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By Pagine Ebraiche
The podcast currently has 14 episodes available.
Cosa lega un professore di liceo, una voce dell'Enciclopedia di Denis Diderot e Pagine Ebraiche? Lo spiega nella nuova puntata di pagine e svolte lo storico sociale delle idee David Bidussa. “Diderot nel suo testo - anticipa Bidussa - dice alcune cose, poche, ma molto utili per capire come si costruisce qualcosa che è destinato a rimanere anche per altri, non solamente per se stessi”. E ci ricorda, aggiunge lo storico, il valore del lavoro collettivo.
Cosa può raccontarci un libro pubblicato a metà dell'Ottocento sulla nostra idea di libertà oggi? Parte da questo interrogativo la riflessione dello storico sociale delle idee David Bidussa nella nuova puntata di “pagine e svolte”. Il libro preso in esame è Dall'altra sponda (Adelphi) di Aleksandr Herzen, in cui l'autore riflette sull'evoluzione delle rivoluzioni, sull'idea socialismo e, appunto, sul concetto di libertà. Riflessioni che, scriverà nel 1956 Isaiah Berlin in merito all'opera di Herzen, “sono oggi originali e notevoli come quando furono per la prima volta espresse cento anni fa, e la loro importanza per la nostra epoca sembra ancora più grande di quanto non lo sia stata per la sua”. L'epoca non è più quella di Berlin ma, spiega Bidussa, l'attualità delle parole di Herzen rimane intatta.
I nemici delle democrazia non sono necessariamente dei mostri venuti dall'esterno. Possiamo essere noi stessi, quando smettiamo di crederci, quando non sentiamo il modello democratico come parte di noi e quindi non siamo motivati a difenderlo, a resistere in suo nome agli attacchi esterni. Lo spiega nel suo Schiuma dalla terra lo scrittore e filosofo Arthur Koestler: un libro autobiografico scritto a Londra nel 1941 in cui Koestler, ebreo di origine ungherese poi naturalizzato britannico, racconta il periodo di reclusione in un campo di prigionia francese sui Pirenei.
“Siamo sempre figli di qualcuno che ci insegna qualcosa. Da soli faremmo pochi passi”, lo ricorda nell'ultima puntata di pagine e svolte lo storico sociale delle idee David Bidussa. Ancora una volta infatti Bidussa ci accompagna a conoscere non solo i testi che hanno segnato la sua formazione ma anche i suoi maestri. In questa puntata si torna decisamente indietro nel tempo, alla scuola media inferiore, quando al futuro storico viene messo in mano dalla sua insegnante, Il risveglio epico, un'antologia che conteneva pezzi da testi classici di tutte le letterature del mondo. “Per noi abituati al sussidiario, era un libro impressionante. Quasi 900 pagine, eppure la grande qualità professionale dell'insegnante di lettere, Maria Cappalli, ci ha fatto amare questo testo come se ogni volta fosse una sorpresa, una scoperta del mondo”.
“Non c'è una riga falsa in questo diario; e nessuna vanità che non si fondi sul pudore. Se avesse un senso riflettere su quale forma di letteratura sia oggi indispensabile, indispensabile a un uomo che sa e non chiude gli occhi, si dovrebbe dire: eccola, è questa”. Con queste parole il premio Nobel per la Letteratura Elias Canetti descriveva il diario di Michihiko Hachiya, medico di Hiroshima sopravvissuto alla bomba atomica sganciata dagli americani il 6 agosto 1945. Attraverso le parole e gli occhi di Hachiya la tragedia di quell'evento diventa reale e tangibile, spiega lo storico sociale delle idee David Bidussa nella puntata odierna di “pagine e svolte”. Il Diario di Hachiya e la postfazione di Canetti saranno la prima lettura che al Bidussa studente universitario proporrà il suo professore di storia contemporanea Giorgio Rovida. Un invito di lettura non legato al programma di studio ma suggerito da Rovida perché, ricorda Bidussa: “Dovete capire che la storia contemporanea è la storia del vissuto delle persone, non è solo la storia degli eventi”. E Canetti, aggiunge lo storico delle idee, spiega fino in fondo cosa significhino queste parole parlando della testimonianza di Hachiya.
Indagare le cause di un evento storico è come fare un esercizio in palestra: serve a rinforzare l'intelligenza, l'acutezza. Accontentarsi di una sola ragione porta invece al contrario a svuotare la nostra mente di alcune straordinarie possibilità. E alla fine di tutto rischia di restare solo un grande senso di noia.
