavorare in radio

21:24 - Una cosa che non viene mai fatta ai radiofonici è la dedica di una canzone

In Impresoft dal 2022 con il ruolo di Group Chief Marketing Officer, ha una consolidata esperienza in ambito Marketing e Comunicazione. Il suo percorso professionale, in particolar modo in ambito IT, l’ha portata a sviluppare strategie di marketing al fine di giocare un ruolo cruciale nel favorire la crescita dei brand, delle aziende e delle persone. 

In questo episodio abbiamo ripercorso la sua storia, da un passato come sportiva a un ruolo manageriale.

1:01 - Il movimento genera movimento: da ex ginnasta e oggi grande appassionata di viaggi e lettura, ho sempre visto il movimento come un’opportunità che fa realizzare un cambiamento. Anche il mio lavoro odierno nel marketing per me è sinonimo di movimento e costante evoluzione.

3:11 - Andare oltre nel marketing vuol dire fare sempre innovazione e portare delle trasformazioni, non perdendo mai la creatività. È fondamentale inoltre non perdere la capacità di fare pensiero a causa  della tecnologia, ma piuttosto trovare il giusto binomio con essa.

7:12 - Nutro la mia creatività con il movimento: “La mente estesa” è un libro che parla proprio dell’importanza del movimento per trovare nuove idee. Inoltre bisogna dare il giusto tempo alla creatività. 

9:36 - L’ascolto è necessario per stimolare le altre persone: uscire dal diktat della performance e renderci conto che non siamo portatori di tutte le conoscenze e che possono esserci tanti punti di vista diversi dai quali poter imparare.

12:23 - Avere sotto traccia e scrivere, mi aiuta ad organizzare e pianificare meglio.

14:50 - Effetto “papageno”: quello che porta un gruppo a trovare soluzioni comuni e costruire una cultura aziendale forte

20:21 - In un mondo senza dati, lascerei spazio alla creatività.

22:22 - Un ruolo manageriale aumenta un forte senso di responsabilità del voler aiutare a fare emergere il proprio team. Inoltre hai la possibilità di confrontarmi con quasi tutte le figure presenti in azienda.

25:15 - Momenti di difficoltà ci sono stati, soprattutto quando dovevo entrare in dinamiche per me nuove. Il metodo e la disciplina mi hanno sempre aiutata.

27:57 - Vorresti fare un’Olimpiade?

Classe 1990. Laurea in Giurisprudenza, Master in Digital Marketing e dieci anni di esperienza lavorativa in startup e scaleup di respiro internazionale. 

Appassionata di illustrazioni, psicologia e corgi (ospite anche lui del nostro podcast), sogna di creare un co-living a impatto sociale positivo. 

In questa puntata, abbiamo fatto un viaggio attraverso il suo percorso, tra cambi di rotta alla ricerca di novità e stimoli sempre nuovi. Martina ci ha raccontato come la sua irrequietezza l'abbia spinta a esplorare nuove strade, l'importanza delle soft skills e il suo approccio al marketing e alla costruzione di team, sempre all’insegna di ascolto e comunicazione. 

1:07 - “My floor is lava”: l’essere irrequieta è sempre stato un motore nella mia vita, anche se a volte è stato anche un limite: il desiderio di aprire tutte le porte possibili mi ha aiutata a trovare sempre la novità, ma dall’altro anche a non riuscire a volte a focalizzarmi su una cosa sola.

4:21 - Dopo essermi laureata in giurisprudenza ho lavorato in banca, ma non ero felice. Così, dopo aver visto un annuncio di una start-up, ho deciso di lasciare il contratto a tempo indeterminato e un ottimo stipendio, per cominciare uno stage in Miscusi. Non mi sono mai pentita di quella scelta.

9:04 - Il percorso di giurisprudenza mi ha insegnato tanto.

10:36 - Anche per scegliere le persone di un team, non mi fermo mai al titolo o al percorso di studi svolto dalla persona. Anche questo approccio però può portare a prendere scelte seguendo dei bias: quello che ho imparato con il tempo è circondarmi di persone complementari.

