Si è aperta la saga del fantomatico documento dei 28 punti proposti da Trump per regolare la guerra in Europa, gira la storiella delle origini russe del documento che se fosse realmente fondata, non si comprende come mai ci siano dei punti inaccettabili per i russi. Questo documento dei 28 punti, molto raffazzonato sembra essere un tentativo fatto da una parte dell'amministrazione americana per riaprire il problema, il capitolo del negoziato, di fronte a due grandi emergenze. Da una parte quello che sta succedendo sul campo di battaglia, che ha preso una piega abbastanza chiara, dall'altra quello che succede nel mondo politico ucraino, perché tutto questo polverone sul documento dei 28 punti è riuscito a mettere tra parentesi o di lato, insomma, lo scandalo nel quale l'amministrazione ucraina si era cacciata. Al momento in cui pubblichiamo questo podcast si è dimesso travolto dallo scandalo Yermak, uomo potentissimo e molto vicino a Zelensky nonchè mediatore nelle trattative.
Però il fatto che su questo documento si sia sollevato questo polverone e ci sia stato un tale impazzimento di ricostruzioni è ancora una volta fondamentalmente il segno della debolezza politica di Trump, perché il presidente non riesce ad elaborare una proposta in grado di costruire un consenso. E la debolezza politica di Trump su questo punto è il riflesso di un conflitto che è interno al mondo politico americano e in particolare interno alla maggioranza che guida adesso gli Stati Uniti.
Esiste un blocco senatoriale che si appoggia a Rubio, segretario di stato, che non vuole arrivare a patti con la Russia. C'è un altra corrente all' interno all'amministrazione americana che invece ha un'idea completamente diversa. Questa corrente è patrocinata da JD Vance, dal vicepresidente, che ha i suoi punti di forza piazzati dentro l'amministrazione. Noi oggi vediamo questo sconosciuto Dan Driscoll, inviato a Kiev per negoziare, che per questioni di affinità generazionale è vicino a JD Vance e che è segretario dell'esercito, una carica prevalentemente burocratica. Driscoll è a Kiev con l'idea che possa invece rimettere tutto il processo negoziale su quella linea che è auspicata dal vicepresidente che non è come Trump, è una persona che ha le idee abbastanza chiare.
Il riferimento più importante di J.D. Vance all'interno dell'amministrazione è il vicesegretario alla difesa, Elbridge Colby , che è stato nominato in quella posizione ad aprile scorso. Contro la corrente che fa capo ai senatori Elbridge Colby è il rappresentante lucido, formato, istruito di una tendenza che da anni sostiene la necessità per gli Stati Uniti di disimpegnarsi dall'Europa e dal Medio Oriente e di concentrare tutte le proprie risorse che vanno riprogettate nel Pacifico. Cioè è la persona che più coerentemente incarna la visione del pivot to Asia. Colby è fondamentalmente il capofila dei teorici della priorità coloro credono che allo stato attuale dei rapporti di forza mondiali è rinata una competizione tra grandi potenze, una competizione che era scomparsa nei 25 anni del dominio unipolare e che quindi nel contesto attuale di questa rinascita della competizione tra grandi potenze, gli Stati Uniti devono fare delle scelte e fare delle scelte è una cosa che gli americani hanno disimparato a fare .
La debolezza di Trump ,la divisione nell'amministrazione ,il retaggio dei neocon, la difficoltà a dismettere la politica globalista generano caos ed incertezza e il caos non gestito puo' essere molto pericoloso .
Ne parliamo con Salvatore Minolfi autore del libro " Le origini della guerra russo-ucraina. La crisi della globalizzazione e il ritorno della competizione".