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By Stefano Feltri; Federica Tourn; Giorgio Meletti
The podcast currently has 9 episodes available.
Dopo molti mesi sono arrivate le motivazioni della sentenza del tribunale di Enna sul caso Rugolo al centro del podcast La Confessione. Una sentenza che, per la prima volta in Italia, stabilisce una responsabilità diretta della gerarchia e del vescovo in particolare nel coprire, tollerare e consentire gli abusi da parte di don Giuseppe Rugolo. E non una volta, ma per anni e anni.
Grazie anche alla visibilità che la storia ha avuto grazie al podcast - se ne è discusso poco sui giornali italiani ma molto su quelli internazionali, ultimo il Times di Londra pochi giorni fa - monsignor Rosario Gisana ha rotto il silenzio e ha parlato in prima persona in una intervista alla Stampa (che ho analizzato in un altro pezzo qui su Appunti).
E’ il segnale che qualcosa si è rotto nel sistema di omertà e coperture degli abusi, che far finta di niente non basta più, che un vescovo censurato da un tribunale dello Stato italiano inizia a sentire vacillare la sua poltrona. E che il Papa deve scegliere se continuare a coprire e legittimare o reagire.
Ce n’è, insomma, più che abbastanza per una puntata extra della Confessione: una chiacchierata con Giorgio Meletti e Federica Tourn per analizzare tutto quello che è successo dopo l’uscita del podcast e dopo che le sue sette puntate hanno raggiunto mezzo milione di ascoltatori.
è un podcast di giornalismo investigativo in 7 puntate disponibile su Spotify e tutte le principali piattaforme
Autori:
Stefano Feltri
Giorgio Meletti
Federica Tourn
Con la collaborazione di Carmelo Rosa
Consulenza musicale e sonora: Stefano Tumiati
Produzione:
Il podcast La Confessione è possibile grazie al sostegno degli abbonati alla newsletter Appunti
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La settima puntata della Confessione, il podcast dedicato al processo per violenza sessuale contro il sacerdote di Enna Giuseppe Rugolo, ha un protagonista indiscusso: papa Francesco.
Se infatti il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana è impegnatissimo a difendere Rugolo e aiutarlo con i soldi dell'8 per mille, come se lo temesse, ma anche a insabbiare e occultare i suoi reati sessuali per proteggere la reputazione della Chiesa, qui scopriamo che ha un maestro e una guida: il papa in persona.
E' lui stesso a spiegarlo ai genitori di Antonio Messina, il giovane che ha denunciato Rugolo: loro chiedono giustizia, Gisana gli offre 25 mila euro per comprarne il silenzio. E per risultare più convincente racconta che lui sa come ci si comporta in questi casi, perché gliel'ha insegnato Bergoglio, quando gli ha chiesto un favore per una cosa che lo riguardava personalmente.
I genitori di Messina registrano tutto, noi ascoltiamo, e La Confessione vi racconta la storia del frate siciliano Giovanni Salonia, accusato di violenza sessuale almeno da una suora: papa Bergoglio ha le sue ragioni per far presiedere proprio a Gisana un'atipica commissione d'inchiesta che arriverà a una conclusione che pare obbligata: le accuse delle religiose a Salonia sono fantasie di menti non lucidissime.
Di questa prestazione di Gisana papa Francesco sembra gratissimo, al punto da scendere in campo al suo fianco il giorno prima della requisitoria del pm al processo Rugolo: “Saluto il Vescovo di Piazza Armerina, Monsignor Rosario Gisana: bravo, questo Vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto”.
Quel giorno Antonio Messina, la vittima di Rugolo che ha avuto il coraggio di denunciarlo, si infuria: ha chiesto giustizia alla Chiesa prima che al tribunale, ha anche scritto al papa per chiedergli aiuto, senza ottenere risposta.
Ma questa è la morale della settima puntata della Confessione: la Chiesa tra i preti abusatori e le loro vittime sceglie di difendere gli abusatori e mettere sotto accusa chi li denuncia.
Ed è il papa, nei fatti, a dare la linea che anche la Cei del presidente Matteo Zuppi segue rigorosamente: generiche parole di denuncia degli abusi sessuali del clero ma nessuna azione conseguente. Anzi, quando serve il sacerdote accusato di abusi viene protetto in tutti i modi, anche quelli più disonesti.
Episodio sette di sette.
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Il sesto episodio di La Confessione rivela che per la chiesa italiana i reati sessuali dei suoi sacerdoti si possono cancellare con il denaro. Il prezzo è 25 mila euro, una cifra ricorrente in molti casi simili. Il denaro si prende dai fondi della Caritas, quelli che i fedeli donano per aiutare i poveri. Per il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana è giusto usarli per offrirli ad Antonio Messina, vittima degli abusi del sacerdote Giuseppe Rugolo, in cambio del silenzio. Nel frattempo preleva 50 mila euro dai suoi fondi 8 per mille (oltre un milione di euro all'anno per la sola diocesi di Piazza Armerina) e li dà a Rugolo per fare fronte al pagamento degli avvocati, di vecchi debiti del padre e dei costi dell'esilio a Ferrara.
