Lei era fatta di cocaina e alcool, anche se io non approvavo e difatti avevo giusto bevuto un po ma ero completamente lucido. Lei è al bordo del divanetto, un po a disagio, ma se era lì un motivo c'era.
Io ero sbracato completamente a mio agio, ho uno schema preciso su come agire in quella situazione, per questo il contesto non mi desta preoccupazione.
Finalmente il mio amico se n'era andato, anche lui aveva abusato di alcool e sostanze e la cosa non era un problema fino a quando non stava diventando molesto, creando una sorta di competizione con me, ingiusta, in quanto l'obbiettivo della serata era proprio darmi la possibilità di stare un po da solo con lei.
Era un secondo appuntamento e per la prima volta siamo soli in un contesto intimo. Già nell'estate precedente avevo messo delle basi su di lei, ma non era pronta. Come ho già detto, la ragazza ha problemi di droga, ma se nel momento del racconto l'uso è sporadico, nel corso dell'estate era una costante, per questo decisi di farmi da parte, in attesa di giorni migliori e lei mi confermò che nel periodo estivo aveva passato un brutto momento.
Luca mi disse di lasciar perdere e che raccogliere i cocchi non era una buona idea ma da tempo mi intrigava quella ragazza i suoi giorni sembravano arrivati. Il seme è maturo e lei è consapevole del fatto che io posso garantirle le tre certezze che una donna vuole:
1- Chimica
2- Risposte e confronto sulle sue passioni
3- Una certezza economica (fattore acquisito per la prima volta nella mia vita, in quei mesi)
Non la definirei una persona opportunista, ma io ho ben lavorato affinché non le mancasse nulla, perché onestamente provo un grande piacere nel dare a una donna e quello che volevo darle in quel momento era una ventata di passione che probabilmente in vita sua non aveva ancora vissuto, causa anche la sua giovane età (22 anni, per la cronaca).
In sottofondo abbiamo i Cure, gli Smiths, qualche classicone come Hotel California. Quello che amo di lei è proprio la possibilità di vivere in un immaginario culturale indie e di qualità, così che anche i discorsi sono comunque fuori dalla noia del qualunquismo. Mi piace molto questo fatto che le sue stranezze sembrano le mie, si sente a casa una parte di me che non riesco a mostrare al mondo.
Sto bene, sono felice, guardo il soffitto e sospiro per godermi il momento mentre lei, preda delle sostanze, parla a velocità che solo Paolo Bonolis è in grado di eguagliare. Va bene così, è molto carina, sembra una puffetta. I capelli sciolti la fanno bambina, ma d'un tratto li lega ed è subito donna. Come in Gohan contro Cell, sento la voce del mio amico Sisar risuonare nella mia mente, è quello il momento: “Avanti Les Jì (come mi chiamano alcuni amici), adesso!”
- Ti posso dare un abbraccio? - le chiedo con disinvoltura. Una domanda di rito per me in quella fase, ogni donna ha una sua reazione, ma davanti a quello che Masini chiama "il tenero abbraccio del padre sognante" generalmente si sciolgono.
Io personalmente in questi casi la stringo forte a me e faccio un sospiro cercando acquisire la sua energia, mostrandole attraverso una stretta convinta e bisognosa il mio grosso vuoto interiore.
Con lei l'abbraccio è rapido, non riesco a farmi sentire o a sentirla e mi comunica che ha grossi problemi a gestire l'aspetto fisico, però avevo fatto breccia su di lei, il marchio di Orochimaru era stato immesso.
Nel 90 % dei casi, dopo l'abbraccio ci sono dei minuti di avvicinamento e poi almeno scatta il bacio. Con lei siamo distanti da quella prospettiva, per questo mi gioco la carta d'emergenza.
- Soffri il solletico?
Lei no, ma io si, per questo inizia lei a farmelo e io rido a crepapelle, adesso siamo fisicamente uniti. Tuttavia, vedo che non è ancora convinta. Non si fida ancora di me e forse non si fida di se stessa, mi dirà in futuro:
- Una parte di me vuole restare, un’altra andare via.
Mi chiede...