12:54 - Le soft skills come l’empatia e l’intelligenza emotiva sono molto importanti.

15:07 - Ascolto e comunicazione sono per me fondamentali nella costruzione di un rapporto lavorativo sano. Considerare un team come una famiglia rischia di essere disfunzionale, perché possono subentrare sentimenti che non devono entrare nel piano lavorativo, come il senso di colpa e il ricatto emotivo.

18:55 - Mi piace che il marketing utilizzi leve anche irrazionali che puntino ad emozionare.

21:16 - Andare oltre vuol dire andare in profondità e non fermarsi alla superficie, ma significa anche ampliare l’orizzonte e fare zoom out.

22:52 - La creatività non si ferma alla pubblicazione, ma deve tenere conto della parte analitica

24:10 - La possibilità di costruire progetti di valore e che generano impatto è ciò che mi piace di più del mio lavoro.

25:28 - “Da cosa credi che derivi il tuo successo?”

Andrea Febbraio è un imprenditore, scrittore, professore e podcaster italiano. Fondatore di Hypercast, una startup italiana di podcast è anche l'ideatore del podcast "Ciao Cicci".

Febbraio è un angel investor e venture capitalist, ha iniziato la sua carriera lavorando presso piattaforme Internet e agenzie di media digitali durante il boom delle dot-com negli anni '90. 

È l'ex CEO di PromoDigital, una società di pubblicità online da lui fondata nel 2008, l'azienda è stata la prima piattaforma di buzz marketing in Italia ed è stata venduta due anni dopo al Gruppo Wikio, il primo servizio di classificazione dei blog in Europa.

In questo episodio che abbiamo registrato negli studi di Hypercast in collaborazione con “Ciao Cicci”, Andrea ci ha raccontato l’aspetto umano che si cela dietro al percorso da imprenditore, gli alti e i bassi, le difficoltà affrontate e tutto ciò che lo ispira al di fuori del lavoro, come la lettura, i viaggi e la grande passione per il surf!

1:16 - Che culo!: Il fattore della fortuna (anche di nascere in un contesto agevolato) può essere decisivo nel successo di chi fa impresa

3:38 - Il voler emergere ha sempre fatto parte di me

4:26 - Il surf ti rende dipendente, ma è una dipendenza che fa bene non solo fisicamente, ma anche mentalmente: ti insegna ad aspettare e non perderti d’animo.

7:14 - La prima fase della mia vita è stata difficile: ai tempi di Teads, un anno ho viaggiato 283 giorni e questo mi ha portato al burnout, perché mi svegliavo e non sapevo nemmeno dov’ero.

8:11 - Quando ho fatto la exit, ho deciso di dedicarmi solo alle cose che davvero mi piacciono. Il problema è identificarsi con il proprio lavoro: senza lavoro, molti perdono la propria identità, come succede negli “exit blues”, che creano un senso di tristezza nel momento in cui lasciano andare la propria creazione.

10:15 - Investo in società in cui l’idea è la mia e trovo un o una founder che possa guidare l’azienda.

12:33 - Il mio fallimento preferito: sono entrato in affari con persone che non avevo inquadrato da subito come inaffidabili

15:39 - La mattina solitamente la dedico alla lettura delle riviste cartacee, il pomeriggio alla lettura di saggi e la sera i romanzi

18:14 - L’intervista più bella che ho letto recentemente

19:58 -  Il consiglio che mi hanno dato da giovane più sottovalutato è quello di leggere: molte persone non prendono questo consiglio sul serio

21:26 - Non voglio cambiare il mondo con le mie aziende. Quello che desidero è aiutare anche altri a raggiungere l’indipendenza economica.

23:18 - Mi piacerebbe che mi chiedessero quali sono gli aspetti negativi dell’essere imprenditore. Le persone solitamente vogliono vedere solo i successi di un’impresa, ma ci sono anche lati più "scuri".

24:47 -  Domande a Disclosers!