E' il punto più oscuro della storia che La Confessione racconta. Il 5 ottobre 2019, quando Antonio Messina sta già chiedendo giustizia alla Chiesa da 5 anni, Gisana annuncia ai suoi genitori che il sacerdote abusatore, "non degno di guidare la parrocchia di san Cataldo", andrà via da Enna e non vi tornerà più, e che il vescovo lascerà un'ammonizione scritta in modo che anche i suoi successori siano informati della pericolosità di Rugolo.
Un mese e mezzo dopo, con una inspiegabile capriola, Gisana convoca i Messina e dice loro che Rugolo tornerà in sella dopo due anni perché la parrocchia di San Cataldo senza di lui andrebbe allo sfascio, e che loro devono accontentarsi di 25 mila euro (che non hanno mai chiesto) firmando un impegno al silenzio. I genitori di Antonio rifiutano e lo mandano al diavolo, dicendogli che non si vedranno mai più. "Magari per strada", sibila cinicamente Gisana.
Mentre i Messina padre e madre gli dicono che a loro non interessano i soldi, Gisana (difeso a spada tratta da papa Francesco come "un uomo giusto ingiustamente accusato") andrà in giro ad accusarli di un tentativo di estorsione. Lo farà anche con i magistrati, mentendo in interrogatorio, lo farà al telefono con il suo amico Fortunato Di Noto, altro sacerdote siciliano. Di Noto è assurto alla fama nazionale come difensore dei minori abusati, a meno che, si scopre dalle sorprendenti intercettazioni, non siano abusati da sacerdoti. In questo caso mette in guardia Gisana dalle vittime, dipinte come desiderose di arricchirsi accusando strumentalmente sacerdoti innocenti.
Episodio sei di sette.
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Il quinto episodio del podcast La Confessione, intitolato Il vescovo insabbiatore, descrive l'impianto etico del vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana.
Quando il prelato siciliano viene torchiato per tre ore dalla procura di Enna che indaga sulle accuse di violenza sessuale contro un parroco dei suoi, Giuseppe Rugolo (che verrà poi condannato a 4 anni e 6 mesi), è sorpreso dalle domande dei magistrati. Da una soprattutto. Vogliono sapere perché, quando ha saputo degli abusi di Rugolo sul giovane Antonio Messina, non si è rivolto alla magistratura.
Non è un reato, i vescovi non sono pubblici ufficiali e non hanno l'obbligo legale di denuncia. Ma i magistrati sembrano incuriositi proprio dall'etica di Gisana. Gli chiedono come mai, quando ha saputo, non si è premurato almeno di chiamare i genitori di Messina e invece ha aspettato che fossero loro a interpellarlo un anno dopo.
L'idea del vescovo è che i reati sessuali del clero vadano coperti, insabbiati, occultati. E su questa linea - anche se questo può sorprendere - ha il pieno ed esplicito consenso di papa Francesco, e nei colloqui privati se ne vanta.
La regola dei vescovi è l'omertà, e Gisana lo spiega a Rugolo in un colloquio privato:
"Io ti potrei fare il nome di una persona, nostro confratello, che non viene fuori, e io non so perché non viene fuori, la problematica molto ma molto peggiore della tua, io conosco tutto per filo e per segno e chiaramente finché non viene fuori, non pozzo dire a chistu”.
La regola è "finché non viene fuori", il sottinteso è che nella Chiesa tutti sanno tutto e usano semmai le intemperanze sessuali e criminali dei confratelli come armi nelle loro guerre di potere. Anche qui è Gisana a dirlo, rappresentando Rugolo come vittima che si sta guadagnando la santità: "Gente che lo osteggia, i fratelli! Lo calunniano".
Rugolo è vittima perché si trova inopinatamente a dover rispondere dei suoi reati, mentre l'altro sacerdote peccatore la fa franca (e per il vescovo il fatto che sia lui a fargliela fare franca sembra non rilevare ai fini etici).
Ecco ancora le parole di Gisana a Rugolo: “Se tu mi fai la domanda: perché X (perché non posso dire il nome) è ancora a galla e io no, non so risponderti. Certo il rapporto di Dio con noi è molto variegato”.
Difficile capire se questa frase contenga una sottile ironia.
Sicuramente non c'è nessuna ironia nel vicario di Gisana, don Nino Rivoli, quando il vescovo gli racconta delle tre ore di faccia a faccia con i magistrati.
