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Nel contesto di Expo Valposchiavo, dedicata quest’anno all’intelligenza artificiale (IA), il ricercatore e storico Severin Duc offre una riflessione che unisce tecnologia e identità alpina. Lungi dall’essere un tema “campato in aria”, l’IA rappresenta secondo lui una nuova tappa nel lungo percorso di adattamento delle comunità di montagna. Le Alpi – osserva Duc – non sono mai state statiche: hanno sempre saputo reinventarsi, accogliendo le innovazioni senza rinnegare il proprio patrimonio culturale e umano.
L’intelligenza artificiale, se ben orientata, può diventare uno strumento di valorizzazione della qualità artigianale, della tracciabilità dei prodotti e della resilienza economica e climatica. Può aiutare gli artigiani e i commercianti a gestire meglio il tempo e le risorse, ma deve restare uno strumento “al servizio dell’umano”. Il vero rischio, ammonisce Duc, è la perdita di sfumature, di quella ricchezza di relazioni e sensibilità che caratterizza la vita alpina.
Per questo, l’adozione dell’IA deve essere accompagnata da umiltà e spirito comunitario: “L’innovazione non può calare dall’alto – ricorda – ma nascere dal dialogo tra tutti gli attori della valle”. Solo così la tecnologia potrà diventare alleata di una modernità alpina radicata nella memoria, capace di rafforzare la coesione sociale e la cura del territorio.
By RSI - Radiotelevisione svizzera5
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Nel contesto di Expo Valposchiavo, dedicata quest’anno all’intelligenza artificiale (IA), il ricercatore e storico Severin Duc offre una riflessione che unisce tecnologia e identità alpina. Lungi dall’essere un tema “campato in aria”, l’IA rappresenta secondo lui una nuova tappa nel lungo percorso di adattamento delle comunità di montagna. Le Alpi – osserva Duc – non sono mai state statiche: hanno sempre saputo reinventarsi, accogliendo le innovazioni senza rinnegare il proprio patrimonio culturale e umano.
L’intelligenza artificiale, se ben orientata, può diventare uno strumento di valorizzazione della qualità artigianale, della tracciabilità dei prodotti e della resilienza economica e climatica. Può aiutare gli artigiani e i commercianti a gestire meglio il tempo e le risorse, ma deve restare uno strumento “al servizio dell’umano”. Il vero rischio, ammonisce Duc, è la perdita di sfumature, di quella ricchezza di relazioni e sensibilità che caratterizza la vita alpina.
Per questo, l’adozione dell’IA deve essere accompagnata da umiltà e spirito comunitario: “L’innovazione non può calare dall’alto – ricorda – ma nascere dal dialogo tra tutti gli attori della valle”. Solo così la tecnologia potrà diventare alleata di una modernità alpina radicata nella memoria, capace di rafforzare la coesione sociale e la cura del territorio.

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