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Massimiliano Squillace è un imprenditore italiano noto per il suo ruolo di CEO e fondatore di Contents, una compagnia che sfrutta l'intelligenza artificiale per fornire soluzioni innovative nel campo della creazione di contenuti. Con quattro exit aziendali di successo al suo attivo, Squillace ha una forte impronta nel settore delle startup. Ha avviato diverse imprese, tra cui H300, venduta a Capgemini, FreeStreet, venduta a OLX, e ha investito in più di 50 aziende. È anche autore di libri su comunicazione, società ed economia. Contents, che Squillace ha fondato, è specializzata in servizi di ideazione, creazione e trasformazione dei contenuti, supportando le aziende nella generazione di contenuti multilingue e ottimizzati.

Qual è la sua personale chiave di successo?

In questa intervista Massimiliano ci racconta delle sue primissime idee imprenditoriali dai tempi del liceo, del percorso che successivamente lo ha portato in Inghilterra e alla fondazione di diverse aziende lungo la sua carriera e di quel desiderio costante di provare a “camminare lungo il burrone” alla ricerca di opportunità sempre nuove.

00:38 -  “Un’avventura rischiosa (però divertente)” il titolo che darei alla mia storia: quando fai l’imprenditore devi essere in grado di correre lungo il burrone 

1:52 - Non è sempre stato divertente: il momento più difficile per Contents è stata la crescita dopo il primo investimento di 5 Milioni: essendo passati rapidamente dall’essere un’azienda di 9 persone ad un team di quasi 100 persone, non avevo preventivato che sarebbe stato così stressante per tutti.

3:17 - Non sei mai “too big to fail”: devi essere in grado di surfare le grandi onde di rischio. Mi butto dove vedo che c’è un’opportunità

7:42 - La mia prima idea imprenditoriale ai tempi del liceo

9:38 - Dalla mia prima azienda a 19 anni, alla vita in Inghilterra, altre aziende, exit, investimenti (anche a volte sbagliati), fino ad arrivare a Contents (che, prometto a me stesso, sarà la mia ultima avventura imprenditoriale) 

12:31 - Il CEO rimane una persona molto sola all’interno di un’azienda: si può essere aperti, disponibili, ma la chiusura viene da chi c’è davanti

14:13 - Investo in industrie che conosco: ho investito in circa 50 start-up e ciò che mi porta ad investire è la preparazione e la determinazione del fondatore. 

15:50 - OLX è stata una start-up con una exit molto importante

17:13 - Sono un avido lettore e amo viaggiare: i viaggi sono una delle chiavi per trovare idee nuove 

18:37 - Negli Stati Uniti ho incontrato sempre persone e realtà molto creative

19:34 - Bisogna essere legati ai numeri per essere quanto più certi dei propri investimenti

20:39 - I miei figli mi aiutano a ritrovare le priorità

22:27 - “Cosa vorresti fare da grande?”, la domanda che vorrei mi venisse

Da oltre 15 anni Edoardo Dal Negro si occupa di Strategie di Digital Marketing e distribuzione online in differenti settori con focus specifico nel contesto turistico ed hospitality.

Dal 2017 è CEO della società Blinkup S.r.l. che ha l’obiettivo di sviluppare prodotti e servizi innovativi ad alto

valore tecnologico, attività legate alla formazione ed al marketing digitale per la piccola e media impresa.

In questa puntata, insieme a Edoardo, abbiamo ripercorso la sua carriera imprenditoriale che è sempre stata segnata dalla capacità di esplorare scenari e approcci diversi, mantenendo sempre al centro i valori come pilastro portante.

1:04 - “6 cappelli per pensare”, ho imparato ad adattarmi sempre a contesti diversi.

2:49 - Essere imprenditore mi ha insegnato ad essere una guida ed un esempio, quindi essere più ascoltatore.

4:44 - Ho abbandonato la troppa pianificazione, è molto più importante avere una visione e collaborare con il team per costruire insieme l’idea, basato su un dialogo attivo e quotidiano

5:55 - Io e mia moglie volevamo mettere a terra il nostro approccio e il nostro credo, ma sentivamo di non poterlo più fare lavorando nelle multinazionali, così abbiamo deciso di metterci in proprio e lanciare la nostra impresa di digital marketing nel settore dell’hospitality.

