Podcast a cura di eArs
Area archeologica del Crocifisso del Tufo
Narratore: Cosa rende tale una città? Le strade? Le case? Be’, non solo… ci vogliono anche spazi per le istituzioni pubbliche, civili e sacre. A Orvieto il complesso processo di urbanizzazione è stato generato da profondi mutamenti sociali. La necropoli di Crocifisso del tufo, sorta sulle pendici settentrionali della rupe orvietana, ci parla di una ristrutturazione urbanistica, portata dal riassetto sociale. Ne parliamo con Giorgio Rocca, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto.
Giorgio Rocca: La necropoli di Crocifisso Del Tufo risale già all'VIII secolo a.C., fatto questo che attesta la presenza di un insediamento di carattere protourbano, che era stanziato sulla rupe già a quell’epoca.
In questa prima fase il potere si concentra nelle mani di una ristrettissima cerchia di aristocratici - un’aristocrazia che è prettamente agraria. Tuttavia, intorno alla prima metà del VI sec. a.C. si verifica un cambiamento radicale. Infatti, le classi agiate, che potremmo definire alla greca come demos, che erano dedite all’artigianato e al commercio, con l’aiuto dei ceti aristocratici più ”progressisti” - per così dire - riescono in questa fase storica a rovesciare le ristrette oligarchie gentilizie che erano state dominanti fino a quel momento. L’abitato viene a questo punto rifondato su nuovi principi, a testimonianza proprio dell’avvento di una comunità che è rigenerata. Che era aperta agli stranieri e dove i diritti politici sono finalmente estesi anche ai ceti medi. È così in sostanza che è nata la città vera e propria.
N: Tutto questo avveniva sulla rupe dove oggi si trova Orvieto, anche se tale insediamento all’epoca portava il nome di Volsini. Come doveva apparire la città in seguito a questo cambiamento nel tessuto politico e sociale?
GR: Purtroppo non conosciamo l’aspetto urbano di Volsini o meglio di Vèlsena - è questo il nome etrusco - ma se è vero che la città dei morti ricalca visivamente la città dei vivi, possiamo forse avere un indizio di come il centro urbano apparisse proprio osservando la necropoli di Crocifisso del Tufo.
In sostanza, dopo aver fatto piazza pulita dei più antichi mausolei circolari, che erano il simbolo di quelle odiate oligarchie ora battute, i cittadini riorganizzano la necropoli con tombe a dado, che erano simili a case e le dispongono lungo vie rettilinee proprio a formare in pianta una griglia ortogonale, come è ipotizzabile che fosse la nuova Volsini.
N: Un'organizzazione architettonica dal carattere unitario, sostanzialmente secondo un piano regolatore dettato dalla nuova autorità urbana, espressione della parità fra cittadini. Ma esisteva comunque qualche differenza?
GR: Be’, certamente sì. All’interno, ciascuna tomba custodisce corredi di quantità e pregio differenti, a seconda delle possibilità economiche del defunto. In uno di questi sepolcri, per esempio, è stato deposto un benestante capofamiglia con i suoi congiunti, ma già una ventina d’anni dopo la sua costruzione la tomba fu riaperta per sistemarvi un sarcofago con i resti di una donna anziana, con un corredo piuttosto modesto. Si è quindi ipotizzato che potesse trattarsi di un personaggio di rango servile, magari una nutrice. Comunque una persona particolarmente cara alla famiglia. Segno certamente di un legame affettivo profondo, ma anche di ben marcate distinzioni economiche e sociali!
N: Altra peculiarità di questa necropoli è che le tombe… parlano!
GR: Non solo parlano: sono proprio i sepolcri a rivelarci a chi appartenevano! Infatti gli architravi delle porte d’accesso presentano delle iscrizioni nelle quali si riconosce sempre la particella “MI”, cioè “io”, a significare “io sono di”, seguita da un nome: ad esempio Lartia Ulkena Verturuscle, Avile Lauceia, Velka Laisece… in un certo senso è come se la tomba si esprimesse in prima persona dicendo “io appartengo a questo personaggio”.
Poi si trovano anche nomi di stranieri - non so, osci, latini, celti… - persone immigrate a Volsini e successivamente integratisi nel ceto medio cittadino.
N: Chi non sapesse leggere l’etrusco non si spaventi. Tiber Pallia Immersive Discoveries vi verrà in aiuto. Oltre alla ricostruzione 3D di una tomba completa di corredo, l’esperienza vi permetterà di leggere queste interessanti iscrizioni e potrete provare l’emozione di interpretare la lingua antica. Alla fine, qualcuno potrebbe scambiarvi per degli etruschi veri e propri!
N: Avete ascoltato Tiber Pallia Stories, podcast a cura della Strategia Nazionale Aree Interne - Area interna Sud Ovest Orvietano. Il podcast è stato realizzato da Capitale Cultura Group e Artglass.
Progettazione e produzione di testi, speakeraggio, musica e postproduzione a cura di eArs.
Si ringraziano la Regione Umbria, il Comune di Orvieto e Giorgio Rocca, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, che ci ha accompagnato in questo episodio.
Per conoscere di più sulla storia antica di questo territorio, vi aspettiamo in visita nei siti archeologici dell'orvietano-amerino e negli altri episodi di questo podcast,
a presto!