Per lui la colpa di Rugolo non è di aver abusato sessualmente di ragazzini che gli sono stati affidati, fatto noto a tutto il clero di Enna. La colpa di Rugolo è essersi fatto beccare, mettendo in imbarazzo il vescovo che lo aveva protetto: “Ma vidi ‘stu cretinu, in quale guaio c’ha messo”. Naturalmente in dialetto, come la drammaticità del momento impone.
Episodio cinque di sette.
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Nel quarto episodio del podcast La Confessione si scopre che la Chiesa siciliana copre e nasconde i suoi preti abusatori esattamente come faceva oltre 20 anni fa l'arcidiocesi di Boston.
La tecnica - spostare gli abusatori da una parrocchia all'altra per farli sfuggire alle accuse, di fatto consentendo loro di continuare a occuparsi di ragazzini - fu scoperta nel 2002 da un'inchiesta del Boston Globe resa celebre dal film Spotlight, premiato con l'Oscar nel 2016.
Giuseppe Rugolo, il parroco accusato da Antonio Messina di violenza sessuale, e recentemente condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere, quando la sua vittima inizia a denunciare e si spargono voci e imbarazzi, viene spedito dal vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana alla diocesi di Ferrara, dove il vescovo Gian Carlo Perego non solo lo accoglie benevolmente ma lo incarica senza esitazione, ancora una volta, di occuparsi dei ragazzi.
Proprio quello che succedeva a Boston. In seguito all'inchiesta del Boston Globe fu la stessa arcidiocesi di Boston, dopo le clamorose dimissioni del vescovo Bernard Francis Law, a pubblicare una lista di oltre 150 preti accusati di pedofilia, per le cui imprese furono pagati risarcimenti per deine di milioni di dollari.
Ascoltando il quarto episodio di La Confessione sorge una domanda: se a Boston risultano alla Chiesa 150 sacerdoti pedofili in una diocesi che conta due milioni di abitanti, quanti potrebbero essere i preti molestatori nella diocesi di Piazza Armerina che ha circa 200 mila abitanti? Una quindicina, facendo un calcolo puramente aritmetico.
Sicuramente ascoltando La Confessione si capisce che a Enna tutti i preti, a cominciare dal vescovo Gisana, sanno e si dicono che Rugolo non è l'unico. E tutti gli altri vengono coperti.
Episodio quattro di sette.
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Troppo spesso, per seminaristi e sacerdoti, i ragazzi che vengono loro affidati non sono persone da formare ma oggetti di consumo sessuale. Nel terzo del podcast La Confessione viene descritto in modo analitico il sistema di appetiti sessuali che anima l'interesse per i giovani di Giuseppe Rugolo, il parroco di Enna condannato a 4 anni e sei mesi per violenza sessuale su ragazzi a lui affidati.
I magistrati hanno potuto ricostruire che una sera Rugolo chatta via Facebook con un altro prete, che gli investigatori identificano nelle carte dell’inchiesta come “un parroco della diocesi di piazza Armerina con il quale Rugolo ha avuto una relazione anche di natura sessuale”. Rugolo scrive all’amico e collega prete: “Sto legando molto con un ragazzo della parrocchia che secondo me prima o poi entra in seminario”. Si tratta proprio di Antonio Messina, il giovane che anni dopo ha trovato il coraggio di denunciare Rugolo, prima al vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, che ha insabbiato tutto, poi alla magistratura.
Quella sera l’amico prete condivide con Rugolo la foto di un ragazzo al quale è sessualmente interessato (con una cultura e un atteggiamento da bordello pre legge Merlin) e che gli ha chiesto l’amicizia via Facebook. Rugolo risponde con un’altra foto e il messaggio: “Invece guarda il mio, si chiama Antonio Messina”. L'amico prete manifesta il suo entusiastico consenso scrivendogli che se un ragazzo così entra in seminario, testuale, “se lo fanno tutti”. Un mondo e una cultura che il vescovo Gisana ha liquidato come stupidate, ragazzate.
Episodio tre di sette.
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Nel secondo episodio del podcast La Confessione c'è, raccontato e analizzato nei dettagli, un fatto che a prima vista sembrerebbe inverosimile.
Invece è la semplice verità: per la Chiesa cattolica la violenza sessuale su un minore non è punibile se a compierla non è un sacerdote ma un seminarista.
Sì, perché la giustizia della Chiesa si occupa solo delle colpe dei sacerdoti e un seminarista non lo è ancora.
Per questa ragione la cosiddetta Investigatio Previa su don Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna condannato a 4 anni e 6 mesi per violenza e tentata violenza, si è conclusa con l'assoluzione.
E il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, regista dell'operazione, ha anche sfruttato abilmente le ambigue regole canoniche per non dare alla vittima denunciante, Antonio Messina, alcuna informazione sull'esito del procedimento. E per non denunciare il fatto alla magistratura, cosa che ha dovuto fare Messina due anni dopo la denuncia formale al vescovo, fatta quando ancora aveva fiducia nella Chiesa.