David Bidussa, nella nuova puntata di "Pagine e svolte", torna ancora sui banchi di scuola. E ai libri che, in quel periodo, ne hanno segnato la formazione. Come Sei lezioni sulla storia, pubblicato in Italia da Einaudi: vi sono raccolti sei stimolanti interventi tenuti all'Università di Cambridge dallo storico britannico Edward H. Carr. Il quarto dei quali mette proprio al centro il tema della casualità.
La storia, ci ricorda Bidussa facendo propri gli insegnamenti dell'illustre accademico inglese, "dipende dall'angolo di visuale in cui mi metto". Un invito quindi all'approfondimento e alla complessità.
“Il crimine ha oramai una fisionomia precisa: il criminale ha un volto”. Così scriveva Mario Cervi sul Corriere della Sera il 17 dicembre 1969 in riferimento a Pietro Valpreda, presunto colpevole della strage di Piazza Fontana. Valpreda fu vittima di un vero e proprio linciaggio mediatico. Quotidiani e telegiornali lo descrissero come responsabile della strage e passarono anni prima di una sua assoluzione. L'opinione pubblica accettò per lo più la presunta colpevolezza di Valpreda, senza chiedere che si indagasse più a fondo. Attorno a lui fu costruita l'immagine del colpevole, fu raccontata ed accettata. Un metodo, spiega David Bidussa in questa puntata di “pagine e svolte”, che ispirò l'analisi dello storico e germanista Furio Jesi sulla macchina mitologica.
Capita di non cogliere il significato di una poesia perché non si è in grado di avvertire le sensazioni, le emozioni che contengono le parole del testo. Allo storico sociale delle idee David Bidussa è accaduto con la raccolta di poesie di Eugenio Montale Finisterre, incontrata da studente ma, all'epoca, non fino in fondo compresa e apprezzata. A fargli riscoprire la poetica di Montale diversi anni dopo, i suoi studenti all'Università Ebraica di Gerusalemme, come racconta lui stesso nella nuova puntata di “pagine e svolte”. Sono loro, giovani segnati dal primo conflitto con il Libano del 1982, che “mi obbligarono a riprendere in mano quei versi e a capire alcune cose”. Tra queste, le difficoltà quotidiana del conflitto, lo smarrimento procurato dalla guerra, le sensazioni di non avere un domani e di essere attanagliati al presente. Tutte emozioni portate alla luce da Montale in maniera semplice e pacata e percepite, a mezzo secolo di distanza, anche dai giovani israeliani a Gerusalemme. Attraverso i loro occhi, Bidussa spiega di aver cambiato la sua percezione rispetto a quelle poesie di Montale.
Verso la fine dell'Ottocento la Francia si ritrova, dopo secoli da protagonista, ad avere un ruolo marginale in Europa. Ha perso il conflitto con la Prussia, porta i segni dello scontro civile e ha impressa nella memoria l'umiliante richiesta d'aiuto ai nemici prussiani per reprimere la Comune di Parigi. Il paese è in cerca di ricostruirsi un'identità e di consolazione. Ed è in questo clima che lo storico Ernest Renan scrive e pronuncia nel 1882 il suo discorso “Che cos'è una nazione”. “Una riflessione ad alta voce ad un pubblico che ha bisogno di ascoltare parole di conforto”, spiega lo storico sociale delle idee David Bidussa nella nuova puntata di “pagine e svolte”. Un discorso, quello di Renan, profondamente attuale, che spiega cosa significa per una nazione saper fare i conti con la propria debolezza.
Quando guardiamo l'oceano siamo abituati a far perdere la nostra vista nell'orizzonte, a cercare di guardare oltre, di guardare l'infinito. Nel suo Paura della libertà, spiega lo storico sociale delle idee David Bidussa, Carlo Levi ci invita a cambiare prospettiva. Siamo nell'inverno del 1940 e Levi si trova nell'estremo della Bretagna, davanti ha l'Atlantico. Ma invece che guardare l'oceano, il noto intellettuale ci invita a guardare verso est, volgendo le spalle all'Atlantico. “Perché è importante questa giravolta? Perché nel momento in cui Levi scrive queste note nel suo quaderno (che diventeranno Paura della libertà), l'Europa è sulle soglie di essere completamente invasa dal nazismo e quindi ha la sensazione di essere sull'ultima propaggine della terra della libertà. Di avere le spalle al mare con qualcosa che sta arrivando davanti a te e non sai se avrai un futuro”, evidenzia Bidussa, analizzando le riflessioni che furono il motore con cui Levi scrisse gli appunti poi diventati il volume Paura della libertà. Un libro al centro di questa puntata della rubrica “pagine e svolte” in cui Bidussa accompagna gli ascoltatori nella sua biblioteca virtuale. La lettura di questo testo di Levi gli fu consigliata da un suo professore, Remo Modei, “il cui corso era sulla sfida di pensare nei tempi bui”. Una sfida sempre attuale.
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