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Sara De Santis ha 28 anni, è torinese di nascita ma da due anni vive a Castellón de la Plana. Se oggi abita in una città di mare fino a ieri sconosciuta, è perché è riuscita a modellare strada facendo i suoi sogni, per farli rientrare nello spazio delle sue possibilità.
Cresciuta in una famiglia in cui “tutto è di tutti”, per lei il denaro è un concetto astratto: «Alle medie, se avevo un euro lo spendevo tutto in Goleador». Finita la scuola di grafica, Sara inizia a lavorare in un’agenzia torinese, dove la paga bassa e il mobbing la portano al limite della sopportazione. Decide allora di trasferirsi a Londra, con il suo compagno. E qui il lavoro da barista diventa «un allenamento a vivere senza superfluo». Tornata in Italia a causa del Covid, Sara apre la partita IVA e inizia a lavorare come illustratrice. Il sogno è tornare a Londra, la città dove ha vissuto i mesi più belli della sua vita, ma vivendo della sua professione.
Ci riesce, ma nel giro di quattro mesi si accorge che «avere uno stipendio italiano e vivere a Londra è una delle cose più infattibili del mondo». Londra, poi, non è più la città che lasciato tre anni prima. O forse è lei che è cambiata. «È stato difficile accogliere una Sara che aveva bisogno di calma, di bel tempo, di relax, di spiaggia».
È così che Sara e il suo ragazzo dirottano verso la Spagna. La meta dei sogni è Valencia, ma è troppo cara. E allora, ancora una volta, modella il sogno per poterlo realizzare, e sceglie una città di mare a un'ora da Valencia che costa la metà.
«C'è una frase che dice Luca Gotto che amo, che dice sii fiume non essere roccia. Mi recrimino tante cose, mi sento sempre sbagliata, però una cosa mi sento proprio di averla fatta giusta che sono sempre stata fiume».
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Sara De Santis ha 28 anni, è torinese di nascita ma da due anni vive a Castellón de la Plana. Se oggi abita in una città di mare fino a ieri sconosciuta, è perché è riuscita a modellare strada facendo i suoi sogni, per farli rientrare nello spazio delle sue possibilità.
Cresciuta in una famiglia in cui “tutto è di tutti”, per lei il denaro è un concetto astratto: «Alle medie, se avevo un euro lo spendevo tutto in Goleador». Finita la scuola di grafica, Sara inizia a lavorare in un’agenzia torinese, dove la paga bassa e il mobbing la portano al limite della sopportazione. Decide allora di trasferirsi a Londra, con il suo compagno. E qui il lavoro da barista diventa «un allenamento a vivere senza superfluo». Tornata in Italia a causa del Covid, Sara apre la partita IVA e inizia a lavorare come illustratrice. Il sogno è tornare a Londra, la città dove ha vissuto i mesi più belli della sua vita, ma vivendo della sua professione.
Ci riesce, ma nel giro di quattro mesi si accorge che «avere uno stipendio italiano e vivere a Londra è una delle cose più infattibili del mondo». Londra, poi, non è più la città che lasciato tre anni prima. O forse è lei che è cambiata. «È stato difficile accogliere una Sara che aveva bisogno di calma, di bel tempo, di relax, di spiaggia».
È così che Sara e il suo ragazzo dirottano verso la Spagna. La meta dei sogni è Valencia, ma è troppo cara. E allora, ancora una volta, modella il sogno per poterlo realizzare, e sceglie una città di mare a un'ora da Valencia che costa la metà.
«C'è una frase che dice Luca Gotto che amo, che dice sii fiume non essere roccia. Mi recrimino tante cose, mi sento sempre sbagliata, però una cosa mi sento proprio di averla fatta giusta che sono sempre stata fiume».
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