Rimane il fatto che un seminarista, colpevole di violenza su un minore a lui affidato, per la Chiesa non solo non è punibile perché non ancora sacerdote ma neppure perde i requisiti per diventarlo. Recentemente questa regola è cambiata, ma solo per i fatti commessi dopo il 2021.
Per quelli commessi prima vale ancora uno dei perversi meccanismi con cui la Chiesa ha tradizionalmente tutelato gli abusatori seriali annidati tra le sue fila.
Episodio due di sette.
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Per Papa Francesco la santità è un gioioso stato d'animo donato da Dio. Per il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana la santità è il premio che spetta al sacerdote accusato di violenza sessuale al termine del suo calvario. Non importa se colpevole o innocente. Una specie di scatto di carriera.
Monsignor Rosario Gisana, vescovo in carica di una tra le diocesi più importanti della Sicilia, sta parlando con Giuseppe Rugolo, un prete di Enna accusato di violenza sessuale su minori.
Rugolo è il protagonista della storia esemplare che vi raccontiamo nel podcast La Confessione.
Delle accuse contro di lui monsignor Gisana è informato da tempo. Quello che Gisana non sa è che don Rugolo ha attivato il registratore del suo smartphone e così tutte le parole del vescovo vengono conservate.
In questo modo scopriamo l’incredibile tesi del vescovo di piazza Armerina: la pedofilia sarebbe non un crimine tra i più spregevoli, ma una prova offerta dal Signore, addirittura una tappa verso la santità.
Queste parole fanno di Gisana il coprotagonista della nostra storia. Perché è lo stesso Gisana che il 6 novembre 2023, proprio mentre il processo a Rugolo entra nel vivo, viene elogiato da papa Francesco con queste parole: “Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto”.
Forse senza rendersene conto, o forse sì, il Papa conferma che, come vi racconteremo, il processo allo sconosciuto prete di Enna accusato di violenze sessuali su minori chiama in causa tutta la Chiesa.
In questo primo episodio impariamo a conoscere i protagonisti della nostra storia: don Giuseppe Rugolo, monsignor Rosario Gisana e soprattutto Antonio Messina, il coraggioso ragazzo che subisce gli abusi di Rugolo e trova il coraggio di denunciare.
Grazie alla sua denuncia abbiamo potuto capire come funziona davvero il sistema interno alla Chiesa italiana per gestire i casi di abusi, cioè per proteggere l’accusato e silenziare la vittima.
Episodio uno di sette.
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Il 5 marzo 2024 don Giuseppe Rugolo è stato condannato a 4 anni e 6 mesi in primo grado, dal tribunale di Enna. Da quasi due anni, con i miei colleghi Giorgio Meletti e Federica Tourn, seguiamo questa storia solo all’apprenza periferica.
La consideriamo così importante da averci dedicato un podcast in sette puntate, La Confessione, di cui qui potete sentire un teaser, che inquadra la vicenda e presenta i fatti.
Perché quella singola vicenda è come un frattale, replica in piccolo tutto il sistema di coperture e insabbiamenti che ha finora impedito che in Italia scoppiasse lo scandalo degli abusi nella Chiesa.
Perché soltanto in Italia non è ancora scoppiato il caso degli abusi nella Chiesa cattolica? Perché il sistema di copertura degli abusatori è ancora in piedi ed efficace, coinvolge decine e decine di preti e vescovi ed è tacitamente approvato da papa Francesco.
Il podcast La Confessione ricostruisce come la Chiesa italiana silenzia le denunce delle vittime, copre i preti sotto accusa e nasconde lo scandalo. E sono loro, i preti, a raccontarlo.
“Ho insabbiato questa storia”, dice il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, intercettato al telefono mentre parla con don Giuseppe Rugolo, condannato a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale in primo grado a Enna martedì 5 marzo.
Per la prima volta possiamo ascoltare direttamente i protagonisti di una vicenda di abusi spiegare come funziona il sistema per insabbiare e depistare, come si usano le risorse della Chiesa per tacitare le vittime e lasciare gli abusatori impuniti. Secondo Gisana, le accuse di violenza sessuale per Rugolo sono un dono di Dio, “per diventare santo”.
Antonio Messina è un ragazzo di Enna che per anni è stato abusato da don Rugolo, fin da quando era minorenne. Nel 2014 inizia a chiedere giustizia alle strutture ecclesiastiche, dieci anni dopo arriva la sentenza della magistratura ordinaria.
Grazie alla sua denuncia, sono emersi i documenti audio su cui si basa questo podcast: intercettazioni telefoniche e dialoghi registrati dai protagonisti all’insaputa l’uno dell’altro.
Sulla newsletter Appunti troverete approfondimenti e commenti ai temi trattati nel podcast.
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