“Sicilia, terra del fuoco…
o, forse, solo terra di incuria.”
In questi giorni un misto di amarezza e rassegnazione mi impedisce di essere costruttivo e ottimista.
Lasciare la barca andare incontro alla tempesta e quindi al suo tragico destino lo trovo odioso oltre che disonesto.
Sapere che sarebbe arrivato un potente anticiclone africano e con esso i venti di scirocco e non aver pensato alle inevitabili conseguenze mi lascia quasi di stucco.
Non aver preparato un piano antincendio e di salvaguardia del territorio appare parimenti doloso oltre che inspiegabile (anche se qualche spiegazione si potrebbe anche trovare) ma non è neanche questo punto e puntare il dito contro questa classe dirigente appare, persino oggi, ipocrita.
È nel segreto delle urne che si scrivono i destini di un paese e puntare l’indice contro l’espressione delle proprie preferenze distoglie solo l’attenzione dal vero responsabile di questo sfacelo: Noi stessi.
Vorrei dire altro ma non servirebbe a cambiare le cose. Una cosa però cambierebbe tutto: alle prossime elezioni votate chi volete ma, vogliatevi bene, non votate chi ha permesso tutto questo, se no, non siete tanto diversi.