Se di fatto il film sembra aderire ad una filosofia di sostanziale riscatto interiore – in cui tutti, per definizione, siamo nati schiavi di Matrix – ciò può essere ricondotto ad un libertarismo estremo, che coccola apertamente il pensiero anarchico. Gli individui tormentati che si muovono dentro due realtà alternative, che faticano a capire cosa sia reale (vedi ad esempio Avatar di James Cameron del 2009), che lottano per auto-affermarsi e scoprire la verità (?) è, di fatto, una ricerca che non è ancora finita, e di cui è ancora oggi difficile immaginare le conclusioni. Fare uso della fantascienza a tale scopo è – a questo punto – quasi ballardiano, con l’uomo che sfrutta la tecnologia per il solo scopo più o meno consapevole di auto-distruggersi, altalenando tra vorace curiosità e cupa disperazione: pillola blu o pillola rossa?