Fortuna che è stata impiantata la Cucina popolare! La cucina popolare organizzata a cura di una Commissione speciale, emanazione del Comitato profughi, acquista nella nostra città sempre maggior favore ed oltre l'enorme convenienza economica che le classi meno abbienti e proletarie trovano nell'usufruire ie di tale istituzione, la soddisfazione per la quantità e la confezione delle vivande esitate dalla Cucina popolare è davvero generale. In Via Berardi dove la Cucina ha sede è un sempre più numeroso accorrere di cittadini che vanno a provvedersi del pranzo, ad un prezzo, a questi chiari di luna, addirittura insperato. Un'ottima minestra in brodo è venduta a L. 0,20 e a L. 0,10 per i poveri, e a L. 0,35 una abbondante minestra asciutta (la domenica), un piatto di carne o di pesce salato a L. 0,65. Specie le famiglie non numerose, trovano la più grande convenienza nell'approfittare della Cucina popolare. Il successo della benefica istituzione, cui non dovrà mancare ogni possibile aiuto materiale e morale, è dimostrato dalle cifre dei piatti venduti in un mese: minestre in brodo 10500, asciutte 1000, pietanze 3500. Inoltre, con un servizio a parte per il Comitato profughi, la cucina ha fornito in un mese circa 4000 porzioni ai profughi poveri ospiti della nostra città. Presiede al funzionamento e alla amministrazione, come abbiamo detto, uno speciale Comitato composto dai Signori Senigallia-Trevi Adelaide, Severini Clelia, Severini avv. Giuseppe, Romagnoli Federico, Giuliani Agide, Olivieri Oliviero, Zanconi Narsete, rag. Eugenio Pasetto, Affede Mario cassiere. Encomiabilissima opera, meritevole di ogni gratitudine, per il sacrificio di tempo e di attività che la non lieve impresa richiede. Specialissima lode alla Signora Senigallia-Trevi Adelaide, che sopraintende alla cucina, alla Signora Severini e all'avv. Giuseppe Severini, che non risparmiano fatiche perchè la benefica opera continui a recare, in questi tempi difficili, un sollievo effettivo alle meno agiate famiglie cittadine. (L'Unione, 4 aprile).