Ieri Milano ha ospitato una manifestazione religiosa per il rito dell’Ashura, commemorazione tradizionale musulmana sciita. Circa 1300 fedeli si sono riuniti nel quartiere della Stazione Centrale per una cerimonia caratterizzata da momenti di preghiera e da un corteo. L’evento è stato autorizzato e si è svolto sotto la supervisione dell’autorità locale.
L’Ashura è una festività religiosa che ricorda il martirio dell’Imam Hussein, nipote del profeta Maometto, nella battaglia di Kerbala. La partecipazione ha visto musulmani provenienti da diversi paesi, inclusi Iran, Pakistan, Siria e Yemen.
Le donne coperte dal telo
Uno degli aspetti più discussi del corteo è stato il trattamento riservato alle donne. Durante il momento di preghiera iniziale, donne e uomini sono stati separati. Le donne erano collocate in una specifica area vigilata da un servizio d’ordine femminile.
Successivamente, nel corteo che si è concluso in Piazza della Repubblica, la separazione è diventata ancora più evidente. Gli uomini occupavano la parte anteriore, battendosi il petto in segno di devozione, seguiti da un camion. Le donne, invece, camminavano in fondo al corteo, coperte da veli integrali e schermate da un telo nero in una sorta di recinto.
Critiche da Lega e Fratelli d’Italia
Le immagini del corteo hanno scatenato reazioni politiche. Silvia Sardone, esponente della Lega, ha definito la situazione “un segnale di islamizzazione sempre più marcata”. L’esponente leghista ha criticato duramente la separazione di genere e suggerito che eventi simili contrastino con i valori della cultura europea. Altre critiche sono arrivate da rappresentanti di Fratelli d’Italia, che hanno espresso preoccupazione per la diffusione di pratiche legate al radicalismo islamico. “A Milano è stata permessa una manifestazione che si chiama Ashura, in cui le donne coperte dal velo vengono rinchiuse in un recinto, e questo nel totale silenzio della sinistra e delle femministe. Dopo secoli di lotta per l’emancipazione della donna – ha dichiarato il deputato FdI Mauro Malaguti – i movimenti di sinistra ed Lgbt solidarizzano con Paesi fondamentalisti islamici che hanno fermato la civiltà a centinaia, se non migliaia, di anni fa”.
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L’evento di Milano ha riportato l’attenzione sulla condizione delle donne nei paesi a maggioranza islamica, in particolare in Iran, dove il regime impone l’uso obbligatorio dell’hijab. Secondo un report recente delle Nazioni Unite, le donne iraniane subiscono discriminazioni sistematiche e repressioni da parte dello Stato.
Mojdeh, attivista iraniana e vicepresidente dell’Associazione Italia-Iran, ha dichiarato di opporsi all’estremismo religioso che limita le libertà personali, in particolare quelle delle donne. Ha ricordato come la repressione in Iran continui, nonostante le proteste del movimento «Donna, Vita, Libertà» iniziato nel 2022.
Il ruolo delle moschee
L’europarlamentare Anna Maria Cisint ha commentato duramente il legame tra alcune comunità islamiche e il regime iraniano. Ha denunciato la presenza di moschee non autorizzate che, a suo avviso, agirebbero come centri di propaganda politica in Europa. Secondo Cisint, queste realtà diffonderebbero messaggi di odio e contribuirebbero a minare i valori democratici occidentali.
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