8:15 - Abbiamo prima acquisito una società, della quale abbiamo fatto un rebranding, per poi cederla e aprire la nostra realtà dopo 4 anni. L’aver raggiunto dei buoni risultati in quella esperienza ci ha dato la sicurezza di potercela fare. Crediamo che la moneta del futuro sia quella del valore e non quella economica.

11:28 - Noi abbiamo un approccio bottom up, piuttosto che top down: ogni persona all’interno di Blinkup può portare dei nuovi progetti che vuole sviluppare. Quindi c’è da una parte un riconoscimento della volontà della persona e dall’altra c’è la formazione da parte nostra.

14:10 - I dati sono fondamentali, ma devono essere accompagnati dai valori dell’azienda, perché lato cliente c’è sempre più attenzione a quello che si sta comprando.

17:07 - In quanto imprenditore, non hai nulla di certo davanti a te in termini di decisioni, perché non abbiamo la sfera magica per prevedere cosa comporteranno alcune scelte, ma sicuramente devono essere sempre prese in funzione del team. È fondamentale quindi avere la capacità di adattarsi e adeguarsi a scenari sempre diversi

18:45 - L’avere una partner nella gestione dell’impresa, aiuta tanto a non sentirsi soli.

20:23 - Come vedo il turismo italiano nei prossimi vent’anni.

Claudio Bedino è un imprenditore e manager dalla consolidata esperienza in ambito finanziario e tecnologico. Con oltre 20 anni di esperienza ha portato le sue competenze in alcune delle più innovative aziende del fintech italiano ed europeo, operando in settori altamente regolamentati e riuscendo ad integrare soluzioni, prodotti e marketing in un'ottica di crescita e innovazione.
Attualmente ricopre il ruolo di General Manager per l’Italia e il Sud-Est Europa presso la banca digitale tedesca N26.

In questa puntata abbiamo ripercorso la sua carriera professionale, i momenti di grandi successi e soprattutto i periodi di difficoltà, che a posteriori hanno insegnato, sia umanamente che professionalmente a trovare gli strumenti necessari (dentro o fuori di sé) per rialzarsi e gestire le complessità. 

00:53 - “Da zero a…”: nella mia vita ho sempre avuto la fortuna di partire da zero con dei progetti e portarli ad un certo livello di crescita.
2:20 - Oval è stata una parentesi che mi ha formato, segnato e insegnato tanto. Anni in cui ho imparato sia dal punto di vista imprenditoriale che personale.
4:24 - L’entusiasmo che si percepiva al momento dell’apice era tanto. Ci si sente gratificati perché la passione quando incanalata e condivisa con chi lavora con te, dà dei risultati straordinari. Il periodo invece più difficile di Oval, dovuto alla difficoltà di trovare nuovi fondi, ha messo in discussione tutto. Il momento veramente formativo è stato il dopo ovvero rendersi conto e accettare che qualcosa di tuo è finito.
8:29 - Ad un certo punto devi trovare gli strumenti per rinascere dai periodi difficili, penso che la resilienza sia un po’ innata e naturale
10:18 - Da un punto di vista manageriale ho capito come dare giusto peso alle cose importanti, essere quindi laser focused su ciò che davvero conta. Inoltre ho capito che è importante individuare e leggere i campanelli d’allarme e prendere i problemi di petto.
13:30 - La trasparenza e la sincerità sono alla base del rapporto con il team.
15:53 - Nei momenti di stress ho trovato e provato una serie di pratiche e buone abitudini per aumentare il mio benessere. Cerco di trasferire l’importanza del benessere anche al team.
18:45 - Cerchiamo sempre di contaminarci non solo professionalmente, ma anche personalmente.
21:18 - Avendo iniziato a fare impresa a 20 anni, non ho mai avuto esperienze in aziende strutturate. Quando in Oval dovevamo prendere delle decisioni, passava poco tempo dall’idea alla realizzazione. Nel mio ruolo in N26 ovviamente non posso permettermi di sbagliare e rischiare, quindi ci vuole più struttura e analisi. 
24:30 - In N26 ci sono persone che hanno una grande spinta imprenditoriale e la portano all’interno dell’azienda.
26:26 - La passione non viene mai messa in discussione, non muore mai. Non c’è un modo per preservarla ma bisogna incanalarla e guidarla perché sia costante.
29:43 - Una domanda alla quale spesso rispondiamo senza pensarci e che poniamo a volte a sproposito è: “Come stai?”

