Quello che viviamo e sperimentiamo sul nostro cammino ci forgia. Due anni dopo “Subsequent”, Boodaman é tornato trasformato, e con lui anche la sua musica.
Il musicista ginevrino Stéphane Caviglioli, maestro svizzero dei synth modulari ha pubblicato lo scorso maggio “The Ninth Planet”, la sua quinta opera elettronica.
Boodaman parte dal concetto del pianeta che, secondo i calcoli degli scienziati, esiste ma che non siamo in grado di vedere. È una metafora che “richiama la religione e le credenze, concetti umani come felicità, benessere, realizzazione, condivisione, apertura … cose alle quali aspiriamo ma che solo occasionalmente raggiungiamo. Tutto ciò che tocchiamo con la punta delle dita senza sentirlo in modo duraturo”.
Il principio è sempre lo stesso: elettricità che scorre nelle vene degli oscillatori, generando onde che diventano suono, in un rapporto causa-effetto e uomo-macchina irripetibile e che non si esaurisce mai. E come sempre, c’è eccitazione e malinconia, c’è spazio e movimento, riflessione e viaggio.