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Nei primi anni Novanta, alcune ragazze scomparvero nella zona del veronese. Erano quasi tutte originarie dell’est Europa e per vivere si prostituivano. Una di loro era tossicodipendente. Non ci furono grandi ricerche per ritrovarle.
Un giorno, nei terreni appartenenti a una famiglia di Torrano, frazione di Terrazzo, vennero casualmente scoperti i resti di una giovane donna. Non si riuscì a risalire a un nome, né alla causa della morte. Il figlio del proprietario di quei campi era stato arrestato per aver sequestrato e violentato una ragazza. Stava per essere posto agli arresti domiciliari.
Si chiamava Gianfranco Stevanin. A casa sua vennero trovate migliaia di foto di donne, schede che le descrivevano, buste contenenti capelli e peli pubici, i documenti di due ragazze.
Fu sospettato di aver ucciso la ragazza ritrovata nei suoi campi ma anche di aver assassinato le due ragazze a cui appartenevano quei documenti. Le indagini furono lunghe e complicate, incentrate soprattutto sulla ricerca di altri corpi, forse sepolti in quei campi. Stevanin negò prima ogni responsabilità, poi iniziò ad ammettere qualcosa ma lo fece parlando di sogni, visioni, cambiando spesso versioni, centellinando rivelazioni o presunte tali. Ammise di aver sepolto quei corpi ma disse che quelle donne erano morte di morte naturale.
Alla fine furono scoperti quattro corpi di giovani donne, a una di loro non si è mai potuto dare un nome. Un’altra ragazza, sicuramente assassinata, non è mai stata ritrovata.
Al processo si discusse molto di una lesione al lobo frontale riportata da Stevanin quando aveva 16 anni, in seguito a un incidente in motorino. Secondo i periti della difesa quella lesione aveva comportato una totale o parziale incapacità di intendere e di volere. Gli stessi giudici, nei vari gradi di giudizio, diedero interpretazioni diverse.
È rimasto il sospetto, dopo tanti anni, che non tutto sia stato scoperto e che le vittime possano essere state di più di quelle effettivamente accertate.
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Nei primi anni Novanta, alcune ragazze scomparvero nella zona del veronese. Erano quasi tutte originarie dell’est Europa e per vivere si prostituivano. Una di loro era tossicodipendente. Non ci furono grandi ricerche per ritrovarle.
Un giorno, nei terreni appartenenti a una famiglia di Torrano, frazione di Terrazzo, vennero casualmente scoperti i resti di una giovane donna. Non si riuscì a risalire a un nome, né alla causa della morte. Il figlio del proprietario di quei campi era stato arrestato per aver sequestrato e violentato una ragazza. Stava per essere posto agli arresti domiciliari.
Si chiamava Gianfranco Stevanin. A casa sua vennero trovate migliaia di foto di donne, schede che le descrivevano, buste contenenti capelli e peli pubici, i documenti di due ragazze.
Fu sospettato di aver ucciso la ragazza ritrovata nei suoi campi ma anche di aver assassinato le due ragazze a cui appartenevano quei documenti. Le indagini furono lunghe e complicate, incentrate soprattutto sulla ricerca di altri corpi, forse sepolti in quei campi. Stevanin negò prima ogni responsabilità, poi iniziò ad ammettere qualcosa ma lo fece parlando di sogni, visioni, cambiando spesso versioni, centellinando rivelazioni o presunte tali. Ammise di aver sepolto quei corpi ma disse che quelle donne erano morte di morte naturale.
Alla fine furono scoperti quattro corpi di giovani donne, a una di loro non si è mai potuto dare un nome. Un’altra ragazza, sicuramente assassinata, non è mai stata ritrovata.
Al processo si discusse molto di una lesione al lobo frontale riportata da Stevanin quando aveva 16 anni, in seguito a un incidente in motorino. Secondo i periti della difesa quella lesione aveva comportato una totale o parziale incapacità di intendere e di volere. Gli stessi giudici, nei vari gradi di giudizio, diedero interpretazioni diverse.
È rimasto il sospetto, dopo tanti anni, che non tutto sia stato scoperto e che le vittime possano essere state di più di quelle effettivamente accertate.
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