Episodio 6.

Il crack Parmalat del 2003 travolge risparmiatori, banche e istituzioni, lasciando l’Italia di fronte a un dilemma: lasciare fallire il colosso o salvarlo per difendere occupazione e credibilità. Nasce così la legge Marzano e l’amministrazione straordinaria guidata da Enrico Bondi, incaricato di distinguere tra la “vecchia” Parmalat, sommersa dai debiti fraudolenti, e la “nuova”, basata sugli asset sani. Cause miliardarie contro banche e revisori, un ritorno alla redditività e la fiducia dei consumatori segnano la rinascita del marchio. Ma il salvataggio lascia anche cicatrici: risparmiatori traditi e istituzioni sotto accusa.

In questa puntata raccontiamo il penultimo atto della lunga storia di Alitalia. Dopo il ritiro di Etihad nel 2017, la compagnia entra in commissariamento straordinario: prestiti pubblici, trattative fallite, progetti incompiuti con Ferrovie dello Stato, Atlantia e Lufthansa. Mentre i conti continuano a bruciare centinaia di milioni, Ryanair ed easyJet conquistano il mercato italiano, relegando Alitalia a un ruolo marginale. Poi arriva la pandemia: i cieli si svuotano e la compagnia, già agonizzante, non ha scampo. È la fine annunciata di un mito, preludio alla nascita di ITA Airways.

Nel 2014, Alitalia accoglie Etihad Airways come nuovo partner strategico. Con promesse di capitali freschi, lusso e una “nuova era” per la compagnia, l’accordo viene celebrato da politica e media come la svolta definitiva. Divise eleganti, spot glamour e nuove rotte a lungo raggio alimentano l’entusiasmo. Ma dietro l’immagine scintillante, i conti restano in rosso, i tagli al personale si moltiplicano e la strategia di Abu Dhabi mostra presto i suoi limiti. Nel 2017, dopo il rifiuto dei dipendenti a ulteriori sacrifici, Etihad si ritira: un’altra occasione mancata, l’ennesima illusione nella lunga crisi Alitalia.

Episodio 5.

Dopo il crack Parmalat, l’Italia intera guarda al tribunale di Parma. Calisto Tanzi, arrestato a fine 2003, è accusato di falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e aggiotaggio. Insieme a lui, sul banco degli imputati siedono manager, revisori e banche. Il processo diventa un rito collettivo, simbolo della richiesta di giustizia di migliaia di risparmiatori traditi. Nel 2008 arrivano le condanne: Tanzi riceve quasi 18 anni, altri imputati pene significative, e le banche pesanti risarcimenti. Ma il caso solleva domande più profonde: è stata davvero fatta giustizia o il sistema che ha permesso la frode resta ancora intatto?

Episodio 4.

Il 2003 è l’anno in cui crolla l’impero Parmalat. Un eurobond da 150 milioni non viene rimborsato, nonostante i bilanci dichiarino miliardi in cassa. Pochi giorni dopo, il falso estratto conto della Bank of America rivela la frode: la liquidità non esiste. Le azioni crollano, il consiglio si dimette, il governo nomina Enrico Bondi commissario straordinario. Calisto Tanzi ammette un buco di almeno 8 miliardi. Migliaia di risparmiatori restano travolti, mentre banche e revisori finiscono sotto accusa. È la fine di un mito e l’inizio di un trauma collettivo che segnerà per sempre il capitalismo italiano.

Episodio 3.

Negli anni Novanta, Parmalat appare come un gigante solido, simbolo di modernità e successo. In realtà, dietro i bilanci certificati si nasconde un sistema costruito su obbligazioni, derivati, società offshore e crediti inesistenti: una vera fabbrica di titoli tossici. È lo schema Ponzi applicato alla finanza d’impresa, sostenuto da banche, revisori compiacenti e controlli inefficaci. Nel dicembre 2003 l’inganno crolla, lasciando un buco da miliardi e migliaia di risparmiatori traditi. Parmalat non è solo un crac, ma lo specchio delle fragilità del capitalismo italiano ed europeo alla vigilia del nuovo millennio.

Episodio 2 – Diversificazione e ambizioni senza limiti (anni ’80–’90).

Negli anni Ottanta e Novanta Parmalat vive la stagione della grande espansione. Dal latte a lunga conservazione ai succhi di frutta, fino al baby food e ai prodotti da forno, l’azienda diversifica senza sosta, inseguendo il sogno di diventare una multinazionale globale. Ma alle strategie industriali si intrecciano ambizioni personali: l’ingresso disastroso in Odeon TV, il calcio come strumento di prestigio con il Parma, le avventure nel turismo, l’internazionalizzazione accelerata e una governance familiare opaca. Parmalat appare solida e innovativa, ma dietro l’immagine scintillante cresce un impero fragile, destinato a incrinarsi sotto il peso dei debiti.

Dal 2008 al 2013 Alitalia vive una delle fasi più drammatiche e controverse della sua storia. Dopo il fallimento della vendita ad Air France-KLM e il commissariamento, nasce il cosiddetto Piano Fenice: una cordata di imprenditori italiani, ribattezzati dalla stampa “capitani coraggiosi”, con il sostegno del governo e di Intesa Sanpaolo, rileva la compagnia con l’obiettivo di rilanciarla come vettore nazionale privato. È l’illusione di una rinascita: fusione con Air One, alleanza con Air France-KLM, promesse di utili e di efficienza. Ma i conti non tornano, le perdite aumentano e la “fenice” si rivela un volo mancato.

In questa puntata vedremo come la globalizzazione abbia trasformato il trasporto aereo, con le low cost pronte a rivoluzionare il mercato e le grandi alleanze internazionali a decidere chi cresce e chi arretra. Lufthansa e Air France-KLM costruiscono imperi, British Airways rafforza la sua leadership.E Alitalia? Dopo il divorzio con KLM, resta sola. Illusioni contabili, piani di ristrutturazione falliti, resistenze sindacali e una concorrenza spietata mettono a nudo tutte le sue fragilità. L’11 settembre e le crisi globali fanno il resto.

Episodio 1 – Dalle origini al sogno globale (1961–1980).

Negli anni del boom economico italiano, Parmalat nasce come piccola azienda di Collecchio e in pochi decenni diventa una multinazionale. Calisto Tanzi trasforma il latte in un prodotto industriale a lunga conservazione, grazie all’uso del Tetra Pak e a una strategia di marketing innovativa che lega il marchio a sport e successo. L’espansione internazionale in Sud America e oltre segna l’ascesa del gruppo, ma emergono già le prime ombre: diversificazioni azzardate, indebitamento crescente e governance familiare opaca. Parmalat si afferma come simbolo di modernità, ma rivela già i germi del futuro collasso.