Omar Bertoni è un imprenditore e business angel con 20 anni di esperienza nel settore Eventi e
Comunicazione, Co Founder & CEO di Lifegate Way, ha seguito progetti internazionali di
comunicazione e brand positioning con particolare focus sui mercati regolamentati,
entertainment, food & beverage e sostenibilità. Con alle spalle numerose esperienze
imprenditoriali, investe e supporta la nascita di nuovi progetti sustainable native con
particolare attenzione all’impact investing.
In questo episodio esploriamo insieme i due tempi della sua carriera, la prima quasi un po’ incosciente e in una continua sfida per superare i limiti, e una seconda parte, quella che sta vivendo oggi, dove dal “be first” è passato al concetto di “give first”, mettendo al centro il suo desiderio di sperimentare e co-creare con persone che hanno il suo stesso set valoriale, liberandosi dall’idea di dover sempre generare un tornaconto dalle proprio attività.

00:52 - Posso suddividere Ia mia vita in due tempi e il titolo che darei al primo è “Gli anni d’oro del Grande Real”: vivo il passato con grande entusiasmo. Il secondo tempo è ancora in divenire, quindi non riesco a dare un titolo a qualcosa che è in cambiamento

3:09 - Il segno di demarcazione tra un periodo e l’altro è stato segnato dalla pandemia, un periodo di grande riflessione. C’è stata una crasi tra quello che stavo facendo e quello che volevo essere.

5:08 - Nella prima fase della mia vita c’era uno spirito di sperimentazione e di incoscienza molto alto. Nel secondo tempo invece c’è molta più analisi di quello che deve essere anche la redditività dell’azione. Preferisco sperimentare una cosa sapendo che non ci sarà un tornaconto, ma che è trainata da una forte passione.

7:46 - L’Innovazione avviene quando c’è un allineamento di team, c’è una purpose ben chiara e c’è una grande visione: è una crasi tra valori umani e forti competenze.

9:48 - Le persone sono sempre al centro degli investimenti che facciamo in Lifegate Way. Con i miei investimenti personali, oltre alle competenze che sono fondamentali, guardo il network a cui ho accesso tramite quell’investimento.

12:53 - In Lifegate Way finanziamo dei percorsi di coaching dedicati alle persone delle start-up per vedere gli allineamenti tra founder, il modo in cui lavora il team e quindi investire nel loro lato umano, cosa che spesso all’inizio viene tralasciata. Per investire nelle persone, è necessario prima conoscerle e valutare anche il loro bagaglio valoriale: quanto sono generose, quanto vogliono co-creare e quanto sono in grado di ascoltare.

15:10 - Andare oltre è per me un mindset: la continua sfida, una sorta di “streben”, la voglia di emergere e di essere innovativi in quello che facevo.  Nella prima fase rispecchiava un concetto di “be first”, ora è più legato ad un aspetto personale che è “give first”. Cosa posso fare per supportare la crescita degli altri?

Non sempre però andare oltre vuol dire superare il limite, a volte significa saper identificare quando fermarsi, cancellare e ripartire.

19:18 - Il desiderio di fare qualcosa per gli altri è diventato un metodo che seguo quotidianamente

21:10 - Quella volta che al pronto soccorso feci una foto ai cartelli pubblicitari: la curiosità fa parte della mia quotidianità. Può essere insegnato un metodo di approccio per affinare la curiosità, ma in realtà l’essere curiosi è un aspetto innato.

26:35 - Mi piacerebbe mi si chiedesse “Qual è la tua purpose?”.